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Le autorità di Niamey hanno deciso di revocare un accordo con gli Stati Uniti che consentiva al personale del Pentagono e agli appaltatori di operare in Niger.
L’annuncio è stato diramato sabato, 16 marzo, dal portavoce del governo nigerino, colonnello Amadou Abdramane, che ha parlato alla televisione nazionale.
La decisione arriva pochi giorni dopo che una delegazione di alti funzionari statunitensi aveva effettuato una visita di tre giorni nello stato africano. Visita che, a quanto pare, ha costituito l’ultima spiaggia di Washington per scongiurare la revoca dell’accordo. Nel suo intervento, Abdramane ha infatti accusato la missione diplomatica a stelle e strisce di aver violato i protocolli diplomatici non informando le autorità del Niger del loro arrivo. Le accuse di Niamey agli Stati Uniti sono anche quelle di negare al popolo sovrano nigerino il diritto di scegliere i propri partner in grado di aiutarlo veramente nella lotta contro il terrorismo. “La presenza degli Stati Uniti sul territorio della Repubblica del Niger è illegale e viola tutte le regole costituzionali e democratiche…”, ha affermato il colonnello.
Secondo quanto riportato ieri dal Wall Street Journal, la decisione dello stato africano sarebbe legata al fatto che gli Stati Uniti avrebbero accusato la giunta del Niger di prendere in considerazione un accordo con l’Iran che garantirebbe a Teheran l’accesso alle sue vaste riserve di uranio. Accuse che Niamey ha comunque rimandato al mittente nonostante la visita di ieri del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian e il nuovo ambasciatore iraniano in Niger, Ali Tiztak, che hanno convenuto il rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i due paesi.
La rottura delle relazioni militari tra Niger e Stati Uniti, oltre a sfrattare 600 soldati americani ancora di stanza nel paese, potrebbe rendere inutilizzabile una base da 110 milioni di dollari costruita dagli Stati Uniti per far volare droni di sorveglianza sull’Africa occidentale.

Tratto da: casadelsole.tv

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