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L’introduzione del presidente Cei al consiglio permanente: “Non rassegnarsi all'aumento di armi, la vita prima di tutto”

Le parole del Santo Padre sulla pace sono tutt’altro che ingenuità”. A precisarlo durante l'introduzione alla sessione primaverile del Consiglio permanente è stato il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi. Parole, quelle dell’arcivescovo di Bologna in riferimento a Papa Francesco, che non sono state pronunciate per caso. Durante una recente intervista alla Radiotelevisione svizzera, il Santo Padre ha lanciato un appello per la pace, nella speranza che l’Ucraina possa finalmente trovare “il coraggio della bandiera bianca” e avviare dei negoziati di pace con la Russia. Ovviamente, dal presidente ucraino, Volodymyr  Zelensky, a quello degli Stati Uniti, Joe Biden, le reazioni di dissenso non si sono fatte attendere. “Non siamo noi a doverci fermare”, ha dichiarato Zelensky. “La pace in Ucraina potrebbe essere raggiunta se la Russia decidesse di mettere fine a questa guerra ingiusta e non provocata, e ritirasse le sue truppe”, ha sottolineato un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, riportando il pensiero di Biden rispetto alle parole pronunciate dal Papa. Anche se la risposta più belligerante di tutte sembra essere arrivata dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che ha precisato: per l’Ucraina servono armi e non “una bandiera bianca”.

Tornando all’introduzione del consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, il porporato ha aggiunto: “L'empatia e la pietà femminili prevalgono su tutto, su ogni valutazione pur indispensabile relativa ad aggressori e aggrediti, a ragioni e torti. La vita viene prima di tutto. La Chiesa è madre e vive la guerra come una madre per la quale il valore della vita è superiore a ragionamenti o schieramenti lontani da questo". Per questo stesso motivo è indispensabile “trovare un quadro nuovo, un paradigma differente, coinvolgendo la comunità internazionale per trovare insieme alle parti in causa, una pace giusta e sicura. Proprio su questo versante gli Stati e i popoli europei, le stesse istituzioni dell'Unione europea, devono riscoprire la loro vocazione originaria, improntando le relazioni internazionali alla cooperazione”.

Ma il cardinale Zuppi - ha riportato “La Stampa” - ha voluto soffermarsi anche su un altro aspetto che presto potrebbe portare il Bel Paese nella morsa infernale della crisi economica. Per questa ragione, l’arcivescovo di Bologna ha auspicato che “non venga meno un quadro istituzionale che possa favorire uno sviluppo unitario, secondo i principi di solidarietà, sussidiarietà e coesione sociale. Su questo versante - ha sottolineato - la nostra attenzione è stata costante e resterà vigile, nella consapevolezza che il Paese non crescerà, se non insieme”.

Un riferimento inequivocabile è emerso riguardo a un’altra questione che potrebbe diventare molto presto un precursore di una possibile escalation militare: l'incessante aumento delle vendite di armi. “Facilmente possiamo riconoscere tante situazioni nelle quali si sta pianificando l'eliminazione del fratello. Basta pensare ai conflitti in corso. Per tutti - ha ribadito il cardinale Zuppi - vogliamo rinnovare il nostro appello: pace! Riconosciamo in queste parole il saluto del Signore risorto. È una responsabilità perché questo annuncio possa incarnarsi in tutte le contraddizioni di questa nostra storia”. E ancora: “Non possiamo rassegnarci a un aumento incontrollato delle armi, né tanto meno alla guerra come via per la pace. L'Italia - ha concluso Zuppi citando la Costituzione - ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Foto © Imagoeconomica

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