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Si tratta dei poliziotti Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco. Avrebbero detto il falso in aula

Si celebrerà un nuovo processo per accertare la verità sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio in cui morì il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. A rischiare di finire alla sbarra sono nuovamente dei poliziotti del gruppo "Falcone e Borsellino".
Il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca e il sostituto Maurizio Bonaccorso si apprestano a chiedere un processo per Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco.
E’ stato già notificato loro l’avviso di chiusura indagini con l’accusa di falsa testimonianza.
I giudici del tribunale di Caltanissetta li avevano sentiti nell’ambito del processo, che ora si svolge davanti alla corte d’Assise d’Appello, contro l’ex dirigente Mario Bò, gli ex ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo (per i primi due è scattata la prescrizione, il secondo è stato assolto, il processo è adesso in appello). In primo grado, in aula, i quattro indagati avrebbero dichiarato il falso sotto giuramento.
“L’ispettore Maurizio Zerilli ha detto 121 non ricordo, e non su circostanze di contorno”, ha scritto la corte di Caltanissetta, presieduta da Francesco D’Arrigo, nelle motivazioni della sentenza che ha scavato nei misteri del falso pentito Vincenzo Scarantino, costruito ad arte dall’allora capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera. Reticenze e troppi non ricordo, oltre cento, additati anche all’ispettore Angelo Tedesco. Centodieci vengono recriminati al suo collega Giuseppe Di Ganci. Mentre il quarto, Vincenzo Maniscaldi, scriveva il tribunale, “non si è trincerato dietro ai non ricordo, ma si è spinto a riferire circostanze false”, ha scritto la corte. Dopo la trasmissione dei verbali ai pm, riporta La Repubblica, i quattro poliziotti sono finiti indagati, convocati in procura si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Foto © Shobha

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