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Con il deposito di nuove dichiarazioni di collaboratori di giustizia che raccontano della presenza di un consorzio tra Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta in Lombardia ipotizzato dal pm della Dda milanese Alessandra Cerreti e dal procuratore capo Marcello Viola, ha preso il via il procedimento davanti al Tribunale del Riesame di Milano contro il provvedimento con cui il gip Tommaso Perna ha bocciato la ricostruzione accusatoria e rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere per 79 indagati. Stamane infatti il pm Cerreti e il procuratore Viola hanno discusso davanti ai giudici del Tribunale della Libertà il primo troncone del procedimento suddiviso in sei parti per chiedere di ribaltare il provvedimento del giudice delle indagini preliminari nella convinzione che debba essere contestata l'associazione per delinquere di stampo mafioso nei confronti dei presunti affiliati al "sistema Lombardia" descritto negli atti del pm che ha coordinato le indagini condotte dai Carabinieri. Atti che sono stati integrati con il deposito di una serie di verbali di "pentiti" e di testimoni che comproverebbero la ricostruzione, non condivisa dal giudice Perna, della Procura: le "'componenti' delle tre tradizionali associazioni mafiose, operative sul territorio milanese" e non altrove "che si alleano strutturalmente tra loro per aumentare le possibilità di profitto" ed "evitare i conflitti". L'udienza di stamane ha trattato 13 posizioni, tra cui quelle di Gioacchino Amico, in carcere però per reati come traffico di droga ed estorsioni (in un caso aggravata dalla finalità mafiosa), Massimo Rosi e Giuseppe Fidanzati, figure ritenute centrali nell'inchiesta denominata Hydra. Il prossimo 20 marzo si discuterà il secondo troncone.

Fonte: Ansa

Foto © Imagoeconomica

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