Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Con Massimiliano Giannantoni, Federico Carbone e Vito Martorella

La morte del maresciallo Vincenzo Li Causi, avvenuta durante una misteriosa imboscata nel novembre del 1993 a Balad, in Somalia, è una di quelle storie irrisolte su cui, forse, non ci sarà mai una verità completa. Non parliamo di un uomo qualunque, ma di un uomo di punta  del Sismi, membro di Gladio (struttura paramilitare segreta del tipo stay behind) ed a capo del tanto famoso, quanto misterioso, Centro Scorpione nel trapanese. 
Perché fu ucciso pochi giorni prima di quel volo che lo avrebbe dovuto riportare in Italia? Come si intreccia la sua storia con quella della giornalista Ilaria Alpi (anch'essa eliminata in Somalia assieme al collega Miran Hrovatin) o con quella di Marco Mandolini (parà della Folgore che venne brutalmente assassinato il 13 giugno 1995 sulla scogliera del Romito, a Livorno). 
Di tutto questo si è occupata l'ultima puntata di "Dark Side - Storia Segreta d'Italia", condotta da Gianluca Zanella. Ad intervenire Massimiliano Giannantoni, giornalista di Sky Tg24 e autore dell'unico libro dedicato allo 007, Federico Carbone, criminologo e consulente della famiglia Mandolini, e Vito Martorella, inviato in Somalia nel 1993 per conto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.


Punta di diamante

La domanda può apparire banale, ma chi era veramente Vincenzo Li Causi? Per rispondere al quesito Giannantoni ha voluto subito chiarire un aspetto, ovvero che "quando si parla di Servizi si parla di militari che non decidono le missioni, ma fanno quello che dicono i propri superiori".  
La carriera di Li Causi tra gli anni Ottanta e Novanta fu fulminante. "Come lui stesso rivela nei suoi interrogatori a soli 22 anni - ha proseguito Giannantoni - era parte dei gruppi specializzati. Entra nel Sid e nel 1975 è già un istruttore di Gladio. Fu un uomo di punta del servizio segreto militare in una spedizione in Perù, non ufficialmente autorizzata dal Governo, per portare armi; aveva partecipato alla liberazione del generale Dozier, rapito dalle Br; divenne uno dei capi del Centro Scorpione di Trapani, nato ufficialmente per 'combattere il comunismo'". 
In Somalia viene mandato nel settembre 1993, poco dopo che fu sciolta la "Settima divisione degli Ossi" (acronimo di Operatori speciali servizi italiani, ndr) del Sismi. 


Il mistero della morte

Sono tanti i misteri che circondano la morte del militare. Alcuni dissero che Li Causi fu ucciso dopo una lite in caserma. Altri riferirono che si trovasse a Balad per controllare un trasbordo di armi, irregolare, che veniva effettuato in Somalia. "Una versione smentita da chi era presente quel giorno con Li Causi i quali affermarono che si trovavano nella foresta per una battuta di caccia - ha raccontato Giannantoni - Anche se in realtà è tutto molto nebuloso". 
Gli attori presenti alla scena dell’agguato di quel 12 novembre erano Alessandro Mantuano, il comandante Gianfranco Colosimo, Giulivo Conti detto Ivo, insieme a Baldassarri e Li Causi. "Tutti erano a bordo di un mezzo militare VM-90. Nelle loro testimonianze i militari raccontano di essere stati affiancati da un camion di somali che cercavano protezione. Ad un certo punto, però, dei ribelli avrebbero sparato a distanza costringendo il camion a fermarsi. A quel punto sarebbe sceso Giulivo Conti da un lato, mentre Li Causi sarebbe salito sopra la torretta. Tutti hanno affermato che Li Causi avrebbe riconosciuto qualcuno dicendo in italiano 'tu che ci fai qui'? Nel momento in cui si abbassa per chiedere un mitra viene colpito alle spalle da un colpo dal basso verso l'alto".
Così come ricostruito da Carbone, vi è oggi la certezza che "quel colpo non proveniva dagli AK-47, che erano le armi generalmente usate al tempo in Somalia, ma da un fucile di precisione. Ciò lo ricaviamo dal foro di uscita e di entrata del proiettile che colpì Li Causi". 
Un altro dato, ricordato nel dibattito, è che in quei giorni Li Causi era particolarmente nervoso. Lo ha ribadito Martorella, che si trovava in quei giorni in Somalia, ma è emerso anche nelle testimonianze di altri soggetti poi escussi dall'autorità giudiziaria. Li Causi, infatti, voleva tornare in Italia ma gli era stato spostato il volo dal 7 al 14 novembre. Al tempo, è stato ricordato nel corso della puntata, Li Causi era stato spostato in Somalia per far calmare le acque dello scandalo Gladio. "Era stato già sentito da più procure - ha proseguito Giannantoni - E in quel momento aveva capito che non lo facevano partire per incastrarlo. Questo lo fa innervosire tanto che in caserma si sfoga con Pollari al quale dice: 'basta mi sono stufato, vogliono farla pagare solo a me. Dico tutto. Muoia Sansone con tutti i Filistei". 


Collegamento con Mandolini

Federico Carbone, consulente della famiglia di Marco Mandolini, in questi anni si è occupato molto del caso ed ha raccolto documenti dimostrando il rapporto tra Li Causi e Mandolini. Quest'ultimo aveva anche avviato un'indagine personale e riservata proprio perché era convinto che troppe cose non tornavano nella morte dell'ex capo del Centro Scorpione. "Mandolini disse alla sua famiglia che non era convinto della morte di Li Causi - ha ricordato il criminologo - diverse fonti appartenenti a Gladio lo volevano come informatore di Ilaria Alpi e lo stesso Mandolini confermò la circostanza. I collegamenti tra Mandolini, anche se non era ufficialmente nelle liste del Sismi, e Li Causi sono tanti. Una pista porta anche a Trapani e a quel Centro Scorpione su cui non abbiamo chiare connotazioni. Anche Falcone, ampiamente ostacolato nelle sue indagini su Gladio, aveva cercato di capire, con scarso risultato, cosa si facesse al Centro Scorpione". "Centro Scorpione che - ha proseguito successivamente Carbone - si interessò di Falcone. Ci sono anche delle attività particolari del Centro Scorpione riconducibili al fallito attentato all'Addaura nel momento in cui, nei giorni antecedenti l'attentato, era in corso una esercitazione Nato guidata dalla struttura, non distante dalla villa di Falcone". Un altro esempio è la "presenza riscontrata di un velivolo Piper, il giorno della strage di Capaci, visto sorvolare i cieli prima dell'attentato. Chi era alla guida di quel velivolo? Lo diciamo subito. Non Li Causi, ma un altro soggetto che figura nella lista Fulci, in cui comunicava i nomi degli appartenenti agli Ossi". 
"Oggi - ha proseguito tornando a parlare di Mandolini - abbiamo documenti che attestano l'attività di Mandolini al Centro Scorpione e che riguarda trasporto di casse contenenti presumibilmente armi. Mandolini viene colpito anche della presenza di Giulivo Conti, appartenente alla Settima divisione degli Ossi, nello stesso mezzo. Alcuni sostengono che non è un soggetto di poco conto. Un'indagine riservata della polizia di Stato fa capire che la Divisione potesse essere collegata con la Falange Armata". Un altro mistero riguarda poi l'assenza di un'autopsia che potesse certificare il motivo per cui è morto Li Causi (ufficialmente per infarto dopo aver raggiunto la caserma). E ancora oggi non si sa chi ha realmente sparato allo 007. Certo è che sul caso con l'archiviazione fu messa quasi una pietra tombale. Un'archiviazione che venne applicata nonostante il tentativo della Procura di Roma di arrivare ad una verità, anche tramite rogatorie internazionali. 
Nello sviluppo della discussione altri collegamenti sono stati fatti con la vicenda della morte di Ilaria Alpi, o ancora la presenza in Somalia di soggetti come Giancarlo Marocchino, una sorta di "factotum utilizzato dalle forze italiane e americane per la sua capacità di operare in quel territorio sul piano logistico".

ARTICOLI CORRELATI

Alpi e Rostagno. Due delitti pieni di depistaggi

'Ndrangheta stragista, quando Fulci temeva ''gli ispiratori delle stragi''

Marco Mandolini, l'ex Sismi e parà della Folgore finito nel mirino della Falange Armata

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos