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Intervista al Segretario Generale della CGIL Palermo

Perennemente divisa tra spinte in avanti ed eclatanti momenti di arresto, Palermo è una città che vive, da sempre le insanabili fratture della sua storia politica e civile.
La Cgil denuncia da tempo le enormi difficoltà, sotto gli occhi di tutti, che la città vive e che la politica non riesce da tanto, troppo tempo, ad affrontare: “la percezione è quella di una città che sta vivendo un travaglio profondo,- sottolinea il segr. gen. Cgil Palermo Mario Ridulfo (in foto) - un malessere che si percepisce ma che non si riesce a comprendere fino in fondo”. Si, perchè Palermo vive, ed ha vissuto nella sua storia recente, momenti in cui, come nel celebre romanzo di Céline, sembra affrontare un perenne viaggio difficile, duro, un viaggio che sembra proiettarla verso qualcosa di nuovo che però sfugge sempre, al termine della notte.

Cosa sta accadendo in questa città-chiedo al segretario gen. Cgil Palermo- tra la recrudescenza di una violenza che non si vedeva da anni e la sensazione che “pezzi” di questa città rimangano sempre più indietro?
Intanto manca un progetto chiaro per questa città: probabilmente anche il venir meno di tanti centri aggregativi da un lato e una criminalità organizzata che si sta chiaramente riorganizzando dall’altro, sono convergenze che creano una miscela esplosiva. Gli ultimi episodi di violenza criminale ci dicono che non sono fatti sporadici ed isolati ma che probabilmente c’è qualcosa che sotto si muove.
Se aggiungiamo a questo il mancato sviluppo o comunque uno sviluppo distorto, una illegalità diffusa (tollerata ed anche giustificata a volte dalle stesse Istituzioni), capiamo come si possa creare un humus che favorisce le condizioni giuste per l’emergere di fatti criminali. Il traffico di droga, con la diffusione ampissima del crack, per esempio, è uno dei principali nodi irrisolti con cui occorre fare i conti: non è soltanto il disagio sociale a determinare tutto questo.
Occorre puntare su un vero welfare e su una crescita educativa che accompagni i giovani della nostra città.

C’è il pericolo, dunque, di un ritorno ad anni bui di questa città? Mi riferisco alla Palermo degli anni ’70 e ’80 in mano alla mafia armata e violenta ma anche “istituzionalizzata”?
Chi ha conosciuto la violenza di quella città, in quegli anni intendo, sa anche che poi tutto questo ad un certo punto ha scatenato l’indignazione e la ribellione dei cittadini e dell’opinione pubblica in genere, col culmine della reazione all’indomani delle stragi del ’92. Oggi la presenza della mafia, intesa come allora, è praticamente impercettibile, ma ovviamente non significa che non ci sia, anzi: è una mafia che ha cambiato pelle e modalità operative e di infiltrazione nel tessuto, anche sano, della città. Chi ha il dovere ed il mandato di contrastare i fenomeni mafiosi, purtroppo spesso non fa tutto quello che è nel proprio potere e lancia in questo modo dei segnali distorti e sbagliati all’esterno. Io non so, adesso, se tutto questo sia meglio o peggio degli anni che ci siamo lasciati alle spalle, poco importa, però so che questo può determinare una involuzione, un clamoroso passo indietro.

Una città, Palermo, perennemente preda di enormi contraddizioni, cosa che può anche, alla lunga, segnarne una caratteristica, ma che non ne agevola sicuramente una visione  organica di sviluppo.
Intanto manca una idea di sviluppo industriale: nelle classi dirigenti, da decenni direi, manca totalmente questa idea, e dove manca una idea di sviluppo industriale si vive inevitabilmente alla giornata. Una città che vive al di sopra delle proprie possibilità e che sembra tante città in una sola: la città che sta bene, quella che arranca e che fa sempre più fatica a tirare avanti. Sono fratture che rendono multiforme il tessuto sociale di Palermo e che fanno sì che da un quartiere all’altro cambino totalmente condizioni e tipo di vita. Palermo, a partire dalla propria classe dirigente, dovrebbe capire qual è il proprio futuro, quale idea di sviluppo occorre avere.

Il lavoro come principale volano di sviluppo in una città che potrebbe anche godere di una economia importante: la CGIL Palermo, a tale proposito, ha chiesto da tempo un confronto aperto e costruttivo alla Amministrazione comunale.
Nella quinta città d’Italia il lavoro dovrebbe essere la molla dello sviluppo collettivo, oltre che individuale: il lavoro dovrebbe accompagnare lo sviluppo della città e cambiarne il volto e invece, da questo punto di vista, abbiamo isole dentro la città, circondate da un mare di lavoro nero, irregolare o sottopagato. Palermo vanta anche delle eccellenze, senza dubbio, ma in un contesto di lavoro povero e poco valorizzato. Ecco perchè, investire su una politica del lavoro vera, dovrebbe essere il principale compito di una amministrazione attenta e che ha a cuore il futuro e lo sviluppo della città. Anche noi, con la nostra organizzazione, abbiamo il compito ed il dovere di favorire questo processo, e ci proviamo costantemente anche se, ultimamente, purtroppo il dialogo con la amministrazione comunale si è interrotto, ed in maniera, diciamo, unilaterale. Ed è proprio a causa di questa mancata disponibilità al confronto, che abbiamo registrato da Sindaco e Giunta nelle ultime settimane, che valuteremo le prossime azioni come organizzazione sindacale. Non possiamo, per il bene di questa città, perdere ulteriore tempo e non affrontare, per trovare soluzioni, tutti i nodi irrisolti e le criticità che Palermo sta vincendo in questa fase storica.

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