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Fabio Repici, eminente avvocato noto per la sua difesa instancabile dei familiari delle vittime di mafia - tra cui per esempio Salvatore Borsellino e dei parenti di Adele Borsellino (fratello e sorella del giudice); la famiglia di Attilio Manca; della famiglia Agostino e della famiglia di Graziella Campagna - ha denunciato con indiscutibile spessore, nel corso di una manifestazione tenutasi ieri, 19 luglio, in Via D'Amelio, le connivenze tra le sfere governative e gli stragisti sia di mafia che dell'estrema destra. In un momento storico in cui la lotta contro il malaffare e l'estremismo si fa imperativa, l'avvocato Repici ha indicato questa nefasta simbiosi che minaccia la stabilità e la tenuta democratica del nostro Paese. Repici ha rimarcato la necessità di difendere i valori della Costituzione, l'unico riferimento possibile in questi tempi di revisionismo selvaggio e ricerca ossessiva dell'impunità per i potenti.



 

In seguito riportiamo l’intervento di Fabio Repici

"La parresia è il parlare con sincerità e nel rispetto della verità nel discorso pubblico, anche quando costa sacrificio e anche soprattutto quando non conviene. È forse, diciamo, un momento topico in cui essere cittadini costituzionalmente orientati impone di essere dei parresiasti.

Io già da qualche tempo avevo visto e mi ero preoccupato, nel vederlo, una saldatura fra mondi che all'apparenza dovevano essere sideralmente distanti.

Una certa milizia di San Garantista: ambienti che coltivano militarmente, direi io nazisticamente, il negazionismo sulla strategia della tensione attribuibile all'estrema destra, alle mafie e agli apparati del potere. Apparati del potere che oggi dovremmo rifiutarci di chiamare deviati. Forse i 'deviati' sono i pochi che continuano con sacrificio a rispettare la nostra Costituzione.

Avevo visto questa saldatura intorno a un personaggio che è l'esponente della 'Ndrangheta più importante al nord Italia e più importante forse nella storia d'Italia: Domenico Papalia. E avevo visto questa saldatura seguendo la scandalosa vicenda giudiziaria che aveva portato alla revisione in suo favore con una assoluzione a Perugia di un processo per il quale era stato condannato per omicidio decenni prima. E la stessa compagnia cantante sta accompagnando oggi Domenico Papalia in un percorso che vorrebbe trovare come conclusione la grazia.

Domenico Papalia è responsabile di omicidi innumerevoli e uno di questi omicidi è quello che lo vide mandante, dal carcere (quindi esattamente nelle condizioni per le quali si meriterebbe il 41 bis e che invece non gli viene applicato) dell'educatore penitenziario Umberto Mormile. Oggi quella saldatura che si intravedeva è visibile en plein air (all'aria aperta n.d.r). C'è però un motivo politico contingente per cui questo sta avvenendo ed è un motivo prettamente politico per questa saldatura. Il gruppo politico di estrema destra che, nonostante rappresenti un’infima minoranza, con abilità si è impadronita del governo" e "si è ridotta a reggere la pantofola della Nato e degli Stati Uniti".

“Per altro verso si è asservita con gioiosa deferenza all'establishment economico finanziario. Quello stesso establishment, non certo per spirito di generosità, ma per convergenza di interessi ha concesso a quel ceto politico di estrema destra e ai suoi alleati, sempre tenendo però in mano il guinzaglio, la corda lunga ai camerati e ai filo - mafiosi, al partito di Fratelli d'Italia (o di cognati d'Italia secondo le relazioni familiari) e al partito fondato da un piduista e da un mafioso, ha concesso corda lunga sul campo del negazionismo e dell'impunità".

"E così si spiega il convegno tenuto in parlamento per commemorare il piduista, depistatore e latitante Generale Maletti. Convegno che fu organizzato meno di un anno fa dall'onorevole Mollicone, figlio dell'esponente di Ordine Nuovo Nazzareno Mollicone. Così si spiega la nomina alla presidenza della commissione antimafia della onorevole Colosimo, amica dell'assassino stragista Luigi Ciavardini, responsabile tra l'altro oltre che della strage del 2 agosto (Bologna 1980 n.d.r), come esecutore materiale dell'omicidio del magistrato Mario Amato".


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© Paolo Bassani


"Così si spiega ancora la nomina al sottosegretario al ministero della difesa della figlia di Pino Rauti, cioè uno dei principali strateghi della strategia della tensione, e giusto al ministero della difesa. Ci manca solo che rifondino l'istituto Pollio e che poi affidino all'istituto Pollio l'educazione civica nelle scuole. Spero che qualcuno avverta il ministro Valditara (Ministro dell'istruzione e del merito n.d.r) che questa era una battuta perché di questi tempi c'è il rischio che la prenda come una proposta praticabile.

Ma così si spiega anche l'elezione del sindaco di Palermo e del presidente della Regione Sicilia con l'esplicito appoggio di Marcello Dell'Utri e Salvatore Cuffaro.

E allora che aspettarsi dalla commissione antimafia con quella presidente e con quella maggioranza?

Io “mi aspetto il peggio possibile, purtroppo”.

“Difficile che si possa ripetere qualcosa come l'approvazione della relazione della commissione antimafia sull'omicidio di Peppino Impastato e del depistaggio che ne seguì, redatta all'epoca della presidenza di Giuseppe Lumia.

Come è difficile che si possa avere qualcosa di simile alla relazione sull'omicidio di Attilio Manca, approvata grazie a Stefania Ascari, Piera Aiello e Federica Fabretti, che hanno fatto anche tesoro del prezioso lavoro che sull'omicidio di Attilio Manca aveva fatto anche nella precedente legislatura Giulia Sarti.

E quindi c'è qualche cosa che si può fare?

Certo. È sempre cosa buona dare sostegno alle persone che dentro le istituzioni meritano fiducia: il senatore Roberto Scarpinato è il primo fra questi. È sempre buona cosa auspicare il rientro in ruoli istituzionali di persone che hanno onorato la nazione. Qui da qualche parte ce n'è uno a me molto caro che viene qui ogni anno in selezione e senza mai farsi sentire e solo per testimoniare la sua presenza. Ed è Luigi de Magistris della cui amicizia io mi sento onorato. E Giuseppe Antoci e Renato Accorinti. Ci sono state e ci sono persone che possono rappresentare i cittadini costituzionalmente orientati nelle istituzioni.

Però la situazione dell'occupazione delle leve del potere è questa, e ne dobbiamo essere consapevoli. E allora possiamo fare un'altra cosa che però è faticosa quanto la parresia: la resistenza. E la resistenza intendo da cittadini pensanti. Brandire, se così possiamo dire, i valori della Costituzione repubblicana per orientare in qualche modo la vita pubblica. E soprattutto brandendo i valori della Costituzione repubblicana, presentarsi da coloro che nelle posizioni istituzionali vogliono mantenersi vicino agli stragisti e ai mafiosi, e di accompagnare (visto sono loro amici) Luigi Ciavardini, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini davanti ai magistrati della procura Generale di Bologna a vuotare il sacco una volta per tutte e a spiegare perché hanno ucciso il 2 agosto del 1980 ottantacinque persone.


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© Paolo Bassani


Visto che sono amici li convincano almeno a fare un'azione buona nella loro vita.

Oppure, gli altri amici di altri amici, accompagnino Marcello Dell'Utri, Antonio D'Ali, Salvatore Cuffaro eccetera eccetera eccetera…tutti soggetti condannati con sentenza definitiva.

Questo lo dico perché i cosiddetti garantisti che dicono 'c'è la presunzione di innocenza', si, ma poi ci sono le condanne. C'è qualcuno che ha la voglia di consentire a Marcello Dell'Utri di fare un'opera buona?

Presentarsi alla procura, che scelga lui quale, e raccontare i cinquant'anni di collusioni mafiose che conosce.

Fin da quando portò uno stalliere che era un assassino mafioso a accompagnare a scuola la figlia del cavaliere di Arcore. Poi dovremmo occuparci delle miserie del dibattito pubblico. Ad esempio della santificazione di Contrada, o della santificazione dei vertici del Ros del 1992.

Il capo del Ros del 1992 era Antonio Subranni, quell'Antonio Subranni che a un certo punto, a partire dal 2009, Agnese Borsellino la moglie di Paolo Borsellino, fece oggetto delle sue dichiarazioni ai magistrati rivelando che pochi giorni prima di essere assassinato Paolo Borsellino le aveva confidato di aver appreso che Antonio Subranni era 'punciuto' (battezzato in Cosa Nostra n.d.r). Voglio ricordare a coloro che hanno perso oltre che alla memoria anche il buon senso, quale fu la risposta di Antonio Subranni a quelle parole di Agnese Borsellino, che se le scrivano sui muri di casa, disse: 'non bisogna dare conto a quella donna perché ha l'Alzheimer'.

Ma lo ricordate? Anziché accompagnare i vertici del Ros alla commissione antimafia, all’amica di Luigi Ciavardini.

C'è chi sostiene che bisogna tout court cancellare e abolire le commemorazioni perché ormai della memoria pare che si debba fare uso per fare teatro a pagamento.

Io penso che se un giorno una delle decine e decine delle mamme di Plaza de Mayo (la piazza principale di Buenos Aires n.d.r) avesse detto a tutte le sue amiche che si trovavano nella stessa condizione di cercare i loro cari spariti, se avesse detto 'basta non dobbiamo stare più qui per le commemorazioni', avrebbero chiamato la neuro.

Oppure la commedia del garantismo all'italiana, che è una strana bestia che è stata convertita in strumento del potere. Ma voi avete mai sentito fiatare qualcuno per le migliaia di immigrati arrivati in decenni in condizioni inumane e finite quasi sempre sotto processo come primo impatto con lo Stato italiano, senza alcuna possibilità di difesa, senza manco che nessuno gli riconoscesse di sbagliare in diritto, come è riconosciuto solo ad un magistrato ormai, in un processo.

Io quei garantisti in quelle occasioni non le ho mai visti, mai sentiti.

Ma qualcuno ha sentito quei garantisti quando veniva assassinato Federico Aldrovandi; qualcuno ha sentito quei garantisti quando veniva assassinato Stefano Cucchi?

Ma che cos'è il garantismo? E solo fare i lacchè dei potenti quando finiscono sotto processo? È questo il garantismo?

Il garantismo che nel suo senso nobile dovrebbe essere ciò che può riavvicinare in un Paese, rispettando il diritto, le vittime e i carnefici. Solo quello può essere. Garantendo le condizioni di un giusto processo. Ma in questi anni qual è stato il giusto processo che per decenni ha dovuto aspettare la famiglia di Nino Agostino?”


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© Deb Photo


Un processo "cominciato a quasi trent'anni di distanza dal delitto".

"E cosa è stato il garantismo nelle aule di giustizia, a Bologna a Brescia, a Milano, nei luoghi in cui erano state commesse le stragi contro la repubblica, quando venivano puntualmente depistate le indagini e falsificate le prove?

Neanche sulla falsificazione delle prove, sui depistaggi, sul depredare dalla possibilità di avere giustizia i familiari delle vittime, quel 'circo Barnum' del garantismo all'italiana ha mai saputo spendere una parola. È una strana teoria filosofica che gli omicidi, tanto più in Sicilia, sono sempre passionali. Perché si ammazza in Sicilia: un poliziotto, un giornalista.

E naturalmente se ci sono esplosioni al nord sono tutte causate da caldaie difettose, uno dei drammi della storia d'Italia; tirato fuori il 12 dicembre del 1969 e il 2 agosto del 1980 come riflesso pavloviano di quello che è la caccia alle responsabilità, l'impunità.

Intorno a questo criterio si è creato quel 'circo Barnum' del garantismo all'italiana.

E poi ci sono gli alti intellettuali. C'è una volpe, tra questi grandi pensatori, che se si chiama Lupo".

Nel suo ultimo libro "sbeffeggia una volta per tutte il grande complotto", cioè quello riferito agli accordi tra il governo americano e la mafia durate la fine del secondo conflitto mondiale: “Io ho pensato: riuscirà a dimostrare che il governo americano non fece accordi con le famiglie mafiose americane, che durante la reggenza dell'Amgot (Governo militare alleato dei territori occupati in inglese Allied Military Government of Occupied Territories) i mafiosi fossero stati tenuti lontani dal potere anziché essere piazzati a sindaci delle città come elementi di loro fiducia.

Pensavo che avrei trovato il bandolo della matassa che finalmente ci apriva gli occhi davanti alla verità. Invece scopro che c'erano stati gli accordi tra il governo americano e i mafiosi, ci sono stati gli accordi pure in Sicilia, mettendoli alla guida delle comunità - ma non possiamo sapere quanti furono i sindaci mafiosi - e poi che cosa scopro?

E lì veramente uno capisce l'intelligenza di certi intellettuali. Cita una fonte iper attendibile per giustificare l'arricchimento in gioventù di Vito Ciancimino e lo attribuisce agli americani che tanto sempre lontani sono.

Così riuscendo a far finta di non conoscere i documenti che sono nell'archivio della commissione parlamentare antimafia che documentano, con tanto di nomi e cognomi e cariche, come Vito Ciancimino si arricchì quando ottenne le concessioni per il trasporto dei vagoni fra le stazioni di Palermo.

E lì poiché siamo già nel 1950 non sono più gli americani.

Sapete qual è il testimone attendibile con cui depista sull'arricchimento di Vito Ciancimino?

Massimo Ciancimino; dopo quello che avevano scritto lui (Lupo n.d.r) e il suo amico Fiandaca.

Questo è lo scenario del paese fuori dalle istituzioni.

E quindi cose da fare c'è ne sono per chi non vuole gettare la spugna".





Intervista all'avv. Repici

In seguito l'avvocato Fabio Repici è stato raggiunto dai microfoni di ANTIMAFIADuemila

Nel 1965 c'è stata la riunione all'Istituto Pollio in cui erano presenti Pino Rauti, Stefano Delle Chiaie assieme a molti ufficiali dell'esercito. Lì si è deciso di utilizzare le stragi come strumento di lotta politica. Quali sono le intersezioni tra le stragi neofasciste e quelle del 23 maggio e del 19 luglio?
"Fin dall'inizio delle indagini sulle stragi del '92 e del '93 emersero subito dei legami con alcuni personaggi che la loro carriera criminale l'avevano iniziata nel mondo dell'estrema destra. Basti pensare l'artificiere della strage di Capaci fu Pietro Rampulla il cui primo processo fu quello di una aggressione con una brigata fascista all'università di Messina ai danni di alcuni giovani di sinistra.

Poi si era scoperto che l'esponente di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini aveva accompagnato le mosse di coloro che in quel momento stavano preparando la strage di Capaci, Nino Gioè per primo.

E era già stato recepito quel dato processuale secondo cui la linea delle stragi contro il patrimonio storico e architettonico della nazione era venuta proprio da Paolo Bellini.

Sostanzialmente riecheggiando un'idea che nella prima metà degli anni '70 era stata partorita dentro Ordine Nuovo.

In tempi più recenti gli scambi e i legami tra gli stragisti di mafia e esponenti della estrema destra sono emersi in misura sempre maggiore.

Si sono scoperte presenze durante il periodo in cui covava l'idea stragista in Sicilia di altri esponenti della estrema destra e sembrava questo uno dei terreni da sondare per cercare di arrivare ad una verità, che colpisse anche i mandanti, e che illuminasse il più possibile quali siano state nel complesso le ragioni per cui furono compiute quelle stragi alla fine della prima repubblica.

Questo ha creato una coincidenza temporale inaspettata con l'avvio di due processi a Bologna per la strage del 2 agosto 1980 nei confronti di Gilberto Cavallini e Paolo Bellini. La ripresa di processi a Brescia per la strage di Piazza della Loggia. Questa coincidenza temporale con l'emersione di altri elementi che accostavano l'azione della mafia siciliana, cioè di Cosa Nostra, ma anche della 'Ndrangheta a uomini dell'estrema destra in un disegno che comincia a mostrare tasselli comuni, ha portato a una non imprevedibile - secondo me - ma soprattutto saldatura fra ambienti diversi. È questo il clima che abbiamo cominciato a respirare dal momento in cui è stata nominata sottosegretaria alla difesa la figlia di Pino Rauti e dal momento in cui è stata nominata alla presidenza della commissione antimafia una amica dello stragista assassino Luigi Ciavardini.

Sostanzialmente si è creata una saldatura di quei tanti mondi del potere deviato, perché le mafie sono potere deviato e l'estrema destra stragista è potere deviato. Gli apparati istituzionali purtroppo troppo spesso fanno deviazioni tanto da farle apparire quasi come la normalità. Si è creata questa saldatura che ha come unico filo ideologico il negazionismo e la ricerca dell'impunità perfino per i già condannati.

Per cui bisogna trovare con il supporto del parlamento nuove causali per la strage della stazione di Bologna per discolpare perfino Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini che per quella strage sono già stati condannati con sentenza definitiva.

Questo è il clima del nostro Paese in un momento in cui purtroppo il ceto politico del Governo ha rapporti diretti con gli stragisti. Perché così è, bisogna dirlo, lo vediamo.

Chi si sarebbe mai aspettato la commemorazione del depistatore, generale piduista Maletti al Parlamento. È avvenuto. Questo è il clima e questo è il nemico contro cui secondo me bisogna combattere. Perché comunque non si può permettere che questo scenario possa imporsi e addirittura abbattere le verità già individuate e perfino cancellare la possibilità anche agli occhi dei famigliari delle vittime di trovare tutte le verità mancanti”.

Già alla strage della questura di Milano del 1973 l'estrema destra si è servita di un falso anarchico, Gianfranco Bertoli. Ora si ipotizza che l'anarchica insurrezionalista Scrocco possa aver avuto un ruolo nelle stragi. Secondo lei è lo stesso schema o c'è qualcosa di diverso?
"È un discorso troppo complicato per essere riassunto in due battute. Quanto alla strage alla questura di Milano il consiglio che può farsi è leggere il meraviglioso saggio scritto da Stefania Limiti ('L'Estate del Golpe' n.d.r) sul 1973. Ma bisogna ricordare che l'idea delle false bandiere e di commettere dei delitti lasciando delle tracce che li facesse attribuire a posizioni politiche opposte e in particolar modo all'estrema sinistra o al mondo anarchico è una di quelle idee covate nella strategia della tensione con l'idea dei manifesti cinesi e con l'idea bomba fatta esplodere con un errore dal fascista Nico Azzi ad aprile del 1973 su un treno in Liguria. Attentato fatto essendosi prima Azzi fatto vedere camminando lungo i vagoni con in tasca una copia del giornale Lotta Continua. Quella delle false bandiere è una vecchia storia. Sicuramente c'è qualche cosa che è capitato anche in anni più recenti: sono potute capitare delle saldature anche fra mondi apparentemente distanti”.

Foto di copertina © Paolo Bassani

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