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Senato: continuano i lavori sul disegno di legge sui criteri di priorità sull'esercizio dell'azione penale

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 25-01-2024.

"Le Procure della Repubblica sono oberate da una massa di processi penali destinati alla prescrizione".
Molti reati "vengono accertati a distanza di qualche anno rispetto alla loro consumazione", per questo motivo molti fascicoli sono destinati ad un binario morto. Tuttavia, dato il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, il pubblico ministero è costretto "in ogni caso ad attivare le indagini".
È questo il grave problema che l'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato ha segnalato alla commissione giustizia del senato nell'ambito di un'audizione del disegno di legge 933 in merito alle disposizioni in materia di criteri di priorità dell'esercizio di azione penale. Questo fatto si "trasforma in un grave depotenziamento del rito alternativo" ha detto, dal momento che nessun avvocato consiglierebbe "al proprio assistito di definire con un rito alternativo un processo penale che sa essere destinato alla prescrizione".
Da questa "ipocrisia istituzionale" ha ribadito l'ex magistrato, "ne dobbiamo uscire in qualche modo. Cosa ne facciamo di questi processi morti?".
Per Scarpinato sarebbe necessario rimuovere il problema alla radice: cioè introducendo una prescrizione ibrida che mette insieme la prescrizione sostanziale e processuale: la prima "stabilisce che decorso un certo numero di anni lo Stato non ha più interesse a reprimere il reato" mentre la seconda "ha una formalità completamente diversa, quella di garantire che il processo si definisca il più rapidamente possibile".
Attraverso questo provvedimento, secondo l'ex procuratore generale di Palermo, "il fenomeno che ho detto non dovrebbe più verificarsi perché se sono decorsi un certo numero di anni quei processi non saranno più in carico alla procura" ma "avrebbero un tempo depurato da quello della prescrizione sostanziale, un tempo ragionevole che dovrebbe essere fissato dal legislatore e che gli consentirebbe di poter gestire attivando l'azione penale obbligatoria in tempi utili anche a quei processi".
Presenti ai lavori della commissione anche Sergio Lorusso, professore ordinario di Diritto processuale penale nell’Università degli Studi di Foggia, e il professore Massimo Luciani, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma, “La Sapienza”. Quest'ultimo ha detto che  ci sono dei forti dubbi sul "meccanismo dei criteri di priorità": basti pensare che la Costituzione (art. 112) sancisce "l'obbligatorietà dell'azione penale" garantendo "l'indipendenza della magistratura requirente". Di conseguenza il legislatore potrà adottare solo criteri di "precedenza e non di criteri di esclusione, cioè di criteri che determinino sostanzialmente il venir meno dell'obbligatorietà dell'azione penale".
Per quanto riguarda il problema sollevato da Scarpinato, Luciani ha detto che i processi destinati alla prescrizione "possono avere un duplice destino, cioè uno è quello di essere collocati alla fine della scala delle priorità" oppure di essere "rovesciati con una riforma del regime della prescrizione".

Per rivedere l'intervento: clicca qui!

Foto © Imagoeconomica

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