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La replica del ministro Tajani: "Se attaccati reagiremo"

Prosegue inesorabile l'escalation bellica nel medio oriente a cui il nostro Paese sembra stia prendendo parte con rinnovato entusiasmo, scavalcando ancora una volta l'articolo 11 della Costituzione.

Non si sono fatte attendere le reazioni precedute dall'annuncio, dato dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, che l'operazione militare europea Aspides, diretta per fermare gli attacchi Houthi indirizzati alle navi transitanti nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, sarà comandata proprio dall'Italia.

L’importanza e l’urgenza dell’Operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento dell’impegno del Governo e della Difesa e della competenza e professionalità della Marina Militare” si legge in una nota del ministro.

Secondo Analisi Difesa, l’ammiraglia della forza navale potrebbe essere la FREMM Martinengo, attualmente nell’area di operazioni, ma non è da escludere l’invio del Caio Duilio, uno dei due cacciatorpediniere tipo Orizzonte.

Lo stesso Crosetto due giorni fa, nella sua informativa alle commissioni Difesa di Camera e Senato, aveva spiegato alcuni dettagli della missione indicando che il nostro Paese fornirà una nave per 12 mesi e anche assetti aerei 'spia' per la missione europea che avrà a Larissa, in Grecia, il suo quartier generale. Tra le ipotesi sul tavolo c'è l'invio di velivoli G550 Caew del 14° Stormo dell'Aeronautica Militare, già impiegati nell'ambito di missioni nel fianco Est della Nato. Si tratta di veri e propri radar volanti, dotati di un sistema multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni. Possibile anche il dispiegamento di droni, tipo Predator, con compiti di ricognizione e controllo del territorio.

L’Italia diventerà un bersaglio se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen. Il suo coinvolgimento sarà considerato un’escalation e una militarizzazione del mare e non sarà efficace. Il passaggio delle navi italiane e di altri durante le operazioni yemenite a sostegno di Gaza è una prova che l’obiettivo è noto”, ha affermato il Presidente del Comitato rivoluzionario yemenita Houthi Mohammed Ali al-Houthi (in foto), intervistato da Repubblica.

Il leader ha dato questo avvertimento consigliando all’esecutivo di Roma “di esercitare pressione su Israele per fermare i massacri quotidiani a Gaza. Questo è ciò che porterà alla pace. Consigliamo all’Italia di rimanere neutrale, che è il minimo che può fare. Non c’è giustificazione per qualsiasi avventura al di fuori dei suoi confini”, ha aggiunto.

In sostanza, secondo Al-Houthi la soluzione non è schierarsi contro i gruppi che attaccano Tel Aviv, ma aumentare la pressione sui responsabili degli orrori a Gaza. "Le nostre operazioni mirano a fermare l’aggressione e a sollevare l’assedio. Qualsiasi altra giustificazione per l’escalation da parte degli europei è inaccettabile”, ha continuato il portavoce del gruppo Ansar Allah.

In merito al presunto blocco della navigazione del Mar Rosso Ali al-Houti ha precisato che le rappresaglie vengono dirette solamente contro le imbarcazioni legate ad Israele.

 “In primo luogo non c'è alcun blocco nel Mar Rosso. Prendiamo di mira solo le navi associate ad Israele, che si dirigono verso porti occupati, di proprietà di israeliani, o entrano nel porto di Eilat. Le Forze armate yemenite sottolineano che qualsiasi nave non legata ad Israele non subirà danni. Non abbiamo intenzione di chiudere lo stretto di Bab el Mandeb o il Mar Rosso. Se volessimo farlo, ci sarebbero altre misure più semplici rispetto all'invio di missili. L’Occidente ci demonizza deliberatamente attraverso i media promuovendo notizie inaccurate, anche se gli americani e i britannici sono i demoni che rifiutano di fermare il massacro a Gaza e di sollevare il blocco contro lo Yemen”, ha continuato.

Agli ammonimenti del portavoce Houthi ha replicato con fermezza il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, affermando che l’Italia non si farà “intimorire dalle minacce”.

"Noi difendiamo il traffico mercantile, non attacchiamo nessuno ma non vogliamo essere attaccati da nessuno. C’è una libera circolazione marittima, se ci saranno degli attacchi risponderemo difendendo le navi mercantili italiane. Questo deve essere molto chiaro. Non ci facciamo intimidire da nessuna dichiarazione degli Houthi che sono un’organizzazione terroristica”, ha affermato Tajani.

Gli fa eco il presidente della commissione Difesa del Senato Stefania Craxi, che ha saputo evocare un meno velato tenore neocoloniale dell'operazione. “Noi andremo nel Mar Rosso a difendere gli interessi nazionali, e da che mondo è mondo questo lo si fa anche con le armi, se necessario”, ha affermato.

"Il M5S, fermamente contrario ad ogni azione che possa aggravare l'escalation militare già in corso e compromettere ulteriormente la sicurezza del traffico marittimo in quell'area, torna a chiedere con forza al governo di garantire che i nostri assetti aero-navali non siano coinvolti in alcun modo nella missione offensiva anglo-americana contro obiettivi in territorio yemenita. In particolare va chiarito il ruolo dei nostri aerei spia: forniranno solo l'allerta immediata sul lancio di missili e droni per facilitarne l'abbattimento o daranno anche supporto di intelligence alla missione Prosperity Guardian per la designazione degli obiettivi da colpire a terra? Chiediamo che il governo chiarisca nero su bianco questi aspetti fondamentali", dichiarano invece i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.

Sono dunque innumerevoli i dubbi su un'operazione che, a detta ancora del ministro Tajani dovrebbe "difendere le navi italiane”, mentre come recentemente ha fatto presente il professore Alessandro Orsini, gli Houthi non hanno mai attaccato, né pensato di attaccare, navi battenti bandiera italiana.

Gli attacchi sono stati rivolti contro le navi israeliane e le navi americane o contro quelle navi occidentali che portano aiuti a Israele. Il gruppo ribelle ha lanciato i missili per fermare il massacro a Gaza e lo conferma la dichiarazione ufficiale del loro portavoce, il quale ha detto che cesseranno gli attacchi quando Israele cesserà i bombardamenti a Gaza”, ha affermato l’ex direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS su Sicurezza internazionale, osservando amaramente che il nostro ministro in pratica lavora “affinché Netanyahu abbia mano libera a Gaza e affinché possa bombardare i palestinesi fino a quando lo riterrà opportuno”.

Nel frattempo il 3 febbraio, il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha dichiarato che Stati Uniti e il Regno Unito hanno preso di mira 36 postazioni Houthi nello Yemen, mentre il portavoce militare Houthi, Yahya Saree ha affermato che la capitale, Sana’a, è stata tra i luoghi attaccati nelle incursioni.

Sono aggressioni illegali e di un terrorismo deliberato e ingiustificato. Gli aerei americano-britannici hanno lanciato nelle ultime ore 48 attacchi contro lo Yemen, colpendo Sana’a e Hodeida insieme ad altri obiettivi. In precedenza hanno preso di mira le nostre pattuglie nel Mar Rosso, causando il martirio delle forze navali. Questi bombardamenti non influenzeranno le nostre capacità. Anzi ci rafforzano. Gli americani e i britannici devono capire che viviamo in un'epoca di risposta, e il nostro popolo non conosce la resa. Le nostre acque e i nostri mari non sono un luogo di gioco per l'America”, ha commentato nel merito Ali al-Houti.

In questo clima, il rischio di una nuova escalation in Yemen che coinvolga il blocco Occidentale e anche l’Iran, che sostiene gli Houthi, aumenta di giorno in giorno in parallelo al numero degli attacchi reciproci. Ma l’ipotesi di una guerra aperta con truppe di terra scese in campo non impaurisce i ribelli: “La guerra terrestre è ciò che desidera il popolo yemenita, poiché si troverà finalmente di fronte a coloro che sono responsabili delle sue sofferenze da oltre nove anni… Se gli Stati Uniti inviano truppe nello Yemen, dovranno affrontare sfide più difficili di quelle in Afghanistan e Vietnam”, ha concluso il membro di Ansar Allah.

L’Italia è dunque pronta a scendere in campo nell’ennesima catastrofica guerra mediorientale illegale, spacciata per operazione difensiva dei nostri interessi nazionali?

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