Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il viaggio ideale da compiere, per andare alla scoperta del più infido, e purtroppo radicato, sfruttamento in agricoltura, sarebbe quello lungo i 200 chilometri di costa ragusana, dove la serricoltura e la sua filiera commerciale ha lasciato un segno profondo nel paesaggio, nell’economia, nella convivenza sociale.
A Vittoria (RG), si trova il secondo mercato italiano dell’ortofrutta alla produzione: uno dei più grandi d’Europa, dal quale transitano enormi quantità di prodotti che arrivano sulle tavole di tutti gli italiani.
Spostandosi da Pachino a Porto Empedocle, circa 200 km appunto, soprattutto in prossimità della fascia costiera, è un continuo susseguirsi di serre dalla trama fitta e inestricabile: migliaia e migliaia di km2 di coperture in teli di plastica.
Un quadro le cui pennellate colorano il paesaggio di due colori: l’azzurro del mare e il bianco delle serre.
Sono pochissimi i tratti di terreno libero da coperture.
L’indotto creato da questa urbanizzazione agricola è senza dubbio importante: nei settori del legno e della plastica, del gas per riscaldamento, delle torbe e dei concimi, delle sementi e dei vivai, del trasporto privato, degli affari bancari etc.
E’ in questo contesto che, negli anni, migliaia di braccianti e contadini poveri e semi-poveri sono transitati alla condizione di padroncini, o in quella di compartecipanti, tutti parte, insomma, di un’attività basata sull’autosfruttamento di sé e della propria famiglia. Nelle serre, dove la manodopera non italiana si aggirava attorno alle 20.000 unità, dal 2007 la concorrenza dei rumeni, che accettano 10/15 euro al giorno, s’impone sui maghrebini: per quelle cifre si é costretti a stare nella serra anche 12/14 ore. Il lavoro nero si aggira sul 60%, ed è affiancato da quello “grigio”, che vede dichiarare solo la quantità di giornate sufficienti a poter godere della disoccupazione, la quale, si trasforma in un’elargizione padronale. Nella fascia trasformata si assiste ad un grande business di illegalità sulle spalle dei braccianti, in cui entrano in gioco caporali, padroni senza scrupoli, e un sottobosco di soggetti indispensabili ad assicurare la copertura al sistema.
Il comparto, come è noto,  subisce anche lo strapotere della grande distribuzione, che realizza enormi margini di profitto in cui si registrano rincari del 400%, dopo averli acquistati a 30/40 centesimi al chilo: un vero e proprio disatro, questo, che coinvolge anche l’indotto.
Ed avviene dunque che i produttori, per resistere, sprofondano il coltello sui nuovi schiavi, abbassano le paghe giornaliere, accentuando il lavoro nero, instaurando rapporti anche violenti, con particolare accanimento verso le donne: un contesto in cui alcuni soggetti controllano, in tutto e per tutto, le loro vite.


La Flai Cgil Sicilia e l’impegno contro lo sfruttamento

E’ da diversi anni che con la prassi del ‘sindacato di strada’ la sigla sindacale percorre, letteralmente, migliaia di chilometri lungo le strade siciliane dove sfruttamento e caporalato si concentrano: un viaggio, quello della Flai Cgil siciliana,  in tutta l’isola per denunciare casi di sfruttamento, denunciare i caporali, ma soprattutto informare i lavoratori su tutti quei diritti anche basilari, che spesso neanche sospettano di avere. La Flai Cgil si batte anche per affermare la Rete del lavoro agricolo di qualità, altro punto fondamentale per contrastare tutte le pratiche di lavoro sfruttato e irregolare nell’agricoltura dell’isola.


Al termine del viaggio

Ma la Sicilia, si sa, è terra ricchissima di storia e natura: dopo centinaia di chilometri bianchi e accecati da un sole che non perdona, Agrigento e la sua Valle dei Templi sembrano ricordarci il peso di un’eredità che non sempre siamo - noi siciliani- in grado di onorare e preservare. Ed è così che Porto Empedocle , luogo di nascita di Luigi Pirandello, offre la giusta conclusione a questo viaggio, con le stesse parole del grande autore: “Da questo sentieruolo fra gli olivi, di mentastro, di salvie profumato, m’incamminai pe’l mondo ignaro e franco…”.

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos