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L’intervista di Peter Gomez al procuratore capo di Napoli per la prima puntata de “La Confessione”, in onda su Rai 3

Dalle disuguaglianze della giustizia, che rischia di non fare sconti a nessuno tranne che ai ricchi e potenti, passando per le riforme che probabilmente hanno portato più danni che benefici, fino al bassissimo numero di condanne per corruzione. Di questo e molto altro ha parlato il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, durante “La Confessione”, il programma di approfondimento condotto dal direttore de ilfattoquotidiano.it, Peter Gomez. Come di consueto, la concretezza di Gratteri è apparsa fin da subito. Anche parlando di Rinascita Scott, il maxi-processo alla 'Ndrangheta, paragonabile solo a quello dei giudici Falcone e Borsellino contro Cosa Nostra, il procuratore capo di Napoli ha fatto riferimento all'attenzione mediatica generata dal maxi-processo in molti paesi, tranne che in Italia. “Per il processo Rinascita Scott sono arrivate televisioni dall’Asia, all'Australia fino alla Svezia. Si tratta di un processo che ha destato molto interesse, e non solo per il modo in cui è stato strutturato, ma anche per il livello di penetrazione della criminalità organizzata nel mondo delle professioni e dei colletti bianchi”.


Il rischio attentati

Non è un caso, infatti, che la ‘Ndrangheta abbia tentato più volte di fermare Gratteri, anche provando a colpire la sua famiglia. “Come si vive con la paura?” ha chiesto Gomez. “Non tutti i giorni sono uguali - ha risposto il magistrato - dipende dai momenti”. Nel 2016, il figlio maggiore di Gratteri ha notato dei finti poliziotti introdursi nel palazzo in cui viveva. Dopo aver visto i passamontagna, è riuscito a rinchiudersi in casa per dare l’allarme. Mentre, per il figlio minore, hanno organizzato un finto incidente stradale. “Hanno fatto una riunione all’interno del carcere di Reggio Calabria per simulare un incidente stradale e ammazzarlo. Fatti come questi - ha spiegato Gratteri - hanno generato delle tensioni all’interno della mia famiglia. Ora che sono grandi, i miei figli hanno capito e grazie a questo ho recuperato il mio rapporto con loro dopo anni di grandi difficoltà”.


Le intercettazioni e l’abuso d’ufficio

Dopo l’estratto di un video in cui si vede il ministro della Giustizia Carlo Nordio spiegare che “il mafioso non parla a telefono nemmeno in mezzo a un campo con la Quinta di Beethoven come sottofondo”, Gratteri ha precisato:  “Mi dispiace per il ministro, ma non posso essere d’accordo su questo. Penso di essere un esperto di contrasto alle mafie, ma anche di intercettazioni. Se un mafioso conclamato chiama un incensurato e gli dice: ‘ci vediamo al bar’, per me, quella è un’intercettazione importante perché sta chiamando un incensurato, non sta chiamando un suo affiliato, un solito noto. Quindi è lì che devo andare a lavorare. I mafiosi - ha proseguito - parlano a telefono. Matteo Messina Denaro, il caso più eclatante, è stato catturato attraverso le intercettazioni telefoniche. Seconda cosa, non è vero che le intercettazioni costano troppo. A Napoli, nel 2023 abbiamo speso oltre 5 milioni di intercettazioni, ma abbiamo recuperato 195 milioni di beni confiscati. Due mesi fa il gip di Napoli, su richiesta della Procura, ha trasformato quasi 2 milioni di Bitcoin in Euro e sono entrati subito nel F.U.G. (Fondo Unico di Giustizia). Quindi di che parliamo?”. E aggiunge: “Vi sembra giusto che non posso utilizzare una determinata intercettazione per un reato di corruzione, turbativa d’asta, oppure truffa - ha proseguito Gratteri parlando della stretta sulle intercettazioni - mentre posso utilizzarla, magari per il furto di una bottiglia di liquore? Da mesi faccio questa domanda, ma nessuno mi risponde”. Il Senato ha approvato il disegno di legge proposto dal Guardasigilli che, tra le altre cose, prevede anche la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, ovvero, gli illeciti che possono essere commessi anche da sindaci e amministratori locali. Il disegno di legge dovrà passare prima alla Camera per diventare legge. “In questo momento ci sono 6 mila condanne per abuso d’ufficio - ha ricordato il procuratore capo di Napoli - e vorrei sapere che fine faranno queste condanne”. Oltretutto, l’abuso d’ufficio “è un reato spia molto importante”. Partendo da questo tipo di reato, spesso, “si arriva a scoprire anche la corruzione, la concussione e altri reati che riguardano la pubblica amministrazione”. Oltretutto, “anche i reati di corruzione sono pochi. Cosa facciamo, aboliamo pure quelli?”.

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