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Ddl Zanettin e Bongiorno: servirà doppio passaggio dal gip e udienza stralcio

Stanno programmando di ridurre ancora di più i poteri del pubblico ministero: con una proposta di legge (n. 806 254-ter c.p.p.  “Sequestro di dispositivi e sistemi informatici, smartphone e memorie digitali”), presentato lo scorso 19 luglio dai senatori Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Giulia Bongiorno (Lega), il sequestro di dispositivi, sistemi informatici, smartphone e memorie digitali potranno passare solo attraverso due autorizzazioni del gip (una per il cellulare e una per le chat) e una sorta di “udienza stralcio”.
Secondo la legge vigente il pubblico ministro può agire in autonomia, con un semplice decreto motivato, ma in futuro per acquisire uno smartphone e copiare il suo contenuto – procedura che al momento si completa anche in un giorno – servirà molto più tempo.
Critico riguardo a questa misura è Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario dell’altra corrente progressista, Magistratura democratica: il doppio passaggio è una “disposizione barocca” della quale “non si intende la ragione, salvo quella di mettere sempre più intralci all’efficacia e celerità delle indagini, specie quelle più complesse. Si tratta di procedure ampollose che rischiano di fare disperdere materiale informatico archiviato in cloud, senza che da ciò derivi una migliore tutela per i soggetti coinvolti, ma solo ulteriori impacci per gli investigatori”.
Inoltre si appesantirebbero gli uffici gip poiché si scaricherebbero su di essi l’onere di controllo sulle acquisizioni dei tabulati. A gravare il quadro sarà la previsione, contenuta nel disegno di legge, di prevedere un collegio di giudici per le misure cautelari (approvato già al senato).


Gli attacchi alla figura del pm

Non sono mancati gli attacchi alla figura del pubblico ministero, figura da sempre scomoda a certi ambienti di potere.
Il Ministro della giustizia Carlo Nordio annunciando il provvedimento ha delegittimato su Radio24 la figura del pm dichiarando che: “In un cellulare c’è una vita intera e questa non può essere messa nelle mani di un pm che poi con una firma se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione”, ha detto.
L'Associazione nazionale magistrati ha ribattuto: “Colpisce che, per intervenire in materia di sequestro di cellulari e intercettazioni, si dipinga in modo indiscriminato il pubblico ministero come una figura oscura, fuori controllo, che si impossessa dei dati e non vigila sulla loro divulgazione. È una continua opera di delegittimazione della figura del pm, che si vuole a tutti i costi rappresentare come estranea alla cultura della giurisdizione. E l’unico effetto sarà di privarlo delle garanzie di autonomia e indipendenza previste dalla Costituzione e di sottoporlo alla influenza del potere politico, a danno dei cittadini”, ha detto all’Ansa la vicepresidente del sindacato delle toghe, la giudice del Tribunale di Napoli Alessandra Maddalena. Critico anche Giovanni Zaccaro, giudice in Corte d’Appello a Roma: “Capisco la tutela della privacy ma si deve avere più fiducia negli investigatori e nei magistrati; vogliono solo fare il loro lavoro usando le tecnologie più avanzate, non vogliono frugare nella vita intima dei cittadini. Invece con le nuove norme si prevedono altri adempimenti e termini stringenti, che rischiano di allungare i tempi delle indagini e vanificarne gli esiti”.
Ricordiamo che a fare 'da spalla' al provvedimento Nordio sono state la Cassazione e la Corte Costituzionale con sentenze assai discutibili di cui abbiamo scritto in un precedente articolo.
Ora i lavori sono in mano alla commissione giustizia del Senato (presieduta sempre da Bongiorno) che ha avviato un'indagine conoscitiva sul disegno di legge.

Per visionare il testo: clicca qui!

Per visionare gli emendamenti: clicca qui!

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