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Blinken sul no al riconoscimento allo Stato di Palestina: “Non ci si arriva con l'imposizione”. Per Mosca invece quello americano è “un tentativo di fermare la storia”

L'ingresso a pieno titolo della Palestina alle Nazioni Unite si scontra contro il muro degli Stati Uniti che hanno nuovamente messo il voto su una risoluzione scatenando l'ira dell'Anp e di Hamas.
Washington, come annunciato, hanno bloccato la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza che "raccomandava all'Assemblea Generale l'ammissione dello stato di Palestina come membro dell'Onu".
Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone) e due astensioni (Gran Bretagna e Svizzera). "Supportiamo vigorosamente uno stato palestinese nell'ambito di un accordo di pace. E il presidente Joe Biden dal 7 ottobre ha ripetuto numerose volte che l'unica via per la pace è una soluzione dei due Stati. Ma azioni premature qui a New York, anche con le migliori intenzioni, non porteranno a tale risultato", ha spiegato l'ambasciatore americano Robert Wood.
Per la Russia, invece, "l'uso del veto da parte degli Usa è un tentativo di fermare la storia, e il fatto che Washington sia praticamente isolata parla da solo". "Chiediamo agli Usa di sentire la voce della ragione", ha detto il delegato di Mosca Vassily Nebenzia. In effetti, nonostante negli ultimi giorni gli Stati Uniti abbiano dietro le quinte tentato di convincere altri paesi membri del Cds quanto meno ad astenersi per non raggiungere la maggioranza richiesta (di nove voti a favore e nessun veto), alla fine anche alleati come Corea del Sud, Giappone e Francia hanno deciso di sostenere la bozza di risoluzione. L'Autorità Palestinese ha reagito con irritazione al veto degli Usa definendola una "palese aggressione" che spinge il Medio Oriente "sull'orlo dell'abisso". "Questa politica aggressiva degli Stati Uniti nei confronti della Palestina, del suo popolo e dei suoi diritti legittimi rappresenta un palese attacco al diritto internazionale e un incoraggiamento alla continuazione della guerra genocida contro il nostro popolo, che spinge ulteriormente la regione sull'orlo del l'abisso", ha attaccato in una nota il presidente Abu Mazen. Nel caso fosse passata in Cds, la richiesta avrebbe dovuto poi ottenere la maggioranza dei due terzi in Assemblea Generale. Condanna è arrivata anche da Hamas che in una breve nota ha assicurato che "il nostro popolo proseguirà nella sua lotta fino alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale". 
"Gli Stati Uniti vogliono arrivare allo Stato palestinese; ma per avere una pace sostenibile, duratura e di lunga durata e per rispondere alle giuste aspirazioni del popolo palestinese, allo Stato della Palestina si può arrivare attraverso la diplomazia, non con l'imposizione”. Così il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha spiegato, a conclusione della ministeriale Esteri del G7 a Capri, il veto Usa. Blinken ha comunque assicurato che gli Usa lavorano al progetto e anche "alla potenziale normalizzazione" del processo di distensione tra Israele e i Paesi arabi. "Ci sono modi migliori per ottenere risultati significativi: si possono scrivere cose su un pezzo di carta e non avrebbero effetto, quello che conta e' la diplomazia".


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Antony Blinken © Imagoeconomica


Media, 'Israele ha usato bombe al fosforo nel sud del Libano'

Israele torna a lanciare bombe al fosforo in aree popolate da civili nel sud del Libano, una pratica considerata illegale dal diritto umanitario internazionale: la denuncia odierna giunge dai media libanesi che citano testimoni e fonti locali nella zona di Khiam, nel sud del Libano, dove nella notte l'aviazione israeliana ha sganciato ordigni incendiari "al fosforo bianco". Da ottobre a oggi sono state numerose le circostanze in cui organizzazioni locali e internazionali - tra cui Human Rights Watch - hanno denunciato l'uso di bombe al fosforo in aree civili libanesi e della Striscia di Gaza da parte di Israele. Lo Stato ebraico smentisce simili ricostruzioni. La cittadina di Khiam, non lontano dalla zona del fronte tra Hezbollah e Israele, è stata bersagliata nella notte da sei diversi raid aerei e da cannoneggiamenti dell'artiglieria israeliani. Nei bombardamenti un giovane civile è rimasto ucciso.


Baerbock: Israele contribuisca a porre fine a sofferenze a Gaza

"Come G7, sottolineiamo quanto io e il mio collega David Cameron abbiamo reso chiaro mercoledì a Gerusalemme. Nonostante i primi passi visibili verso un maggiore aiuto umanitario, questo non è sufficiente, ed è dovere del governo israeliano contribuire a porre fine alla sofferenza umanitaria di tante persone, e soprattutto dei bambini a Gaza". Lo ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock in conferenza stampa a conclusione del G7 Esteri a Capri. "Abbiamo il dovere di proteggere concretamente la popolazione civile. In particolare a Rafah, dove oltre un milione di persone continuano a cercare protezione. Una vasta operazione militare avrebbe qui conseguenze catastrofiche", ha aggiunto. Affinché "la sofferenza per tutte le parti abbia fine", "il passo decisivo in questa direzione è un'ulteriore tregua umanitaria che porti a un cessate il fuoco sostenibile".

Hamas: oltre 34mila palestinesi uccisi in 6 mesi di guerra

Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato venerdì che almeno 34.012 persone sono state uccise nel territorio durante gli oltre sei mesi di guerra tra Israele e i militanti palestinesi. Il bilancio comprende almeno 42 morti nelle ultime 24 ore, ha dichiarato il ministero, aggiungendo che 76.833 persone sono state ferite nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra.


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Il Belgio chiederà di rivalutare l'accordo Ue-Israele

"Il Belgio prenderà l'iniziativa a livello europeo per rivalutare il nostro accordo di associazione con Israele", co-sponsorizzerà "una risoluzione Onu a favore della piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite" e chiederà l'imposizione di dazi all'importazione in tutta l'Ue sui "prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani illegali". Lo annuncia la vice premier belga, Petra De Sutter, in un tweet.


Cinque morti per una retata di Israele in Cisgiordania

Almeno cinque persone sono morte e diverse sono rimaste ferite in una retata del l'esercito israeliano nel campo profughi di Nur Shams, in Cisgiordania. Lo riferiscono i media locali. Il servizio di emergenza della Mezzaluna rossa palestinese ha detto che uno dei feriti è un paramedico volontario che ha cercato di assistere una delle vittime nel campo e ha riferito che alle ambulanze non è permesso entrare per evacuare le persone colpite. Ha anche confermato la morte di una persona e ha detto che la sua famiglia ha chiesto loro di non prendere il cadavere dal campo, dove anche diversi edifici sono stati danneggiati. L'agenzia di stampa ufficiale palestinese, Wafa, ha detto che altre quattro persone sono morte nel raid, oltre al deceduto confermato dai servizi di emergenza. Il gruppo di miliziani Martiri di al-Aqsa ha confermato sui social media la morte del leader della brigata di Tulkarem (dove si trova il campo di Nur Shams), Mohamed Yaber, alias "Abu Shuya", che apparentemente era l'obiettivo dell'assalto israeliano all'enclave. L'esercito israeliano, da parte sua, ha confermato in un messaggio che le forze israeliane hanno condotto ieri sera una "operazione" a Nur Shams, in cui "hanno eliminato diversi terroristi" e arrestato diverse persone.

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