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Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 08-02-2024.

Ritorniamo ad occuparci della vicenda del Testimone di Giustizia palermitano Angelo Niceta, che da molti anni - da quando ha deciso di collaborare con la giustizia e la Procura di Palermo ha chiesto per lui ed i suoi familiari la protezione - denuncia anomalie e gravi fatti accaduti a lui e alla sua famiglia.

La situazione di Angelo e della sua famiglia non solo non si è risolta, ma continua ad aggravarsi, essendo Angelo e i suoi congiunti ridotti in una condizione di totale indigenza economica, mentre il servizio centrale di protezione continua non solo a non ottemperare a quanto è giusto e logico, ma neppure a quanto è stato già deliberato dalla stessa Commissione del Ministero dell’Interno.

A gennaio Angelo, insieme alla famiglia, si è trasferito in un’altra abitazione. Poco giorni dopo essersi stabilito nel nuovo appartamento insieme alla famiglia, sul piazzale immediatamente antistante le finestre dell’abitazione di Angelo Niceta e della sua famiglia è comparso uno strano disegno a gesso, che rappresenta la sagoma di un uomo come “sfracellato” sul marciapiede con l’aureola.

Un chiaro riferimento alla “brutta sorte” che potrebbe attendere il Testimone o qualcuno dei suoi familiari, in particolare nel momento in cui lo Stato mediante il servizio di protezione, invece di ottemperare alle regole e continuare a proteggerlo, lo lascia privo di protezione e addirittura nell’impossibilità di sfamarsi e di far fronte alle normali esigenze della vita, inclusa la possibilità di far completare gli studi ai figli, anch’essi sottoposti a protezione?

Negli stessi giorni, ignoti hanno tentato di introdursi con lo scasso nel ripostiglio sotterraneo di pertinenza dell’appartamento di Angelo e della sua famiglia. Un ulteriore fatto che non si può non ipotizzare poter essere un atto “dimostrativo” ed intimidatorio nei confronti del Testimone.

Ricordiamo che non solo Angelo Niceta ha reso in passato importanti dichiarazioni alla Procura di Palermo, ma che ancor oggi vi sono procedimenti penali in corso nell’ambito dei quali Angelo sta continuando a collaborare con la giustizia.

Un altro fatto del tutto anomalo è avvenuto, inoltre, nella giornata del 6 febbraio, quando al figlio del Testimone di Giustizia, Enrico, viene consegnata dal servizio di protezione una notifica a presentarsi presso il Tribunale di Termini Imerese il prossimo 19 febbraio, senza che inizialmente venga allegato nulla né specificato neppure in relazione a quale vicenda. Solo dopo forti insistenze, al figlio del Testimone di Giustizia viene consegnato anche l’atto di citazione.

Si tratta dell’atto di citazione a giudizio nel procedimento in cui Enrico Niceta è parte lesa insieme al padre Angelo nell’ambito della vicenda dell’introduzione di alcuni soggetti presso l’immobile di proprietà del figlio di Angelo, Enrico Niceta, a Casteldaccia, che nell’occasione si è constatato essere stata anche oggetto di devastazione, vandalismo e furto di molti oggetti, alcuni dei quali di ingente valore (lampadari di cristallo) e particolarmente ingombranti.

Fatto che evidenzia inoltre, ancora una volta, gravi anomalie nella protezione del Testimone di Giustizia e dei suoi familiari. Nonostante già nel 2019 ignoti si fossero introdotti mediante effrazione nell’immobile non abitato di proprietà di Enrico Niceta, le istituzioni cui competeva secondo quanto previsto dalla legge organizzare la protezione del Testimone di Giustizia e dei suoi familiari non hanno adottato alcuna misura di protezione dell’abitazione, neppure una telecamera fissa.


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Angelo Niceta


Un fatto inquietante e su cui è doveroso aspettarsi che le indagini vadano a fondo e che invece si cerca di gabellare come una banale occupazione abusiva di domicilio.

Ora, nell’ambito di uno stralcio del procedimento originato dalla denuncia di Enrico Niceta, in cui sia lui che il padre Angelo sono “parti lese”, si chiede il giudizio diretto per uno dei soggetti a suo tempo introdottisi nell’immobile per il solo reato di invasione di terreni ed edifici (art. 633, comma 1 del codice penale).

La richiesta di giudizio diretto per il prossimo 19 febbraio da parte della Procura di Termini Imerese porta la data del 5 ottobre 2023, ma è stata notificata ad Enrico Niceta solo il 6 febbraio 2024, ben oltre il termine di 30 giorni previsto dalla legge. A causa di questo ritardo, non solo Enrico Niceta non ha potuto finora costituirsi parte civile, ma soprattutto non ha potuto presentare la propria lista testi, che per legge va notificata al Giudice almeno sette giorni liberi prima dell’udienza (già scaduti).

Non solo. Angelo Niceta vuole presenziare alla prima udienza di un processo in cui è anch’egli “parte lesa”. Una richiesta, già di per sé ovvia, anche perché preciso esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, dovuta anche all’esigenza di supportare il figlio Enrico.

Quando Angelo ha comunicato tale volontà ai responsabili della sua sicurezza, dapprima gli è stato risposto che, visto anche il disegno apparso sotto casa, è “sconsigliato” che lui partecipi in quanto troppo pericoloso per la sua incolumità. In seguito, gli viene addirittura “vietato” di recarsi all’udienza. Gli viene altresì detto che, se si recherà all’udienza in Sicilia, non verrà scortato né sottoposto ad alcuna misura di protezione.

Il prossimo 19 febbraio Angelo Niceta andrà da solo a Termini Imerese, senza scorta, in pullman, e sarà in ogni caso presente all’udienza presso il Tribunale, cui invitiamo anche la stampa e l’informazione ad essere presente.

Non possiamo che concludere ponendoci ancora una volta la seguente domanda: perché ad Angelo Niceta e ai suoi familiari continuano ad accadere, in un clima di indifferenza generale, questi gravi fatti?

Tratto da: facebook.com

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