Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Tra inchieste e processi le inquietanti ombre che tutti vogliono dimenticare

Silvio Berlusconi, alla età di 86 anni, è morto. Da venerdì era ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano, ufficialmente per “accertamenti programmati”, dopo la precedente degenza a causa di una polmonite e di una forma di leucemia. La notizia del decesso, data per prima da il Corriere della Sera, ha fatto rapidamente il giro del Mondo.
Con tutto il rispetto per la morte, noi non tesseremo le lodi politiche ed umane di un imprenditore e politico che ha segnato (in negativo) gli ultimi trent'anni della storia d'Italia a partire da quel 1994 in cui “scese ufficialmente in campo” divenendo per la prima volta Premier.
Molti oggi lo osanneranno come un uomo d'affari di successo e un leader politico carismatico.
Per noi resta un pregiudicato, condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale (pena scontata).
E' stato un “puttaniere” e amico dei mafiosi.
Ha difeso interessi personali, sempre e comunque, portando il Parlamento ad approvargli 60 leggi ad personam, alcune bocciate dalla Consulta perché valutate come incostituzionali.
Ha elevato a sistema il conflitto d’interessi, di fatto rendendo legittimo un tal modus operandi.
E' stato iscritto alle liste della loggia massonica occulta P2, di Licio Gelli. Spesso è stato salvato nei processi dalla prescrizione. Ha corrotto parlamentari. Ha più volte strizzato l'occhio al fascismo, dichiarando, tra le altre cose, che “Mussolini non ha mai ammazzato nessuno”.
Ha giustificato l’evasione fiscale e varato condoni tributari, edilizi e ambientali.
Ci ha reso ridicoli agli occhi del mondo tra “Bunga bunga”, “Papi girl” e mozioni come quella su “Ruby nipote di Mubarak”.
Ha epurato giornalisti e artisti a lui sgraditi dalle reti del Servizio Pubblico Rai.
Ha calunniato, offeso e delegittimato, tramite i propri “mezzi di disinformazione” cartacei e televisivi, magistrati, giornalisti, intellettuali che avevano l'unico difetto di raccontare i fatti o cercare la verità. Durante il 2022 era tornato a parlare della guerra in Ucraina e della sua amicizia con Putin. Lo aveva fatto il giorno prima di salire al Quirinale per le Consultazioni di Governo, di cui la “sua” Forza Italia è parte integrante.


san raffaele ima 1945857

L'esterno dell'Ospedale San Raffaele dopo la notizia della morte di Berlusconi © Imagoeconomica


Un partito che, non lo dimentichiamo è stato fondato assieme al “fedelissimo” Marcello Dell'Utri, a tutti gli effetti un uomo della mafia, condannato definitivo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Oggi nessuno ricorderà le sentenze che lo riguardano da vicino.
Noi invece le evidenziamo e le sottolineiamo con forza.
Nelle motivazioni della sentenza Dell'Utri è scritto nero su bianco che Berlusconi pagava la mafia.
Scrivono i giudici che per diciotto anni, dal 1974 al 1992, l’ex senatore Dell'Utri è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. Inoltre “la sistematicità nell'erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell'Utri a Cinà (Gaetano Cinà, boss mafioso, ndr) sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all'accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”.
Berlusconi, infatti, si era incontrato, come riferito dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo (testimone oculare, oggi deceduto), con boss di primissimo piano come Stefano Bontade, Gaetano Cinà e Mimmo Teresi.
Per i giudici della Suprema corte di Cassazione, più che di una polizia privata assunta per proteggere sé e la sua famiglia, parlano di un “patto di protezione andato avanti senza interruzioni”. E Dell’Utri era il garante per “la continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Aveva avuto come “stalliere” Vittorio Mangano, il boss di Porta Nuova assunto da Berlusconi e Dell’Utri nel 1974. Quel Mangano, che Berlusconi e Dell’Utri hanno definito più volte come “un eroe” dopo la morte.
Quello stesso Mangano che, a loro dire in un’intercettazione del 29 novembre 1986, metteva “bombe affettuose”.
Altro che uomo politico “responsabile” e “moderato”.
No, noi non dimentichiamo che anche Giovanni Falcone aveva annotato in un appunto “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche a Vittorio Mangano”.


berlusconi dellutri img 324235

Marcello Dell'Utri insieme a Silvio Berlusconi © Imagoeconomica


Non è dato sapere il perché Falcone aveva scritto quel riferimento sull'ex Presidente del Consiglio, allora imprenditore.
Sicuramente, ad anni di distanza, sono numerosi gli interrogativi che restano senza risposta.
Silvio Berlusconi è una semplice vittima o anche qualcos’altro? Certo è che in tanti anni non si è mai capito se l’allora imprenditore, poi per oltre vent’anni protagonista assoluto della politica del nostro Paese, pagasse soltanto un’estorsione colossale alla mafia o se fosse inserito in un’opera di riciclaggio.
Le inchieste in questo senso sono state archiviate e il Tribunale presieduto da Leonardo Guarnotta scrisse in sentenza che “la scarsa trasparenza o l’anomalia di molte delle operazioni finanziarie effettuate dalla Fininvest negli anni 1975-84 non hanno trovato smentite nelle conclusioni del consulente della difesa”.
Lo stesso Berlusconi avrebbe potuto fornire spiegazioni ma il 26 novembre del 2002, chiamato a deporre, si avvalse della facoltà di non rispondere.
Così come si è avvalso della facoltà di non rispondere più recentemente, al processo d'appello sulla trattativa Stato-mafia.
Silenzi che pesano come pietre. Così come inchieste ben più grandi.
Noi non dimenticheremo che fino ad oggi Berlusconi era ancora indagato dalla Procura di Firenze, assieme all’ex senatore Marcello Dell’Utri, come mandante esterno delle stragi del 1993. Un'inchiesta che parte da lontano e che si lega a doppio filo con la storia di un boss stragista come Giuseppe Graviano.


berlusconi silvio ima 1646364

© Imagoeconomica


Graviano con chi "parlerai" adesso?
Era il 2016 quando il capomafia è stato intercettato, nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, nel carcere di Ascoli Piceno. Il boss di Brancaccio, assieme al compagno d'ora d'aria, Umberto Adinolfi, parlava delle stragi del 1993, del 41 bis, dei dialoghi con le istituzioni e ad un certo punto fece riferimento all'ex premier: “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza”. E poi: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa". E ancora: “Nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia”. E tante altre considerazioni.
A seguito delle dichiarazioni la Procura di Firenze riaprì il fascicolo sui mandanti esterni delle stragi.
Nel 2020 sempre Graviano, nel suo flusso di coscienza nel processo 'Ndrangheta stragista (il cui esito è stato definito in appello con la conferma integrale delle condanne per entrambi gli imputati, Graviano e Rocco Santo Filippone) ha aggiunto ulteriori elementi addirittura parlando di rapporti di natura economica della sua famiglia con Berlusconi e di incontri, durante la propria latitanza, con l'ex Premier. Rapporti sempre negati dai legali di Berlusconi.
Nel 2021, sentito dai magistrati di Firenze, Graviano ha confermato che nelle intercettazioni in carcere i riferimenti erano proprio all'ex Presidente del Consiglio.
E con due "Sì" secchi e semplici avrebbe confermato il riferimento a Berlusconi quando parlava della sua situazione carceraria ("Non hai fatto niente e ho aspettato fino adesso perché ho 54 anni e i giorni passano, gli anni passano, sto invecchiando eh no, tu mi stai facendo morire in galera… senza io aver fatto niente. Che sei tu l’autore… io ho aspettato, senza tradirti, ma ti viene ogni tanto in mente di passarti la mano sulla coscienza se è giusto che per i soldi… tu fai soffrire le persone così") o ancora quando parlava delle stragi ("Lui mi dice: 'ci volesse una bella cosa'").


graviano giuseppe da web

Il boss Giuseppe Graviano


Elementi su cui la Procura di Firenze stava compiendo diversi accertamenti.
Alla luce della sua morte, è facile che l'inchiesta nei suoi riguardi verrà chiusa. Ma le ombre sono lì evidenti, accompagnate dalle verità delle sentenze.
A prescindere da quel che diranno i soliti giornaloni, gli opinionisti, i politicanti di turno Berlusconi è stato un imprenditore “mai sfiorato dal proposito di farsi difendere dai rimedi istituzionali”, ma pronto a rifugiarsi “sotto l’ombrello della protezione mafiosa, assumendo Mangano e non sottraendosi mai all’obbligo di versare ingenti somme di denaro alla mafia, quale corrispettivo della protezione”.
In un Paese normale tutto questo verrebbe ricordato anche oggi che Silvio Berlusconi è morto. Altro che funerali di Stato (che tutti danno per scontati) in pompa magna nella cattedrale di Piazza Duomo a Milano. Purtroppo siamo il Paese delle mancate verità, della memoria corta, o peggio, di chi vuol far finta di niente. Il Paese in cui l'esistenza dello Stato-mafia è legittimato da sempre. Berlusconi è stato un protagonista assoluto. E con sé, nella tomba, porterà tutti questi segreti.

ARTICOLI CORRELATI

Da Berlusconi a Dell'Utri, quei soldi versati alla mafia sanguinaria (1)

Da Berlusconi a Dell'Utri, quei soldi versati alla mafia sanguinaria (2)

'Ndrangheta stragista: attentati eversivi e mandanti politici

Parla Graviano e Berlusconi trema

I rapporti tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra (Parte 1) - Le sentenze

I rapporti tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra (Parte 2) - Gli ultimi racconti dei pentiti di mafia

Stragi '93. Perquisizioni in tutta Italia e la ''carta privata'' negli affari di Berlusconi

Berlusconi e i miliardi della mafia

Berlusconi, la ''vittima'' che pagava la mafia

Berlusconi, Dell'Utri, la mafia e la memoria a breve termine

Trattativa: Riccio, Ilardo e quegli attentati ''ispirati'' dallo Stato

Tonino D'Alì, il borghese della mafia ''a disposizione'' di Messina Denaro

Dall'attentato all'agenda rossa, ''per uccidere Borsellino una strage di Stato''

Un uomo che pagava la mafia al Governo

Berlusconi e la mafia: sul ''Foglio'' le assurde omissioni dei fatti

Berlusconi come Brežnev

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos