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E’ agghiacciante il dato che emerge dall’ultimo rapporto di Save the Children: un rapporto che mette in luce le condizioni dei minori, vittime o a rischio di tratta e sfruttamento in Italia.

In Italia, nel 2021 sono state individuate 757 vittime di tratta, di cui oltre la metà (il 53%) di sesso femminile. I minori rappresentano circa il 35% (96 bambini e 168 bambine). Sul totale, 431 sono state le vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, 204 per sfruttamento di manodopera e 122 per altre finalità. Nel 2022 - si legge sul rapporto - 2.517 persone sono state valutate come possibili vittime di tratta e sfruttamento dai 21 progetti antitratta operativi sul territorio nazionale. Di queste, 1.611 sono persone di sesso femminile (il 64%), 830 di sesso maschile (il 33%) e 76 persone transessuali (3%). Tra tutte le persone valutate almeno 101 sono ragazzi e ragazze di minore età. Sempre nel 2022, 850 sono state le nuove prese in carico da parte dei progetti antitratta. Di queste, 501 sono persone di sesso femminile (58,9%), 300 di sesso maschile (35,3%) e 49 persone transessuali (5,8%). Tra queste nuove prese in carico, 14 erano minori al momento dellavvio del percorso. Nel 38% dei casi le persone sono vittime di sfruttamento sessuale, nel 27,3% vittime di sfruttamento lavorativo e nel 25,6% dei casi sono destinate allo sfruttamento. Tra le Regioni che prendono in carico più vittime di tratta e grave sfruttamento troviamo proprio la Sicilia. Sono tanti, troppi, i bambini e gli adolescenti che crescono in aree dove la condizione di sfruttamento dei genitori li rende vittime, sin dalla nascita, di un sistema di violazione dei loro diritti basilari sistematico e normalizzato”. Alla lunga, ed è questo l’amaro paradosso, loro stessi finiscono con l’essere vittime dello sfruttamento, cosa che li espone purtroppo anche ad abusi. E’ nel lavoro agricolo che il fenomeno ha più tristi e radicate consuetudini: in particolare nei territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo, in Sicilia, nella cosiddetta “zona trasformata” di Ragusa. I minori, figli di braccianti sfruttati, spesso trascorrono l'infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Sono bambini e ragazziinvisibili” per le istituzioni di riferimento, nemmeno censiti allanagrafe, cosa che rende più difficile avere un quadro completo della loro presenza sul territorio.

Quando entrambi i genitori lavorano, lassenza di asili e scuole dellinfanzia di prossimità, unita alla mancanza dei mezzi per raggiungere quelle del paese più vicino, costringono i bambini a restare da soli chiusi in casa o seguire al lavoro mamma e papà, dove capita anche di rimanere chiusi in macchina per ore, in attesa che i genitori terminino di lavorare. Se ci sono fratelli più grandi, sono loro a badare ai più piccoli, alimentando una spirale di isolamento e marginalità che nei casi più gravi può condurre allabbandono scolastico già a partire dai 12/13 anni.
In alcuni casi, poi, l'allontanamento dai banchi di scuola avviene anche per il coinvolgimento diretto dei minori nello sfruttamento lavorativo, già a partire dai 12-13 anni, con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. Un impegno che può iniziare già a 10 anni per dare una mano” nel periodo di raccolta.
Occorre - come chiesto dalla stessa organizzazione al ministero del Lavoro e delle politiche sociali - integrare il piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per lemersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli, da definire con le parti sociali e il terzo settore.
Anche un coordinamento tra prefettura ed enti scolastici, servizi sociali, associazioni e sindacati per monitorare la presenza dei minorenni nei territori agricoli e per una offerta attiva dei servizi di base sarebbe un’azione che riuscirebbe ad agire in profondità ed in maniera efficace.
   

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