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Il messaggio di Bergoglio a trent’anni dalla morte e a dieci dalla beatificazione di don Pino Puglisi

“La totale inconciliabilità tra ogni organizzazione criminale, mafia, Camorra o ‘Ndrangheta è Vangelo”. E’ stato questo il messaggio che Papa Francesco ha condiviso in occasione dell’evento che si è svolto nella giornata di ieri, a Roma, per ricordare il beato don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia il giorno del suo compleanno, il 15 settembre 1993 nel quartiere Brancaccio di Palermo. L’iniziativa è stata promossa dall’Università Lumsa e dalla Fondazione vaticana, e coincide con i dieci anni dalla beatificazione di don Puglisi: non soltanto un missionario, ma anche un rivoluzionario. Forse, per questo motivo, Bergoglio ha voluto precisare che don Puglisi è stato ucciso dalla mafia perché “voleva togliere la sua gente, soprattutto i giovani, dalle grinfie della mafia”. Poi, ricordando l’omelia pronunciata dalla Piana di Sibari il 21 giugno 2014, Bergoglio ha sottolineato anche che “la Chiesa non si stancherà mai di ribadire con forza che coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”. Difatti, anche durante il messaggio pronunciato in Calabria nel 2014, il Papa ha evitato divagazioni e senza giri di parole ha detto: “La ‘Ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa - ha proseguito Papa Francesco - che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Voi, cari giovani - ha continuato - non lasciatevi rubare la speranza!”.

L’invito alla preghiera per la pace
Infine, Papa Francesco, attraverso il ricordo di don Puglisi, ha rivolto un invito a non stancarsi mai di pregare, anche per le popolazioni colpite dalla guerra. “Il martirio e il sangue versato da don Puglisi sono diventati davvero un seme che in questi trent’anni dalla sua morte ha fruttificato e ci ha donato molte opere di bene e di pace. Quella pace - ha aggiunto - che manca a tanti nostri fratelli e sorelle che portiamo nel cuore, come le popolazioni dell’Ucraina, di Israele e della Palestina”.

Fonte: Corriere della Calabria

Foto © Imagoeconomica

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