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A Milano ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa nostra si sono federate in un unico consorzio mafioso. All’ombra della Madonnina, esponenti apicali delle tre più importanti organizzazioni mafiose pianificano insieme affari e agganci con la politica.
Questa federazione organizzava summit, decideva strategie, estorsioni, azioni intimidatorie, omicidi, esercitava forti influenze sulle gare d’appalto e gestiva il traffico di stupefacenti.
Della cupola milanese trasversale alle tre mafie avrebbero fatto parte rampolli di antiche famiglie di Cosa nostra lombarda, parenti stretti di Matteo Messina Denaro, capi delle locali di ‘Ndrangheta ed emissari di un potente clan di camorra.
Tutto questo era già stato scoperto dalla procura di Milano diretta da Marcello Viola durante l'indagine Hydra, durata oltre 2 anni. Tuttavia, come abbiamo già scritto, il gip nella sua ordinanza - circa duemila pagine - ha accolto solo undici richieste di arresto su 154 avanzate dalla Direzione distrettuale antimafia.
L’avvio delle attività si è sostanziato inizialmente nel monitoraggio della locale di 'Ndrangheta di Legnano - Lonate Pozzolo ed in particolare sulla figura di Rosi Massimo: "Con tutto il rispetto, noi siamo la locale di Legnano, il centro vitale, con trentasette locali aperti" ha detto Massimo in base ad un video dei Carabinieri mandando in onda ieri da Report.
Nell'inchiesta della procura era finito anche il nome di Errante Parrinno Paolo Aurelio (trapiantato da anni ad Abbiategrasso), in qualità di referente nell’area lombarda della Provincia di Trapani, con specifico riferimento al Mandamento di Castelvetrano riconducibile all’ex latitante Matteo Messina Denaro, con il quale ha anche un rapporto di parentela. Infatti un cugino di primo grado di sua moglie, Gaspare Como, attualmente detenuto al 41 bis ha infatti sposato la sorella di Matteo Messina Denaro, Bice Messina Denaro.


barreca report


Aurelio è già stato condannato a dieci anni di reclusione con sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo il 16 aprile 1997.
Anche per lui, però, il gip ha negato l'arresto per associazione mafiosa. Gli inquirenti riportano intercettazioni "con reiterati riferimenti" a Messina Denaro che, per i pm, sarebbe stato colui a cui "inviare o dal quale ricevere 'ambasciate'", anche per la risoluzione di conflitti. In un'intercettazione ambientale del febbraio 2021, tra l'altro, Filippo Crea, per i pm parte dell'alleanza tra mafie, parlando con altri diceva: "Oggi gli ho cambiato un milione e due a questa persona...che è entrato nel consorzio a luglio...ha 20 milioni interrati...il suo socio...è quello là il super latitante". Sempre la Dda ricostruisce una serie di "summit in Sicilia" che dimostrerebbero "i collegamenti tra il sistema mafioso lombardo e l'ex latitante".
Il 'Consorzio', come riportato dalla Procura di Milano, vantava peraltro contatti con il mondo della politica di Forza Italia e di Fratelli d’Italia soprattutto, come la ministra Daniela Santanchè e la sottosegretaria all'Istruzione Paola Frassinetti. Contatti e frequentazioni anche con esponenti politici locali come il sindaco di Abbiategrasso, Cesare Nai, e l’ex vicesindaco di Vigevano.


santanche daniela report


Sono considerazioni che non hanno retto al vaglio del Gip ma che ora sono in sede di Riesame.
Tra gli arrestati vi era anche Gioacchino Amico, non per associazione mafiosa ma per traffico di droga e estorsioni. Secondo le indagini milanesi avrebbe partecipato a numerosi summit di mafia come quello nella ditta 'Arredamenti Inox' di Errante Parrino. A questi incontri avrebbero partecipato alcuni tra i più pericolosi criminali della provincia di Milano come Antonio Messina, tra i principali fiancheggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro e Giuseppe Fidanzati, figlio del boss storico di Cosa nostra a Milano, Gaetano Fidanzati.
Secondo la procura, Gioacchino Amico è uno degli elementi centrali del consorzio mafioso. Inoltre, secondo le parole di Massimo Rosi, Amico sarebbe stato appoggiato da Matteo Messina Denaro e dalla famiglia Gambino, la seconda famiglia mafiosa più potente negli Stati Uniti.


parrino rai report


Il padre di Giorgia Meloni
Francesco Meloni
, condannato a 9 anni per traffico di droga in Spagna e padre di Giorgia Meloni, sarebbe stato un trafficante di droga legato al boss campano Michele Senese della famiglia Moccia di Afragola.
Va detto che Francesco Meloni ha abbandonato la moglie Anna Paratore e le figlie Arianna e Giorgia quando l’attuale presidente del consiglio aveva ancora un anno.
A riportarlo è stata la trasmissione Report nella quale il giornalista Giorgio Mottola ha intervistato Nunzio Perrella (collaboratore di giustizia dal 1992) il boss che fece entrare la camorra nel business dello smaltimento illecito dei rifiuti. Perrella, racconta Report, cominciando a rifornirsi di droga da Senese agli inizi degli '80 sarebbe arrivato a conoscere Francesco Meloni: "Ho chiesto a Michele se lui aveva hashish, fumo, e Michele ha detto: 'Sì. Abbiamo uno con la barca a vela che ci fa un viaggio al mese, due volte al mese. Io sapevo che si chiamava Franco e poi niente’”."Il cognome non lo sapevo" ha detto, ma a distanza di anni venne a conoscenza che era il padre di Giorgia Meloni.
È bene mettere in chiaro sin da ora che la Presidente del Consiglio non ha nulla a che fare con le attività del padre, con il quale ha sempre detto di non aver avuto rapporti negli ultimi 30 anni.


meloni francesco report

Francesco Meloni


Ma per quale motivo il padre dell'attuale premier avrebbe iniziato a trafficare droga?
Perrella ha detto che Franco Meloni avrebbe chiesto del denaro in prestito al padre di Michele Senese, che faceva l'usuraio, ma non essendo poi in grado di restituirlo si sarebbe messo a disposizione per trasportare droga per i Senesi.
Non è la prima volta che il passato di Francesco Meloni esce allo scoperto, già nel 2022 il quotidiano spagnolo El Español pubblicò la notizia con tanto di foto del suo arresto nel 1995 per narcotraffico nel porto di Maó, a Minorca.
Come affermato, Giorgia Meloni non ha contatti con il padre dal 1988. Mentre la madre, Anna Paratore tra gli anni '90 e gli anni 2000, dopo la separazione, sempre come raccontato da Report, avrebbe avuto una relazione con Raffaele Matano, socio in strettissimi rapporti con Franco Meloni nell'impresa 'No Fumo Mas' proprio in Spagna.

Per rivedere il servizio di Report: clicca qui!

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