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Il 37enne resta indagato per terrorismo dai pm dell’Aquila ma nega le accuse: “Non sono un terrorista ma tutti i popoli hanno il diritto di lottare per la propria libertà

Anan Yaeesh è “inestradabile”. A stabilirlo è la Corte d’Appello dell’Aquila che ha negato l’estradizione in Israele del 37enne palestinese attualmente in carcere a Terni con l'accusa di terrorismo. Secondo i giudici il giovane rischia di "essere sottoposto a trattamenti crudeli, disumani o degradanti”. Nel documento di sei pagine la corte spiega i motivi del negato trasferimento dell'uomo a Tel Aviv così come sollecitato dall'autorità israeliana. I giudici hanno quindi accolto l'istanza del difensore, l'avvocato Flavio Rossi Albertini, che chiedeva di bloccare le eventuali procedure di estradizione dopo il primo arresto di Yaeesh avvenuto il 29 gennaio scorso. A quest'ultimo, infatti, è stato notificato, l'11 marzo, una nuova ordinanza di custodia cautelare assieme ad altre due persone per l'accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Nel provvedimento della Corte d'Appello abruzzese si afferma che "non si configurano le condizioni per una sentenza favorevole all'estradizione in quanto il detenuto è sottoposto a procedimento penale per gli stessi fatti oggetto della richiesta di estradizione" da parte di Israele" nell'ambito di un procedimento promosso dalla Procura dell'Aquila" per il reato di terrorismo. I giudici nel motivare la decisione affermano, inoltre, che Anan, qualora estradato "può essere sottoposto a trattamenti crudeli, disumani o degradanti, o comunque ad atti che configurano la violazione di uno dei diritti umani della persona evincendosi tale rischio dalle relazioni, depositate dalla difesa, di organizzazioni non governativa ritenute affidabili sul piano internazionale quali Amnesty International e Human Rights Watch". E ancora: nelle relazioni si "fa riferimento a condizioni di detenzione nelle carceri Israeliane oltremodo penose per i cittadini palestinesi, caratterizzate da sovraffollamento, violenze fisiche, condizioni di scarsa igiene e di mancata assistenza sanitaria, ulteriormente peggiorate in concomitanza con il conflitto armato attualmente in corso". Yaeesh, originario di Tulkarem, in Cisgiordania, è accusato di essere un finanziatore del 'Tulkarem Brigate', un gruppo armato articolazione dei Martiri di Al-Aqsa, riconosciuta come organizzazione terroristica dall'Unione europea. Nell'ordinanza di arresto di lunedì gli inquirenti contestano al 37ennne e ai due indagati di avere dall'Italia pianificato attentati suicidi in Cisgiordania con un "pacco dell'amore" - allusione ad un ordigno - da procurare per un'autobomba da lanciare contro obiettivi israeliani ad Avnei Hefetz, in Cisgiordania. Ma non si esclude che le azioni terroristiche potessero interessare anche il territorio italiano.
"Non sono un terrorista ma tutti i popoli hanno il diritto di lottare per la propria libertà. La lotta dei palestinesi è come quella compiuta dagli italiani durante la Resistenza o come quella dell'Ucraina che viene sostenuta dall'occidente ma nessuno la definisce come atto di terrorismo”, si è difeso il 37enne nel corso delle dichiarazioni spontanee nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip di L'Aquila. Il detenuto ha raccontato anche della uccisione della fidanzata e il tentativo di omicidio di cui è stato vittima "nel 2006 ad opera di alcuni soldati israeliani". Ayesh ha poi ricordato le oltre 30mila vittime palestinesi di Gaza e sottolineato, rispondendo alle notizie paventate sui giornali secondo i quali si starebbero organizzando alcuni atti di resistenza in Italia, che la lotta per la liberazione della Palestina si gioca nei territori occupati e non altrove. Quindi ha concluso dicendo di volere soltanto la pace e la libertà per il proprio popolo.

Foto © Imagoeconomica

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