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Bloomberg: gli Stati Uniti vogliono costringere l'Ucraina a mettersi sulla difensiva

Al forum di Davos (WEF) ancora una volta sembra andare in scena la pianificazione di scenari appartenenti al mondo delle sceneggiature hollywoodiane, piuttosto che alla cruda realtà di una guerra dove vengono falcidiate migliaia di persone ogni settimana.

Secondo il Financial Times, il risultato principale dell'incontro è stata la foto collettiva dei partecipanti, poiché c'erano più persone rispetto agli eventi precedenti. 

Non è stato fatto alcun progresso verso un vero accordo di pace”, afferma la pubblicazione.          

Il 14 gennaio, si era conclusa una riunione di consiglieri per la sicurezza nazionale, incentrata sul piano di pace in 10 punti di Volodymyr Zelensky che richiedeva il ritiro delle truppe russe, il ripristino dei confini statali e la responsabilità della Russia per i crimini di guerra. Persino il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis ha affermato direttamente che era impossibile tenere una “conferenza di pace” senza la Russia, certamente poco incline ad appoggiare un piano di cessazione delle ostilità simile ad una capitolazione militare.

D’altro canto come riporta Bloomberg, parlando con il presidente ucraino a margine del WEF, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan consegnerà un messaggio che arriva direttamente da Joe Biden: la Casa Bianca vuole che l'Ucraina cambi strategia nella lotta contro gli invasori russi e passi dall'attacco alla difesa.

La linea del fronte racconta effettivamente una realtà molto lontana dai 10 punti del piano di pace ucraino. La controffensiva di Kiev è fallita con pesanti perdite, stimate dal New York Times pari 150.000 uomini.


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Volodymyr Zelensky


Abbiamo sentito costantemente dire che non dovevamo consentire un’escalation e ci è voluto molto tempo. E a causa di ciò, abbiamo perso molti dei nostri combattenti di grande esperienza che combattono dal 2014”, ha affermato Zelensky.

Nel frattempo, Putin ha trasformato la società russa in un'economia di guerra e nel 2024 il Cremlino spenderà l’8% del Pil per il suo esercito, superando per la prima volta dal crollo dell’Unione Sovietica le spese sociali. Le fabbriche russe producono proiettili e bombe, e i suoi partner Iran e Corea del Nord ne inviano di più.

"L'Ucraina può prevalere in questa guerra. Ma dobbiamo continuare a dare forza alla loro resistenza. Gli ucraini hanno bisogno di finanziamenti prevedibili per tutto il 2024 e oltre. Hanno bisogno di una fornitura sufficiente e duratura di armi per difendere l'Ucraina e riconquistare il suo territorio legittimo. Hanno bisogno di capacità di dissuasione da futuri attacchi da parte della Russia. E hanno anche bisogno di speranza", ha affermato nel frattempo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenendo sempre al Forum economico mondiale di Davos.

Promesse che cozzano con le recenti dichiarazioni del Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che ha ammesso l’impossibilità per l'UE di mantenere la promessa di consegnare 1 milione di proiettili all'Ucraina entro l'inizio del 2024.

Un recente articolo dell’Economist aveva anche messo in evidenza la discrepanza tra la produzione bellica russa e quella occidentale: mentre Mosca sarà in grado di produrre quest’anno 4,5 milioni di proiettili d’artiglieria, l’UE, stando a Sash Tusa, analista della difesa presso Agency Partners, sarebbe in grado di produrre 1,25 milioni di unità solo entro il 2025.

Ci sono poi le recenti dichiarazioni del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, che ha ammesso come la Russia stia ottenendo avanzamenti territoriali in molte direzioni.



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La situazione sul campo di battaglia è estremamente difficile. La Russia sta attualmente avanzando in modo aggressivo su molti fronti e, naturalmente, la grande offensiva portata avanti dagli ucraini l’estate scorsa non ha prodotto i risultati che tutti speravamo… Non dovremmo mai sottovalutare la Russia”, ha affermato durante una discussione all’interno del WEF, rispondendo alla domanda di un moderatore.

A dicembre il giornalista tedesco Ibrahim Naber, dopo aver visitato il fronte, ha scritto sulle pagine di Die Welt come l'Ucraina stesse combattendo una guerra di logoramento che difficilmente sarebbe riuscita a vincere. Secondo lui, gli ucraini erano estremamente esausti in un lungo confronto con forze nemiche superiori. “La Russia ha più soldati, più droni e proiettili d'artiglieria. Gli stessi aiuti militari che Kiev riceve non sono sufficienti a creare una svolta”, affermava la pubblicazione.

Secondo l'editorialista di American Thinker, Al Bienenfeld, il conflitto ucraino avrebbe potuto già finire se Joe Biden non avesse avuto paura di ammettere la sconfitta dell'Occidente per la campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 5 novembre.

In questo momento, l’amministrazione Biden sta cercando disperatamente di prolungare il più possibile i combattimenti, per non ammettere un’umiliante sconfitta proprio nell’anno delle elezioni… In realtà il conflitto ucraino sarebbe dovuto finire ieri”, ha scritto il giornalista.

Ma Zelensky spera ancora nello sblocco degli aiuti americani ed europei. In un successivo discorso al World Economic Forum, il leader ucraino ha affermato che i timori dell'Occidente riguardo all'escalation hanno fatto perdere tempo a Kiev nella sua lotta contro la Russia.

In effetti, Putin incarna la guerra… Non cambierà… Dobbiamo cambiare. Dobbiamo tutti cambiare affinché la follia che risiede nella testa di quest’uomo o di qualsiasi altro aggressore non prevalga”, ha affermato, aggiungendo di aver ricevuto “segnali positivi” sul sostegno finanziario da parte dell’UE, nella speranza che anche gli Stati Uniti approvino ulteriori aiuti entro poche settimane.

Foto © Imagoeconomica

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