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Nel mirino di sindacati e associazioni il decreto di necessità e urgenza e il nuovo protocollo anti-picchetto della Bullrich. CGIL e Uil esprimono solidarietà

L’Argentina si paralizza di nuovo per uno sciopero generale nazionale, che si terrà oggi a Buenos Aires convocato dal principale sindacato del Paese, Confederacion general del trabajo (Cgt). Allo sciopero, che inizierà alle 12 e finirà a mezzanotte, per un totale di 12 ore, hanno aderito la CTA, la CTA Autonoma, la UTEP e molte firme minori e locali del sindacalismo di base. Uno sciopero che sfida il presidente Javier Milei e il suo governo. Una novità in campo sindacale, un’unità anomala che dà immediatamente l’idea dello shock provocato dal nuovo presidente, prima con la sua vittoria e poi con le riforme. Previsto anche un corteo che dovrebbe arrivare davanti al Parlamento per una massiccia mobilitazione contro il Decreto di necessità e urgenza (Dnu) presentato dal neoeletto presidente anarcoide-liberale, Javier Milei. Allo sciopero hanno aderito insegnanti, medici, operai, lavoratori del settore dei trasporti, dipendenti statali e del settore bancario e aeronautico. Il corteo vedrà davanti al palazzo del Congresso il comizio dei tre leader della CGT: Héctor Daer (Asociación de los Trabajadores de la Sanidad Argentina), Carlos Acuña (Sindicato de Obreros y Empleados de Estaciones de Servicio) e Pablo Moyano (Sindicato de Camioneros). “La patria non si vende” è il motto centrale della mobilitazione, la richiesta è il ritiro immediato del decreto di Necessità e Urgenza e della legge Omnibus. Uno sciopero che segue le giornate di mobilitazione che di fatto, dall’investitura di Milei ad oggi, non si sono mai fermate nonostante sia estate in Argentina. Ma la giornata di oggi ha un sapore di sfida aperta, tanto che non c’è settore del Paese critico con Milei che non si stia organizzando per “generalizzare” lo sciopero e portare più persone possibili a fermare le attività lavorative.


Le posizioni dei sindacati, CGIL e UIL in piazza a Roma

Secondo il segretario generale della CTA Autonoma, Hugo Godoy, “lo sciopero serve per costruire l’unità popolare che può impedire al Congresso Nazionale di approvare il decreto di necessità e urgenza (DNU), che non ha alcuna necessità né alcuna urgenza, se non quella del presidente che vorrebbe prendersi tutti i poteri del pubblico”. Per Godoy, “il congresso deve respingere il disegno di legge Omnibus che è progetto di saccheggio, darebbe libertà al saccheggio dei beni collettivi ai gruppi transnazionali e aprirebbe la strada alla schiavitù e alla frammentazione della nostra patria”.
Il segretario generale dell'Associazione bancaria e membro della Cgt, Sergio Palazzo, ha affermato che il decreto "ha conseguenze dannose" per il Paese e consentirà al governo di "adottare misure che mettono a rischio la situazione di molti lavoratori". Critiche pesanti anche contro il nuovo protocollo anti-picchetto varato dal governo Milei e scritto da Patricia Bullrich. Un pacchetto che oltre che limitare la possibilità di manifestare prevede multe importanti per le organizzazioni che promuovono la manifestazione. “Per noi, il modo migliore per difendere la democrazia è allargare la partecipazione popolare e il modo migliore per allargare la mobilitazione è costruire l’unità, costruire la fiducia, issare la bandiera della sovranità e della giustizia sociale come aspetti fondamentali per affrontare la crisi e risolverla. A favore delle persone e non a favore delle imprese transnazionali”, ha affermato Godoy.
In segno di solidarietà sono state convocate manifestazioni anche in altre città del mondo. Oggi a Roma, Cgil e Uil hanno convocato una dimostrazione alle ore 15.30, davanti all'ambasciata Argentina (piazza dell'Esquilino, 2). "Manifestiamo il nostro appoggio allo sciopero proclamato contro le misure del governo Milei", si legge in una nota. Per Cgil e Uil, le leggi proposte da Milei sono "una grave minaccia alla democrazia argentina, ai diritti delle donne e degli uomini, delle lavoratrici e dei lavoratori argentini che gia' stanno subendo gli effetti negativi delle misure adottate con aumenti smodati dei prezzi dei servizi e dei prodotti alimentari e l'inizio di una campagna di deregolamentazione dell'economia nazionale, con il licenziamento di migliaia di dipendenti pubblici e la vendita di aziende statali strategiche con un progetto di progressivo smantellamento dello Stato". Anche la sigla sindacale del Brasile Cut (Central unica dos trabalhadores) ha annunciato per oggi la realizzazione di una manifestazione contro Milei, davanti all'ambasciata argentina a Brasilia. In nota, la Cut ha dichiarato che la manifestazione si svolgerà "per costruire questo enorme movimento di resistenza e solidarietà con la classe operaia argentina".
Il governo argentino, da parte sua, ha dichiarato che non pagherà lo stipendio giornaliero ai lavoratori statali che aderiranno allo sciopero. "E' stata presa la decisione di sottrarre il salario a tutti gli impiegati statali nazionali che aderiranno alla misura. Il salario è una controprestazione e chi non lavorerà, non guadagnerà”, ha detto il portavoce della presidenza, Manuel Adorni. "Continuiamo ad attendere di conoscere gli argomenti dello sciopero, che non ci risultano chiari", ha aggiunto.


Il contenuto dei decreti del governo

Quella contenente norme sul lavoro è una parte corposa del decreto di necessità e urgenza firmato da Milei, e numerose sono le potenziali modifiche che potrebbero essere introdotte al comparto. Il Titolo IV, tra le altre cose, introduce riforme sul sistema degli indennizzi di fine rapporto, sulle modalità di contrattazione e sul diritto allo sciopero. Nel concreto, il decreto riduce la base monetaria sulla quale deve essere calcolata la liquidazione, depurandola da vari bonus monetari concessi con il contratto, compresi benefit di altro genere (come i telefonini): si parla, in totale, di una riduzione di circa l'8 per cento della base. Al tempo stesso, si prevede che tramite un "contratto collettivo" le parti possano decidere di rimettere la liquidazione a un fondo alimentato da versamenti a carico del datore di lavoro.
Il decreto amplia inoltre il numero di "servizi essenziali" sottoposti a limitazioni per il diritto di sciopero: di fatto, i settori ricompresi nella misura non possono rimanere scoperti per più del 25 per cento del personale. Tra i servizi essenziali, che prima prevedevano solo sanità, ospedali, distribuzione di acqua potabile, di energia elettrica e gas, oltre che il controllo del traffico aereo, si annoverano anche le telecomunicazioni, l'aeronautica commerciale, il traffico portuale, i servizi doganali e l'educazione a tutti i livelli (tranne quello universitario). Limitazioni meno stringenti, il 50 per cento del personale, vengono imposte ai servizi "di importanza trascendentale", anche questi aumentati nel numero: dalla produzione di farmaci a quella di alimenti di base, dalle industrie di materiali edili alle aziende che forniscono servizi logistici, passando dalle imprese che riparano i mezzi pubblici o dal settore alberghiero, per citarne solo alcuni.

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