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L'audizione del magistrato alla commissione antimafia

"Dal mio punto di vista posso dire che la figura del collaboratore di giustizia è una figura molto rilevante e molto temuta". Sono state queste le parole del procuratore capo di Reggio Emilia Calogero Gaetano Paci sentito ieri alla commissione antimafia. Il magistrato, nel dare un esempio di questa sua affermazione, ha ricordato l'episodio in cui, durante il processo Grimilde, un avvocato della difesa aveva chiesto al collaboratore Antonio Valerio il nome di copertura che gli era stato attribuito.
Il pentito non aveva rivelato l'informazione; tuttavia il legale, ad un certo punto ripose: 'Io credo di saperlo qual è questo nome'.
"Perché cito quest'episodio apparentemente slegato? Perché con questo si dimostra chiaramente quanto possano essere temuti i collaboratori di giustizia ancora in quell'area" ha detto Paci sottolineando come le dichiarazioni dei pentiti possono offrire molte più conoscenze di quelle che possono essere acquisiste tramite "l'attività tecnica intercettiva".


Reati mafiosi diversi dal passato

"Quando parliamo di criminalità organizzata non possiamo più pensare alla criminalità mafiosa come l'abbiamo conosciuta, che si manifestava con l'uso sistematico della violenza per conquistare segmenti di mercato" ha detto il procuratore di Reggio Emilia secondo il quale non si assiste più alla "classica gestione delle estorsioni e al controllo del territorio: certi indici di delittuosità tipici di un tempo hanno lasciato il passo ad altri molto significativi". Paci ha fatto riferimento alle "frodi fiscali organizzate in modo sistemico" e ha sottolineato che "la gestione delle società attraverso l'uso di cartiere e i fallimenti pilotati viene svolta da vere e proprie organizzazioni criminali non da singoli soggetti". "L'estorsione non avviene più attraverso l'imposizione violenta ed intimidatoria, normalmente - ha continuato - la falsa fatturazione diviene il meccanismo che consente sia all'estorto che all'estortore di trarre un vantaggio a danno dello Stato". "La mafia si è trasformata, non ha più una modalità operativa di tipo militare", ha proseguito sottolineando che si "manifesta con modalità diverse che riguardano la gestione delle attività economiche in territori dove la ricchezza consente di diversificare gli investimenti".


Falsa fatturazione: le estorsioni pagate attraverso la truffa allo Stato

Falsa fatturazione come elemento per acquisire denaro contante: il meccanismo, come definito da Paci, rappresenta la "frontiera avanzata di una dinamica evolutiva della criminalità mafiosa", vede tra i fenomeni emergenti quello di "frodi fiscali organizzate in modo sistematico", di società cartiere e fallimenti di società pilotati "da vere e proprie organizzazioni criminali". "Tra le varie causali, della falsa fatturazione - ha spiegato Paci - c'è quella di ripianare i bilanci per avere un'apparenza da esibire ad enti di certificazione, alle banche ad enti di controllo, anche per le società quotate in Borsa, considerato che Reggio Emilia è al secondo posto dopo Bologna per il numero di società quotate in Borsa a livello nazionale, società di seconda e di terza fascia, e quindi presenta una platea di imprenditori particolarmente florida". Per il procuratore reggiano, "vi è poi l'esigenza di acquisire denaro contante, che ovviamente viene gestito attraverso meccanismi di esterovestizione: quindi, in prima battuta, il denaro viene canalizzato su conti esteri dove rimane per un certo periodo di tempo e poi fatto rientrare in Italia per compiere altre operazioni, sempre in nero, di gestione economica di attività di aziende". Per Paci, questo è sicuramente "uno dei meccanismi, dei fini e degli obiettivi principali cui tende la falsa fatturazione". Un meccanismo che - come già emerso da sentenze - è stato trovato "conveniente ed è stato accolto anche dagli imprenditori autoctoni, o addirittura, e adesso lo verifichiamo anche meglio, da imprenditori fuori dalla Regione", ha detto Paci.


Denunce di pakistani, indiani e benghalesi

"Il mio ufficio è pieno di procedimenti che nascono da denunce di ragazze pachistane, indiane e bengalesi. Non cinesi che sono assolutamente invisibili" ha detto il magistrato. A pochi mesi dalla sentenza del processo per l'omicidio di Saman Abbas, Paci ha spiegato che "in provincia di Reggio esistono oltre 100 etnie e ci si può ben rendere conto del conflitto di valori che le giovani generazioni di queste famiglie subiscono nel momento in cui si misurano con i valori occidentali e non sono più disposti a seguire in toto determinati stili di vita o canoni religiosi". Questi conflitti valoriali "scatenano una violenza molto diffusa" e non a caso, ha concluso Paci, "negli ultimi anni c'è stato a Reggio un numero di omicidi volontari, dai femminicidi a quelli per droga e mafia, che in relazione alla popolazione sono superiori a quelli di altre zone a maggiore vocazione criminale".

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Foto © Imagoeconomica

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