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L’ex gerarca argentino deve rispondere di otto omicidi commessi durante il regime Videla

Il prossimo 22 aprile inizierà a Roma il processo contro Carlos Luis Malatto, l'ex tenente colonnello argentino è accusato in Italia di otto omicidi compiuti durante la dittatura di Jorge Rafael Videla.

A settembre i magistrati della Procura di Roma, coordinati dal pubblico ministero Gianfederica Dito hanno depositato gli atti in seguito alla formale chiusura delle indagini.

Malatto, nato a Buenos Aires nel 1949, in possesso della doppia cittadinanza italiana e argentina, risiede attualmente in Sicilia, dove nel 2011 è scappato per evitare i processi nel suo paese di origine. 

Dal ritorno alla democrazia, l’Argentina ha avviato un percorso di verità e giustizia per le vittime della dittatura che conta circa 30mila desaparecidos e oggi sono oltre mille i gerarchi militari condannati per i crimini compiuti durante il regime. In particolare Malatto deve rispondere dei crimini commessi quando era responsabile operativo del personale di gendarmeria (S1) del RIM-22 (Reggimento di Fanteria di Montagna, responsabile di 160 omicidi) a San Juan. Il 74enne, che si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, sarebbe stato uno dei tanti boia della dittatura argentina. Uno dei gerarchi ed alti ufficiali inseriti nel famoso “Piano Condor”, il progetto al quale aderirono le giunte militari del cono Sud dell’America Latina degli anni ’60, ’70 e ’80 per reprimere l'opposizione di sinistra.

In particolare all'ex ufficiale dell'esercito argentino viene contestato quanto compiuto a San Juan tra il 1976 e il 1977. I pm capitolini hanno indagato su alcune persone morte ammazzate o scomparse (i così detti “desaparecidos”). Tra loro anche Juan Carlo Cámpora, allora rettore dell'Università di San Juan, Alberto Carbajal, ex segretario locale del partito comunista, torturato e morto in cella e Marie Anne Erize, la modella e attivista argentina, con cittadinanza francese. Nei mesi scorsi all'attenzione dei magistrati sono finite centinaia di documenti dall'Argentina e un’integrazione di denuncia di 10mila pagine con cui si chiedeva di indagare su altri trenta casi avvenuti sempre a San Juan in Argentina dove le operazioni erano coordinate da Malatto. Delle 30 'nuove' vittime, 7 furono uccise e di 23 si sono perse le tracce.

Il “buen retiro” del tenente e l’'escrache” di Our Voice

Carlos Luis Malatto, come detto, vive in Sicilia dal 2011. Finora è sempre riuscito a fuggire alla giustizia argentina che lo ha accusato di crimini contro l’umanità. Sui fatti terribili di San Juan, negli ultimi dieci anni sono stati celebrati sei processi in Argentina. In nessuno di questi, nonostante fosse stato citato dai testimoni centinaia di volte per le sue funzioni al tempo, Malatto è salito sul banco degli imputati. Questo perché la giustizia argentina non consente il celebrarsi di dibattimenti in contumacia. Da qui l’urgenza delle autorità argentine di richiedere l'estradizione dell’ex militare, sul quale pendono mandati di cattura internazionale. In attesa di ciò la magistratura italiana da alcuni anni ha avviato indagini su alcuni dei casi di desaparecidos afferibili all'ex tenente. Indagini che, come detto, si sono concluse qualche mese fa e hanno visto il contributo della Repubblica Argentina. Fondamentale anche il contributo della 24 Marzo Onlus, che si occupa di portare avanti i processi legati ai desaparecidos in Italia oltre ad essere portale di documentazione sui crimini delle dittature latinoamericane.

In questo lungo lasso di tempo Malatto nel frattempo si è goduto - e si gode ancora - il suo “buen retiro” (pensione in spagnolo) nel lussuoso resort privato di Porto Rosa, in provincia di Messina. Qui di recente, in occasione del 24 marzo, giorno della memoria e della giustizia in Argentina, il movimento internazionale Our Voice ha svolto un “escrache” davanti all’abitazione dell’ex ufficiale. Si tratta di una forma di protesta e rivendicazione nonviolenta molto diffusa in America Latina che generalmente si svolge nei pressi delle case di ex ufficiali della giunta militare che insanguinarono il Paese in dittatura.
Il gruppo ha chiesto a Malatto di consegnarsi alla giustizia e ha sollecitato il governo Meloni affinché dia ottemperanza alle rivendicazioni dei familiari delle vittime.

In foto: Carlos Luis Malatto ripreso da una troupe RAI nel 2023

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