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L’ex ‘primula nera’ accusa l’ex moglie, la cui testimonianza era stata cruciale in primo grado, di mentire su tutta la linea

Racconta, smentisce, ironizza, accusa, sbatte i pugni sul banco. Paolo Bellini, l’ex estremista di Avanguardia Nazionale con un passato di sicario al soldo della ‘Ndrangheta, ha reagito così alla mole di accuse raccolte contro di lui nell’ambito del processo sulla strage di Bologna per la quale è già stato condannato all’ergastolo (in primo grado) come quinto uomo del commando neofascista responsabile dell’eccidio. Tradotto davanti alla corte d’assise d’Appello di Bologna dal carcere di Spoleto dove è recluso per aver minacciato di morte il presidente della Corte d'Assise che lo ha condannato e l'ex moglie, Maurizia Bonini che lo ha fatto incastrare, Bellini ha reso dichiarazioni spontanee davanti ai giudici per dimostrare la propria innocenza rispetto ai fatti del 2 agosto 1980. "Non ho niente a che fare con Bologna, è tutto inventato”, ha detto quasi gridando per poi rivolgersi all’ex moglie: "Signora Maurizia facciamoli i benedetti confronti". "La prima immagine che la Procura generale le ha fatto era sfuocata, nemmeno io saprei riconoscermi", ha aggiunto Bellini alzando la voce. L’imputato si riferisce ai fotogrammi del filmino girato dal turista tedesco Harald Polzer la mattina dell’attentato alla stazione - cruciale nella sentenza di primo grado - nel quale si intravede un uomo con i baffi che l’accusa identifica come l’ex ‘primula nera’. Della stessa idea è anche l’ex moglie Maurizia Bonini che durante il processo di primo grado, oltre ad averlo riconosciuto, ha fatto cadere l’alibi temporale che permise all’ex marito di essere scagionato, affermando che la mattina della strage questi “arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l'ora di pranzo”. Questa versione, però, viene completamente respinta da Bellini che, rifacendosi ad alcune intercettazioni, accusa l’ex moglie e la cognata di mentire su tutta la linea. La mia ex moglie "mente su tutti i fronti”, ha affermato. "Mia nipote - ha aggiunto - avrebbe potuto testimoniare la verità, le è stato vietato dai Bonini".

Tutto quello che sto dicendo è documentato o documentabile. Non mi invento le barzellette alla Speranzoni”, ha commentato punzecchiando l’avvocato dei familiari delle vittime.

Bellini ha detto ancora gridando verso la Corte: "Io i morti li rispetto, siete voi che non li rispettate quando portate a processo innocenti sulle barzellette e non leggete gli atti". E sul video del turista. "Io non ci assomiglio neanche lontanamente, non sono quel signore”, si è difeso l’ex ‘primula nera’. "Gli zigomi hanno un'angolazione diversa, io non ho la fossa delle Marianne qua, non ho quello che si vede nei fotogrammi", ha ribadito toccandosi il collo. "Ha una caverna qua, non ha una fossa. Sono stato preso quasi a bastonate quando l'ho detto in aula". E poi "io non ho mai portato crocifissi, avevo una medaglietta con la Madonna che mi venne regalata quando studiavo dai Servi di Maria", come l'uomo nel filmato.

La novità della confessione su Sisti

Tra le varie ricostruzioni storiche fatte nelle quasi due ore di dichiarazioni spontanee rese in aula, Bellini ha detto che la notte tra il 3 e il 4 agosto 1980 era “alla Mucciatella con Sisti".  La circostanza rappresenta una novità perché Bellini quel giorno, secondo quanto emerso sin qui, doveva essere al Passo del Tonale con la famiglia, luogo per cui era partito proprio il 2 agosto, giorno dell'attentato. La Mucciatella, invece, è un albergo di Puianello, in provincia di Reggio Emilia, del padre di Bellini e Sisti era il procuratore di Bologna dell'epoca. Nel corso del processo di primo grado era emerso che il 4 agosto 1980 nell'albergo non c'era solo il procuratore capo, ma anche una terza persona, che però non venne mai identificata. Bellini ha fatto riferimento a "segreti" che Sisti gli avrebbe detto. E ha ribadito in più passaggi del suo discorso che lui, a quell'epoca, non si chiamava Paolo Bellini ma Roberto Da Silva, l'identità che aveva preso quando era stato in Brasile da latitante.

Slitta la decisione sulla perizia video

Intanto è slittata la decisione della Corte di assise di appello sulla richiesta della difesa dell’imputato di una perizia sul video dove si vede, dietro l'uomo identificato come Bellini, una donna con al polso un orologio che segnerebbe le 12.15 o le 13.15, orari incompatibili con la presenza dell'imputato in stazione. Nella prossima udienza, il 21 febbraio, sarà infatti proiettato un altro filmato, prodotto dalla Procura generale per confutare la tesi difensiva. Si tratta di un video di una tv amatoriale in cui il cameramen inquadra l'orologio del terzo binario che segna le 11.23 e dal treno su cui viaggiava Polzer erano già state staccate le carrozze dalla 11 alla 14. All'esito della proiezione le parti discuteranno e dovrebbe essere presa una decisione. I giudici hanno invece disposto la nomina di un perito per la trascrizione di intercettazioni ambientali, quella del 26 giugno 2023 nella quale Bellini parla dell'ex moglie Maurizia Bonini e di altri audio nel fascicolo che ha portato alla misura cautelare.

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