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I due fratelli, accusati di associazione finalizzata al traffico di droga, avrebbero trattato anche una partita da 220 mila euro

Dalla Vucciria a Reggio Calabria, passando da Roma, e via fino alla Spagna. Sarebbe questo il percorso che faceva il traffico di droga - hashish, marijuana e cocaina - gestito da Giovan Battista Marino e dal fratello Leonardo, raggiunti ieri da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere assieme ad altre 7 persone, nell'ambito di un'operazione dei carabinieri. Un’operazione che è la prosecuzione dell’inchiesta “Porta dei Greci” posta in essere nell’aprile del 2022. L’attuale blitz ha interessato l’area della Vucciria, con il suo mercato immortalato da Renato Gattuso, nel centro storico di Palermo, ricadente territorialmente nel mandamento mafioso di Porta Nuova. Dieci gli arresti totali. Tra questi, appunto, i fratelli Marino.
Dalle intercettazioni e dagli spostamenti dei due, secondo l'accusa, sarebbe emersa anche la contrattazione di due grosse partite di cocaina, una da 36 mila euro e l'altra da 220 mila euro, che sarebbero poi servite per rifornire le piazze del centro storico, le cui centrali sarebbero state in vicolo dei Calzonai, nell'abitazione di un altro degli arrestati, Salvatore Sammartino, e in cortile Sant'Andrea. Un business molto fiorente portato avanti da personaggi ritenuti vicini al clan di Porta Nuova.
"Sono andato qua da una persona a Reggio Calabria, praticamente me la danno a 31 quindi la devo andare a prendere... mi ha detto: 'La facciamo arrivare a Roma', andiamo in Spagna, a 20, mille euro li dobbiamo dare a loro, la responsabilità è sua e non ci interessa niente, però la vogliono pagata, vogliono 220 mila euro, però noialtri ci dobbiamo dare solo 110 mila euro, 20 pacchi sono 420 mila euro... A Roma pure che noi la diamo a 30, 10 pacchi sono 300, noialtri ci portiamo il guadagno, il problema sono i soldi". Così parlava e ragionava, intercettato, Leonardo Marino. I due avrebbero avuto un aggancio importante nella Capitale, ma quando tutto sarebbe stato pronto per avviare "l'operazione", Leonardo Marino avrebbe deciso di lasciar perdere: "La macchina (così sarebbe stata chiamata la cocaina, ndr) non la prendere - diceva infatti al fratello - perché non sono buone, quelle di là non te ne comprare neanche tu, non sono buone, non possono camminare...". E sottolineava: "No, ti giuro sul papà, a 22 noialtri là la prendiamo, trattando con altri fornitori romani a loro volta collegati con la Spagna... se venivi con me fra una settimana, 10 giorni, prendiamo e ce ne andiamo, in Spagna, siamo io, tu e un amico mio calabrese, lui aspetta che la scaricano a Roma direttamente, però tramite Roma loro ne scaricano 20, 10, si ci devono pagare e 10 me li porto, però se troviamo l'aggancio per venderla noialtri...".
Nell'ordinanza emessa dal gip Walter Turturici emergono anche le conversazioni con uno dei fornitori romani, dove i due fratelli sarebbero andati personalmente a trattare a febbraio del 2019. Giovan Battista Marino diceva al fratello: "Leo sai che è bello parlare, ritrovare questa gente così seria, gente all'antica... pericoloso, pericoloso, tu dici: 'Andiamo a fare un morto ora', ti dice: 'Andiamo', serio assai...". In ballo ci sarebbe stata una partita di cocaina da 36 mila euro da pagare in due rate: "Questo - affermava ancora Giovan Battista Marino - appena tu fai questa operazione ti ho detto ogni settimana sono 18 babà non si scherza, Leo, 15 o 14, ogni dieci giorni, vengo io, ora dice: 'Facciamo l'operazione'". E ancora: "Si può fare? Qua parliamo di gente seria... Me ne sono andato da Roma e me ne sono pentito, non scendevo a Palermo, quello è pure intricato nella Roma bene.. dice: 'Ho salito 8 a..."  e faceva il nome di una nota soubrette, aggiungendo: "Vive quel mondo, gente all'antica, seri, io quando parlo con lui mi viene il cuore... Onestamente a Palermo dare confidenza a tutti questi cati di munnizza...".

Fonte: palermotoday.it

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