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L'intervista del Procuratore capo di Palermo a 'Repubblica'

"Abbiamo tracce significative di rapporti di Cosa nostra soprattutto con la 'Ndrangheta". Sono state queste le parole del procuratore della Repubblica di Palermo Maurizio de Lucia in un’intervista rilasciata a 'Repubblica'.
Il magistrato fa riferimento soprattutto a rapporti indirizzati per "procacciarsi fornitori stabili" di droga: "Le cosche - ha detto - stanno ristrutturando le famiglie sul territorio e si stanno inserendo nuovamente nel traffico di sostanze stupefacenti. Hanno ripreso la distribuzione della droga in tutta la Sicilia, perché l'obiettivo primario è tornare ad arricchirsi rapidamente".
Il rapporto con la 'Ndrangheta non sembra essere del tutto alla pari; per il procuratore palermitano "comincia ad essere meno subordinato e si sta avvicinando a quello di un socio di minoranza".
Nella rete del crimine organizzato vi sono anche collegamenti stabili con la Camorra: "C'è una storia di rapporti molto intensi, tanto è vero che alcuni camorristi come Nuvoletta e Gionta erano 'combinati'. Oggi la situazione è magmatica, sia per la Camorra, sia per Cosa nostra, dunque legami così profondi non esistono più. In questo momento si stringono soprattutto accordi in materia di traffico di stupefacenti: una delle rotte attraverso le quali la droga arriva in Sicilia è proprio quella napoletana. Ma a differenza della 'Ndrangheta, dove le relazioni sono sistematiche, in questo caso appaiono più frammentate".
Tutti elementi che mantengono alta l'attenzione su Cosa nostra, la quale è ben lontana dall'essere sconfitta, anche dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio dell'anno scorso: "È certamente più debole - ha detto de Lucia - perché ha perso il suo capo carismatico. Ma non è finita, si è solo chiusa una stagione. Adesso sta cambiando pelle". "L'importante è non pensare che Cosa nostra sia sconfitta, al contrario, continua a governare il territorio e a fare affari, ad esempio cercando di infiltrarsi nella riapertura dei cantieri prevista dal Pnrr".
In considerazione di questo è necessario ricordare le riforme in tema di giustizia varate dal governo Meloni e non solo; riforme che di fatto rendono più complicato il lavoro della magistratura inquirente, sia nel contrasto alla mafia che dei reati compiuti dai 'colletti bianchi'.
Queste serie "di riforme frammentarie della legislazione processuale non aiuta un contrasto ordinato alle mafie. Se si cambiano continuamente le regole del gioco, diventa difficile organizzare in maniera strategica il lavoro. E le risorse continuano ad essere insufficienti", ha detto de Lucia esprimendosi anche all'ultimo disegno di legge del governo con il quale si vorrebbe vietare la pubblicazione sulla stampa delle ordinanze cautelari: "Penso sia meglio che tutti possano leggere quello che ha scritto il giudice".

Fonte: Repubblica

Foto © Imagoeconomica

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