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"Per combattere questa guerra a bassa intensità, si coagularono uomini che provenivano dall'intelligence statunitense, britannica e francese. Militari delle forze armate italiane, elementi ripescati dall'esperienza dell'OVRA fascista, la destra parlamentare rappresentata dal Movimento Sociale italiano, mafiosi, esponenti della massoneria internazionale e del Vaticano, oltre a personaggi della Democrazia Cristiana che pur avevano contribuito con abnegazione alla lotta al nazifascismo".
Potrebbe essere questo in estrema sintesi il contenuto del libro della giornalista e scrittrice Antonella Beccaria "Golpe di Stato. Neofascisti, servizi segreti, P2: tutti gli attacchi a una Repubblica incompiuta" (Ed. Paper First). Un libro che tenta di "incrociare molteplici fonti" per far "emergere l'operato di un magmatico mosaico di mondi che ha fatto della violenza, anche la più estrema, strumento di lotta politica senza scrupoli e, i alcuni casi, anche di arricchimento personale. Ma vuole far emergere anche l'impegno di chi si è opposto a quell'operato".
Fra le righe del saggio si parla di un colpo di Stato attuato mediante l'infiltrazione di un "settore limitato, ma critico, dell'apparato statale e del suo impiego allo scopo di sottrarre al governo il controllo dei rimanenti settori".
Si è trattato quindi di un approccio più velato, ma non meno violento.
Difatti non va dimenticato che al convegno dell'istituto Pollio del 1965 - in cui erano presenti i massimi vertici dell'esercito e i massimi esponenti dell'estrema destra come
Stefano delle Chiaie - si decretò l'attuazione delle stragi come metodo di lotta politica. E le stragi si fecero.
Forte è anche la presenza della componente massonica, anch'essa in accordo con la strategia dell'infiltrazione.
Il dato lo fornì l'ex "istruttore di Trento Carlo Palermo, che a inizio anni Ottanta, con la sua inchiesta, arrivò in anticipo sui tempi su molti aspetti criminali della politica italiana".
Nel libro scritto da Beccaria si fa certamente riferimento anche al capo della P2 Licio Gelli, il "contatto" con i servizi americani e le elezioni del giugno 1975 che videro l'avanzata del Pci.
Un'avanzata da arrestare, da "tamponare", sempre per mezzo delle infiltrazioni nelle istituzioni e l'influenza massiva sui giornali.
In altre parole Gelli fu per un periodo il capo di un programma golpista che "aveva cambiato pelle" ma non aveva "visto diminuire la propria carica eversiva". Protagonista indiscusso di questa strategia fu la struttura Gladio che, nonostante la vulgata ufficiale, il suo scopo primario era di sopprimere perentoriamente i movimenti comunisti in patria.
"Una testimonianza in tal proposito arrivò dal capo dell'ufficio amministrazione del SIFAR, Luigi Tagliamonte, che, in precedenza, era stato uno stretto collaboratore del generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo".
L'utilizzo dei golpe di stato si è rivelato uno strumento estremamente efficace per modellare la politica italiana e gli effetti, a distanza di anni, si possono vedere ancora oggi.


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by Paolo Bassani


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