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"Democracy Dies in Darkness" recita il motto del Washington Post.

Forse sarebbe il caso di introdurlo anche qui in Italia dal momento che si sta condannando all'oblio l'opinione pubblica: nei verbali delle intercettazioni non potranno più essere riportati i “dati che consentono di identificare soggetti diversi dalle parti”.

L’emendamento è stato presentato dal capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato Pierantonio Zanettin al disegno di legge Nordio, il provvedimento che abolisce il reato di abuso d’ufficio e modifica quello di traffico di influenze. L’emendamento Zanettin interveniva sull’articolo 268 del codice di procedura penale (sulla trascrizione dei nastri da parte della polizia giudiziaria) prevedendo che in ogni caso dovessero essere “esclusi i nominativi di persone estranee alle indagini, alle quali è garantito l’anonimato”.

Tra le norme al voto in Commissione giustizia al senato vi è stato anche il divieto per i pm di riportare nelle richieste di misure cautelari “i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione”. I giornalisti, invece, non potranno più riportare nemmeno qualsiasi dialogo che non sia stato “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”: quindi neanche le conversazioni citate nelle richieste del pm.

Il Governo, quindi, non intende fermarsi all'emendamento dell'ultragarantista' Enrico Costa (deputato di Azione) con il quale si impedisce ai giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare.

Vuole andare oltre, cancellando il diritto dell'opinione pubblica ad essere informata in nome della presunzione di innocenza.

Lo 'sbianchettamento' dei nomi dalle intercettazioni favorirà di fatto le mafie dal momento che i nomi di coloro che interagiscono con i membri dei clan (politici, imprenditori, faccendieri, funzionari infedeli), ma che non sono indagati, non verranno nemmeno trascritti e quindi non potranno essere pubblicate sui giornali.

Un colpo secco al cuore della democrazia.

Se questa norma fosse stata presenta in epoche passate il grande pubblico non avrebbe saputo, ad esempio, i nomi degli imprenditori che ridevano mentre gli abitanti de L'Aquila morivano a seguito del terremoto del 2009; i nomi di chi era implicato nello scandalo Palamara (intercettato all'epoca perché sotto indagine per corruzione), ma dalle sue conversazioni erano emerse anche informazioni sui modi in cui sarebbero stati pilotati gli incarichi in diversi uffici giudiziari il nome di Vincenza Bisognano (sorella dell’ex boss Carmelo Bisognano) e di altri che dalle intercettazioni ambientali (confluite nell’operazione antimafia di Messina denominata "Vivaio") parlavano dell'omicidio di Attilio Manca, famoso medico siciliano trovato morto il 12 febbraio 2004, ucciso perché aveva "riconosciuto" l'allora latitante e capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano.

Gli esempi sono molti, l'ultimo dei quali riguarda proprio il ministro dei Trasporti Matteo Salvini: nell’inchiesta sugli appalti Anas che ha portato agli arresti domiciliari per Tommaso Verdini era finita anche un’intercettazione in cui veniva nominato. Nell’estate del 2022 alcuni imprenditori, dopo le prime perquisizioni, avevano rescisso i contratti con la Inver di Tommaso Verdini ma poi il tutto era ripartito. Fabio Pileri, uno dei soci di Verdini, diceva al telefono: “Guarda caso stasera è arrivato l’invito a cena… guarda caso dopo che Salvini si è insediato, eh! Che tempistiche ragazzi! Vergognoso!”. Se dovesse essere approvata la norma di Zanettin, il nome di Salvini – che non è coinvolto nell’inchiesta né tantomeno è indagato – non potrebbe essere più scritto nei verbali.

Con questo nuovo provvedimento, arrivato i primi giorni di un anno che si prospetta essere tutt'altro che semplice, si oblitera la realtà, lasciano il popolo senza informazione.

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