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L’Alta Corte chiede intervento di Washington. Stella Assange: “Assurdo, dovrebbero abbandonare il caso

Julian Assange "non sarà quindi estradato immediatamente". È ciò che si legge nel dispositivo di sentenza con cui l'Alta Corte di Londra ha dato il via libera all'ultimo tentativo per i legali di Assange di evitare la sua estradizione negli Usa.
Resta dunque una carta da giocare per impedire agli Usa di porre fine per sempre alla libertà del giornalista australiano, fondatore di Wikileaks.
L’Alta Corte ha dato dunque il via libera all'istanza della difesa del giornalista - respinta in primo grado - per un ulteriore, estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità d'oltre Oceano. Appello che potrebbe essere consentito solo su alcuni punti, ma la Corte si riserva di deciderlo solo dopo il 20 maggio.
Nel frattempo, Washington dovrà dimostrare che Assange può fare affidamento sul Primo Emendamento della costituzione americana, che protegge la libertà di espressione. Inoltre, non dovrà subire pregiudizi durante il processo o la sentenza per la sua nazionalità australiana e non dovrà rischiare la pena capitale. "Se verranno fornite garanzie, daremo alle parti l'opportunità di presentare ulteriori osservazioni prima di prendere una decisione definitiva sulla richiesta di autorizzazione al ricorso", hanno affermato i giudici Victoria Sharp e Jeremy Johnson.


La persecuzione giudiziaria di Assange

Stella Assange, moglie del giornalista australiano, alla stampa si è detta “sbalordita” dalla decisione della Royal Court of Justice di ritardare l'appello del marito. “La sentenza evidenzia che Assange rimane esposto alla pena di morte - ha aggiunto -. Tuttavia, ciò che la Corte ha fatto è stato chiedere un intervento politico da parte degli Stati Uniti. Lo trovo assurdo”.
Assange è vittima di una persecuzione legale senza precedenti che va avanti da 15 anni per aver diffuso documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato - contenenti non poche rivelazioni imbarazzanti - e per aver smascherato, tra gli altri, crimini di guerra Usa commessi in Iraq e Afghanistan. Da 5 anni è recluso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh senza accusa, in barba al diritto internazionale e in condizioni disumane.
Julian "è perseguitato perché ha esposto il vero costo della guerra in vite umane”, ha detto Stella Assange -. L’amministrazione Biden non dovrebbe fornire garanzie. Dovrebbero abbandonare questo caso vergognoso, che non avrebbe mai dovuto essere portato avanti”. La sentenza fa seguito ad un'udienza di due giorni presso l'Alta Corte a febbraio - che hanno preso il nome Day X -, dove l'avvocato di Assange Edward Fitzgerald ha detto che le autorità americane stavano cercando di punirlo per "l'esposizione della criminalità da parte del governo degli Stati Uniti su una scala senza precedenti" da parte di WikiLeaks, comprese torture e omicidi.
L’estradizione è stata richiesta in virtù dello Espionage Act, una legge obsoleta che non fa nessuna distinzione tra chi passa informazioni segrete al "nemico" per soldi, e quindi una spia che tradisce il proprio Paese, e chi invece ha il coraggio di pubblicare documenti segreti per rivelare i crimini di guerra.


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Stella Moris Assange © Imagoeconomica

“Le garanzie Usa non impediscono la pena di morte per Assange”

Una sentenza "chiara come l'acqua torbida", come ha scritto su X Stefania Maurizi, giornalista che per anni si è occupata del Caso Assange e ha lavorato a stretto gomito con Wikileaks.
I giudici hanno respinto sei dei nove motivi di appello di Assange, ma hanno detto che avrebbero accolto l'appello su tre questioni: la libertà di parola, l'affermazione di Assange di essere svantaggiato perché non è cittadino statunitense e il rischio di ricevere la pena di morte. Le autorità statunitensi hanno promesso che Assange non riceverà la pena capitale, ma i giudici hanno affermato che "nulla nelle garanzie esistenti impedisce esplicitamente l'imposizione della pena di morte".
Esperto informatico, nonché editore australiano, Assange è stato incriminato negli Stati Uniti con l'accusa di aver pubblicato con Wikileaks nel 2010 centinaia di migliaia di documenti riservati. I pubblici ministeri statunitensi affermano che ha cospirato con l'analista dell'intelligence dell'esercito americano Chelsea Manning per hackerare un computer del Pentagono e rilasciare dispacci diplomatici segreti e file militari sulle guerre in Iraq e Afghanistan. Oltreoceano il giornalista deve affrontare 17 capi d'imputazione per spionaggio e un'accusa di uso improprio del computer. Secondo i suoi avvocati, se condannato Assange potrebbe ricevere una pena detentiva fino a 175 anni, anche se le autorità americane hanno affermato che qualsiasi pena potrebbe essere molto inferiore.


L’ADX Florence: più che un carcere, l’inferno

Wikileaks nel tempo ha pubblicato molti scoop, tra cui dettagli sul centro di detenzione dell’esercito americano a Guantanamo Bay a Cuba, un elenco segreto dei membri del Partito Nazionale Britannico e poi centinaia di cablo segreti della diplomazia statunitense contenenti le corrispondenze che 260 tra ambasciate e consolati americani presenti in 180 nazioni avevano inviato al Dipartimento di Stato a Washington, l’organo degli Stati Uniti responsabile della politica estera e le relazioni internazionali. E quindi cosa pensavano davvero di Vladimir Putin gli Stati Uniti? Con che tipo di pressioni si garantiva l’appoggio dei governi occidentali nelle guerre in Afghanistan e in Iraq? Come erano riusciti a garantire l’impunità agli agenti della Cia responsabili delle extraordinary rendition? Come era visto Silvio Berlusconi al di là delle dichiarazioni ufficiali? E come trattavano con il Vaticano nelle segrete stanze della diplomazia? Poi Cuba, l’Iran, la Cina, Guantanamo, la guerra segreta dei droni. Insomma, una serie di documenti che fecero infuriare l’amministrazione americana. Per non parlare di Collateral murder. Un video agghiacciante, ottenuto grazie Chelsea Manning, un analista dell’esercito degli Stati Uniti, in cui veniva mostrato nel dettaglio come il 12 luglio 2007, un elicottero Apache AH-64 statunitense sparò a sangue freddo con fucili calibro 30 contro un gruppo di civili iracheni a Baghdad. Tra le vittime anche un fotografo della Reuters, il suo autista e altri 16 civili, oltre a numerosi feriti. Il video fece il giro del mondo e ben presto arrivò anche alle autorità del Pentagono.


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Il governo statunitense annunciò di voler processare Assange per pubblicazione di segreti di Stato. E iniziò così una lunga campagna per distruggere il giornalista che arriva fino ai giorni nostri. Assange è stato trattato alla stregua di un terrorista hi-tech.
Assange, se estradato, rischia di finire nella peggiore prigione degli Stati Uniti: l’ADX Florence. L'Alcatraz delle Montagne Rocciose. Considerato il più sicuro del Paese, al cui interno sono reclusi più di 400 detenuti di primo livello, tra cui alcuni membri della famiglia mafiosa Gambino e terroristi internazionali. L’ex direttore della prigione Robert Hood definì l’ADX come un luogo “non fatto per l’umanità”, descrivendolo “come l’inferno”.


Pericolo torture

Julian Assange negli Stati Uniti. Secondo la relatrice “se estradato, Assange sarebbe a rischio di trattamenti equivalenti alla tortura o ad altre forme di maltrattamento o sevizie". Il giornalista "soffre di un disturbo depressivo" Alice Jill Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, nelle scorse settimane aveva chiesto al governo del Regno Unito di bloccare la possibile estradizione di o ricorrente e di lunga data - aveva specificato -. È considerato a rischio di suicidio. Se estradato, potrebbe essere detenuto in isolamento prolungato in attesa del processo o come prigioniero”.
Questo rischio “solleva dubbi sulla compatibilità dell'estradizione di Assange negli Stati Uniti, con gli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti umani, in particolare ai sensi dell'articolo 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, nonché dei rispettivi articoli 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e della Convenzione europea sui diritti umani", sottolineava la relatrice speciale dell'Onu.
Le assicurazioni diplomatiche di Washington sul trattamento umano “non sono una garanzia sufficiente per proteggere Assange da questo rischio - sottolineava Edwards -. Non sono legalmente vincolanti e hanno una portata limitata".

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