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Oggi l’incontro con il consigliere politico di Vladimir Putin. Atteso l’incontro con il patriarca Kirill

Nonostante la porta chiusagli in faccia da Vlodymyr Zelensky e l’isolamento mediatico che lo attornia, Papa Francesco è determinato nel raggiungere il suo obiettivo: proporre il Vaticano come mediatore per raggiunge la pace in Ucraina. E’ questa la sua priorità dall’inizio dell’escalation. Da qualche giorno il Pontefice ha mandato in missione in Russia il suo fedelissimo Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna. Il porporato, che proprio nella veste di inviato di Bergoglio era stato a Kiev il 5 e il 6 giugno per la prima tappa della sua missione di pace, è arrivato oggi a Mosca per la seconda parte di questo delicato incarico affidatogli dal Santo Padre. Scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”, così ha spiegato la Santa Sede il senso della missione del cardinale che resterà a Mosca almeno fino a domani. Zuppi è nella capitale russa insieme a un officiale della Segreteria di Stato vaticana, chiaro segno di un lavoro di squadra voluto e coordinato dal Papa in persona.
Parallelamente al viaggio di Zuppi a Mosca, Francesco ha inviato per la sesta volta in Ucraina il cardinale Konrad Krajewski, prefetto del Dicastero per il servizio della carità. Il porporato si è recato nella zona di Kherson, dove, a seguito della distruzione della diga (su cui ancora sono confuse le responsabilità), la popolazione si trova in grande difficoltà e molte persone hanno perso la vita. La sua missione, come ha spiegato il Vaticano, “è di stare con la gente, pregare con loro e portare un abbraccio e il sostegno concreto da parte del Pontefice”. Krajewski si è recato in Ucraina con un furgone carico di medicinali, mentre dal Vaticano è in partenza anche il secondo tir pieno di viveri, ricevuti in maggioranza dalla Corea, medicinali e presidi sanitari che saranno consegnati nelle zone più colpite dall’esplosione della diga. “La sua missione - ha precisato la Santa Sede - è evangelica e sottolinea la vicinanza di Papa Francesco alla martoriata Ucraina”. Duplice, dunque, lo scopo di queste missioni: da un lato quello umanitario, dall’altro quello diplomatico. Il primo obiettivo è stato plaudito da Zelensky, in particolare riguardo alla drammatica vicenda dei 20mila minori ucraini rapiti, il secondo invece è stato criticato (seppur velatamente).  Bergoglio però non ha badato ai mormorii di Zelensky (“rispetto il Papa ma non abbiamo bisogno di mediatori”, aveva detto in visita in Vaticano) e tira dritto per la sua strada, quella della Santa Sede e si affida al suo cardinale.
Oggi c’è stato l’incontro con il consigliere politico di Vladimir Putin, Yury Ushakov. Attesissimo l’incontro che Zuppi avrà con il patriarca russo Kirill. Intanto il cardinale ha già ricevuto dei risultati diplomatici da parte russa. “In generale, abbiamo già affermato più volte di apprezzare molto gli sforzi e le iniziative del Vaticano per trovare una soluzione pacifica alla crisi e accogliamo con favore questa volontà del Papa di contribuire a porre fine al conflitto armato in Ucraina”, ha dichiarato durante un punto stampa il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando l’incontro odierno tra il consigliere politico di Putin e il cardinale Zuppi.
Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi cattolici russi è molto soddisfatto della missione: “Il valore di questa visita a Mosca è molto alto. Considerando poi gli ultimi eventi, direi anche che l’urgenza e la disponibilità alla pace mi sembrano accresciute”, ha detto Pezzi a Vatican News. E ha aggiunto: “Direi che è molto importante che si sia riusciti a organizzare questa visita proprio adesso. Non nascondo che le attese sono molto grandi anche perché, soprattutto alla luce degli ultimi eventi, si capisce che c’è da parte di tanti la voglia semplice di tornare a guardarsi negli occhi con serenità, con voglia di riallacciare rapporti e con il desiderio di costruire finalmente. Riguardo a cosa concretamente questa visita può smuovere, penso che senza dubbio l’aspetto umanitario e quindi la situazione dei prigionieri di guerra e la situazione dei profughi saranno in primo piano. Penso cioè che a questo livello si potranno fare, forse anche subito, dei passi concreti”.

Foto © Imagoeconomica

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