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Il Procuratore Viola: "Brutta pagina per le istituzioni"

"Una vicenda dolorosa e una brutta pagina per le istituzioni ma vanno assicurati il controllo della legalità e il rispetto della legge". Così il procuratore di Milano Marcello Viola si è espresso durante una conferenza stampa convocata per illustrare l'operazione che ha portato questa mattina all'arresto di 13 agenti di Polizia penitenziaria e e alla sospensione di altri 8 per le torture e le violenze inflitti ai detenuti del carcere minorile "Cesare Beccaria" di Milano. 
I reati a vario titolo contestati dalla Procura della Repubblica e positivamente vagliati dal GIP in relazione alle condotte degli agenti, riscontrate a partire almeno dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall'abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall'abuso di potere del p.u. nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall'abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto. 
E' stato possibile intervenire anche grazie alle segnalazioni di psicologi, in particolare di una psicologa del Centro giustizia minorile, e di madri di minori detenuti, oltre a quelle del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano, Francesco Maisto.
Il giudice delle indagini preliminari Stefania Donadeo addirittura parla di "sistema" messo in atto nel colpire, umiliare, punire, pestare i ragazzini. 
In particolare c'è un'intercettazione che descrive la consapevolezza della gravità della situazione da parte degli agenti: “Eh compa’ ieri sera c’ero io, però minchia compa’ … Ma non, cioè dai, tutte le mazzate che so state date qua, dai frate’, non puoi fare una cosa del genere”.
Secondo quanto emerso nelle indagini l'accanimento veniva perpetrato sin dall'arrivo nel carcere soprattutto “se arabi o del Bangladesh” racconta un 18enne nordafricano: “Era che non sa come sono le regole nel carcere, entrano nella cella e lo picchiano”. 
La pratica “reiterata e sistematica, se pur ai danni di diversi minorenni, delle violenze inflitte ha determinato un clima generale di paura, di umiliazione, di vessazione ed anche di indifferenza nei confronti dei bisogni primari dei detenuti minorenni. Minorenni costretti a volte a subire i pestaggi, a volte ad assistere a quelli del compagno di cella, a volte ad udire urla di dolore. Ciò ha creato un clima infernale lontano dalla promessa costituzionale della funzione rieducativa della pena”.
Come spiegato durante la conferenza stampa dal pm di Milano Rosaria Stagnaro c'era un "ufficio" di un agente in particolare "in cui sono avvenuti parte di questi fatti" e poi, quando al Beccaria "ci sono stati lavori di ristrutturazione", sono state "individuate altre celle, definite dai ragazzi di isolamento, celle prive di telecamere" dove avvenivano le presunte torture e i pestaggi.
L'aggiunto Letizia Mannella ha spiegato che gli agenti avrebbero usato anche "sacchetti tipo di sabbia per picchiarli, perché non lasciassero tracce. C'era un clima invivibile - ha detto -. I ragazzi sapevano che in qualsiasi momento potevano essere picchiati e che non potevano denunciare perché le circostanze sarebbero state insabbiate".
Il pm Vassena ha spiegato che le presunte violenze degli agenti avvenivano con questo "schema": prima c'era un "fattore scatenante, ossia un comportamento arrogante da parte di un ragazzo, a cui seguiva una reazione di inaudita violenza e ad agire in quei casi era un numero notevole di aggressori, spesso anche agenti non in servizio che arrivavano in ausilio degli altri". Le condotte contestate vanno "dal 2022 a poco tempo fa", ha spiegato ancora il procuratore Viola. "Numerosi" sono stati i ragazzi, tempo fa "ristretti al Beccaria", che hanno messo a verbale le presunte violenze all'interno dell'istituto di pena minorile. "Ciò che ha colpito - ha detto ancora l'aggiunto Mannella - è il disappunto mostrato dagli indagati, perché i loro superiori cercavano di avere spiegazioni, mentre i primi ritenevano giustificato ed educativo il metodo". E Vassena ancora: "Ciò che rileva sono le modalità dei pestaggi con uso di bastoni e coi ragazzi che venivano ammanettati e le manette messe dietro, così che, come hanno raccontato loro stessi, non potevano difendersi". Il pm ha chiarito anche che, poi, "i segni sul volto erano particolarmente visibili" e che "i ragazzi hanno parlato pure di notti insonni e di conseguenze fisiche". Una delle vittime delle presunte violenze è uno dei sette ragazzi che erano evasi dal Beccaria lo scorso Natale. 
"Non ci piace quello che è stato accertato - ha infine concluso Viola -, ma è interesse dello Stato fare luce su questi fatti che creano desolazione e sconforto perché commessi nell'ambito carcerario che vive un momento di difficoltà come dimostrano i suicidi e il sovraffollamento. Il carcere è un luogo di sofferenza e va fatto di tutto perché questa condizione non venga aggravata, soprattutto nel caso di minori. Bisogna interrogarsi su cosa è successo, delle drammatiche condizioni della polizia penitenziaria che è intervenuta su singoli e limitati episodi".

Foto © Imagoeconomica

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