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Il processo per il cosiddetto 'falso complotto Eni' resta a Milano. Lo ha deciso la Corte di Cassazione risolvendo la questione di competenza che era stata sollevata per stabilire se il processo sulla presunta 'cospirazione' per "inquinare" le inchieste milanesi per corruzione internazionale 'Eni-Nigeria' e 'Saipem-Algeria' andasse celebrato nel capoluogo lombardo, a Brescia, Roma o Potenza. 
La decisione, attesa per ieri sera, è giunta in mattinata. Il 16 dicembre scorso il gup di Milano, Cristian Mariani, ha rinviato a giudizio Piero Amara, ex legale esterno Eni, e 10 fra avvocati ed ex vertici del colosso petrolifero. Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, calunnia, diffamazione, intralcio alla giustizia, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni false all'autorità giudiziaria e ai pm, riciclaggio, favoreggiamento e corruzione fra privati. La prima udienza è fissata per il 22 febbraio alle 9.30. 
Secondo i pm Stefano Civardi (ora procuratore aggiunto a Pavia) e Monia Di Marco, coordinati dall'aggiunta Laura Pedio, a capo dell'organizzazione ci sarebbero stati Amara, Vincenzo Armanna, l'ex dirigente Eni prima imputato e super-testimone nel processo per la maxi tangente nigeriana e poi ritrattatore delle accuse contro il cane a sei zampe, l'ex Direttore affari legali di Eni, Massimo Mantovani, e l'ex numero tre della società di San Donato, Antonio Vella. Gli altri imputati sono gli avvocati dell'ufficio legale Eni Michele Bianco e Vincenzo Larocca, Giuseppe Calafiore, Alessandro Ferraro, Massimo Gaboardi, Giuseppe Lipera, Francesco Mazzagatti e la società Napag Italia srl in liquidazione. Secondo l'accusa avrebbero complottato per creare fascicoli 'specchio' delle inchieste milanese sull'Eni nelle Procure di Trani e Siracusa 'controllate' da Amara attraverso esposti anonimi. L'obiettivo acquisire informazioni e inquinare prove. Nel processo si sono costituite come parti civili l'ad Eni, Claudio Descalzi, l'avvocato Luca Santa Maria, Claudio Granata, Massimo Insulla, Lorenzo Fiorillo, Pietro Varone, il Ministero della Giustizia e la Presidenza del Consiglio. Eni è contemporaneamente parte civile per alcuni fatti e responsabile civile per altri. 

Foto © Imagoeconomica

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