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“Il legislatore è molto lento nell'interpretare i cambiamenti delle organizzazioni criminali”

Le mafie hanno da sempre cercato di trasformare le ricchezze dell’economia legale in potenza finanziaria.
La domanda è: in che modo?
Negli anni passati si usavano le pistole, i fucili e la mera forza fisica. Ma oggi si usano le tastiere, le password, le moderne apparecchiature high tech e i 'soldati' non sono più i picciotti con la coppola ma hacker ed esperti di informatica: il controllo dei flussi finanziari del mercato, il furto di dati sensibili e la rivoluzione nel campo della comunicazione sono solo tre degli aspetti che stanno emergendo da questo nuovo ibrido fatto di mafie e tecnologia.
Un ibrido che viene descritto dal nuovo libro “Il grifone” scritto dal procuratore della repubblica di Napoli Nicola Gratteri e dal professore Antonio Nicaso, quest’ultimo raggiunto da ANTIMAFIADuemila per un’intervista.

Il libro delinea un quadro estremamente innovativo perché finalmente le mafie non vengono descritte come delle organizzazioni legate principalmente alla tradizione, ma come dei gruppi che si interessano e usano strumenti high tech per controllare operazioni di mercato, comunicazioni e anche con passaggi riferibili ai nuovi modi di comunicazione. Come potrebbe descrivere oggi le mafie legate al fenomeno della nuova tecnologia?
Diciamo che le mafie sono sempre più ibride, flessibili, capaci di operare online e offline, quindi sempre più in bilico tra realtà analogica e virtualità digitale. Noi dobbiamo tenere conto di due caratteristiche costitutive delle mafie: la capacità di adattamento e la capacità di relazione. Parto dalla seconda. La capacità di relazione ha permesso alle mafie di fare sistema e quindi di superare indenne tutte le fasi storiche, dal regime borbonico allo stato liberale, al ventennio fascista, e la prima e alla seconda repubblica. La capacità di adattamento è stata altrettanto importante, perché dimostra che le mafie non sono il prodotto della arretratezza, ma piuttosto il prodotto della modernità, cioè la capacità di adattarsi alle nuove situazioni, alle nuove esigenze, alle nuove congiunture economiche. E quindi, in un mondo sempre più interconnesso, le mafie sono riuscite, stanno imparando ad adattarsi, sfruttando le potenzialità della tecnologia. Si stanno addentrando in uno spazio digitale che non è qualcosa di alternativo alla realtà fisica, ma una estensione della realtà fisica. Una lezione che hanno compreso durante la pandemia quando molte organizzazioni criminali si sono dovute adattare al lockdown e quindi hanno dovuto cominciare ad inventarsi delle nuove strategie, la consegna a domicilio delle dosi di droga, i mercati digitali, quindi la vendita online di prodotti illegali e questo oggi ci porta a descrivere le mafie come fenomeni che sono riusciti a trarre vantaggio anche dalle opportunità offerte da Internet.

Nel libro voi avete fatto riferimento che la ‘Ndrangheta ha preso grande esempio dai narcos messicani perché hanno un approccio più di gruppo e meno individualista delle nostre mafie. Che esigenza hanno avuto i narcos messicani per iniziare a usare nuovi modi di comunicazione tecnologici?
Diciamo che sono stati i primi ad utilizzare i social media in modo strategico. Quello che si nota è che mentre in Europa e in Italia i social media vengono utilizzati da esponenti delle organizzazioni, in America Latina invece si nota una regia comune, cioè una strategia comunicativa, come se ogni cartello avesse un responsabile della comunicazione. Ogni video ha una funzione strategica, una pianificazione. Non è frutto dell'improvvisazione di chi la mattina si alza e posta un video o un messaggio, è tutto attentamente studiato con lo scopo di creare una sorta di estetica del potere, estetica della ricchezza, estetica dell'appartenenza, quindi far vedere che sono forti militarmente, far vedere che sono ricchi e quindi potenti perché riescono ad indossare capi firmati, a far vedere Kalashnikov che sono costellati di diamanti o fatti d'oro o placati d'oro. Tutta questa strategia serve ovviamente a far intendere una cosa: ‘noi ce l'abbiamo fatta, siamo ricchi, siamo potenti’. E poi ovviamente la solita retorica giustificativa, l'idea di vendere la cocaina e le altre droghe in Nord America come una sorta di lotta all'egemonia culturale americana o nordamericana, come una sorta di lotta all'imperialismo dei gringos. Tutta questa retorica serve in qualche modo a dare una giustificazione a quello che fanno, come se fosse una lotta dei poveri contro i ricchi e i poveri che non hanno la possibilità di battere i ricchi. Sono tutte cose che si colgono sui social media e che per esempio in Italia, e con qualche eccezione di qualche affiliato che si espone più di ogni altro. In Italia la strategia è meno diretta, anche se ovviamente anche in Italia si fa uso di vestiti griffati, ma spesso a farlo non sono i mafiosi, gli ‘ndranghetisti, i camorristi, ma gente che è borderline, gente che le rappresenta, come per esempio nel caso dei neomelodici, degli interpreti dei canti di malavita. C’è tutto un universo che ruota attorno alle masse e che cerca in qualche modo di scimmiottare le strategie dei narcos. Per esempio adesso sono prevalenti in America Latina le strategie dei cosiddetti narco-juniors. Si parla spesso dei mencitos, che sono i figli del mencio, il capo del cartello di Jalisco Nuova Generazione, oppure dei Chapitos, i figli di “El Chapo”, sta emergendo forte questa presenza, la figlia del capo dei Templari nell'ambito della famiglia Michoacan.


il grifone mockup pb

Recentemente la Corte di Cassazione ha sentenziato, la Sesta Sezione Penale, che per acquisire le chat o comunque materiale criptografato serve il permesso del Gip e questo farà saltare molti processi, anche molti ordini di custodia cautelare.
Molte volte avete sottolineato assieme al procuratore Gratteri quanto le mafie siano veloci, quanto siano avanti nell'attuare queste nuove strategie, mentre invece i nostri apparati di contrasto sembrano sempre più a rallentatore. Cosa ne pensa lei riguardo questa sentenza dalla Cassazione e cosa effettivamente bisognerebbe cambiare per avere un quadro di contrasto più efficiente?
Ecco, lei ha utilizzato l'espressione secondo me più giusta che è quella della velocità. Ecco, noi l'apparato di contrasto ma soprattutto il legislatore più che la parte di contrasto, è molto lento nell'interpretare i cambiamenti, le evoluzioni. Questa sentenza rischia veramente di inficiare molte indagini, per esempio nell'ambito di una operazione che ha portato a bucare i sistemi di Sky ecc... L'Interpol sta continuando a consegnare ai vari paesi informazioni, messaggi, screenshot, fermo immagine di conversazioni che hanno rilevanza penale. Ecco, questa sentenza che equipara le conversazioni su messagistica istantanea a comunicazione privata e non a documenti è preoccupante perché in questo modo questo materiale non potrà essere utilizzato e questo era il rischio perché alcuni paesi avevano fatto altrettanto, penso alla Francia, penso alla Germania, e noi ci stiamo avviando verso questa interpretazione della norma. E' chiaro che è frutto di una mancanza, di un vuoto normativo, perché basterebbe in qualche modo introdurre una legge per dire che le conversazioni su messaggistica sono da equiparare a documenti che possono essere acquisiti e per i quali non c'è bisogno di avere un'autorizzazione da parte di un giudice. Sono tutte cose che si possono fare, si possono mettere in pratica, però è una questione di velocità. E questo lo si coglie in ogni ambito, per esempio se noi allarghiamo il campo al metaverso e immaginiamo una riunione di avatar che parlano però con la voce di quattro narcotrafficanti seduti comodamente nei propri divani e che non si sono mai incontrati e che si incontrano virtualmente in uno dei tanti metaverso oggi presenti su internet. Il reato non è possibile estenderlo dall'avatar alla persona che non ha mai fisicamente incontrato gli altri tre narcotrafficanti. Sono tutti vuoti normativi che andrebbero colmati con una strategia che deve essere più efficace, più tempestiva. Non possiamo continuare a inseguire il fenomeno, dobbiamo essere sul pezzo continuamente e questo non si coglie, perché per esempio in Italia si continua a discutere sulle intercettazioni che sono importanti, sono utili, però ci sono tanti altri modi per comunicare e questi modi per comunicare rischiano di sfuggire alle indagini delle forze dell'ordine e noi avremmo bisogno di gente capace di interpretare i cambiamenti e di agire con la tempestività necessaria. Noi siamo stati sempre in prima fila nella lotta contro le mafie, abbiamo sempre avuto gli strumenti migliori. Adesso, con l'evoluzione delle mafie, con le mafie che diventano sempre più ibride, rischiamo di non avere gli strumenti normativi per combattere questo fenomeno.

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