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"È stata affermata la penale responsabilità dell'imputata Silvana Saguto per avere stretto un accordo 'trilaterale'". Lo scrivono i giudici della sesta sezione penale della Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, nelle motivazioni della sentenza dello scorso 10 ottobre con cui hanno sostanzialmente confermato le responsabilità in relazione ad alcune accuse per l'ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo radiata dall'ordine giudiziario. Una decisione che ha dichiarato irrevocabile la sentenza di Appello in alcuni punti, riqualificato altri capi di imputazione, dichiarato prescritte altre accuse e pronunciato assoluzione per alcune imputazioni contestate. Dopo la sentenza della Cassazione pronunciata lo scorso ottobre, la pena per l'ex magistrata dovrà essere rideterminata al ribasso con un processo di appello bis davanti ai giudici di Caltanissetta. Saguto in Appello era stata condannata a 8 anni e 10 mesi, quattro mesi in più del primo grado. In seguito alla sentenza della Cassazione l'ex magistrato era stata arrestata e, dimessa dalla clinica in cui era ricoverata, trasferita in carcere. Per i supremi giudici questo "rapporto 'trilaterale' non basta, di per sé, a qualificare i fatti in termini di 'corruzione propria', ma, alla luce del cospicuo compendio probatorio riportato dalla sentenza impugnata, nella parte in cui sintetizza le articolate argomentazioni a sostegno della sentenza di primo grado, rileva l'evidente 'presa in carico' da parte del pubblico ufficiale degli interessi di Cappellano Seminara e ciò nell'ottica di un illecito sinallagma finalizzato a consentire al marito di continuare a lucrare degli incarichi che, a sua volta, questi gli faceva ottenere". "Deve quindi ritenersi - si legge nelle motivazioni di 108 pagine depositate oggi - che entrambi i rapporti corruttivi, la cui esistenza è motivata in modo non illogico dalla sentenza impugnata, si collocano nell'ambito di un pactum sceleris di natura generica e avente sin all'inizio ad oggetto: per la Saguto, un 'risultato' (il coinvolgimento del marito quale coadiutore in diverse procedure amministrate da Cappellano Seminara e le conseguenti ricadute economiche per il bilancio familiare; il conseguimento della laurea del figlio Emanuele, garantito da Provenzano) a fronte dell'abdicazione da parte sua della corretta valutazione delle modalità concrete di esercizio del potere discrezionale relativo alla scelta di amministratori giudiziari e coadiutori; per i privati corruttori (rispettivamente, Cappellano Seminara, Provenzano e Santangelo), il conferimento, a prescindere da un'effettiva valutazione, da parte della presidente Saguto di numerosi e lucrosi incarichi nelle amministrazioni di prevenzione da lei gestite, e la 'tutela' dei loro interessi in sede di nomine di coadiutori e di liquidazione dei compensi".

Fonte: Adnkronos

Foto © Imagoeconomica

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