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Report
racconta la faida interna a "Il Popolo della Libertà"

“Se vuoi fare queste considerazioni, fallo da uomo e non da presidente della Camera”. “Altrimenti che fai? Mi cacci?”.
Era il 22 aprile 2010 quando avvenne lo scontro in diretta TV tra i due leader de "Il Popolo della Libertà", Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. In seguito nacquero due nuovi partiti: "Fini. Futuro e Libertà" e "Fratelli d'Italia". La faida interna, secondo Report, fu anche provocata dall’appoggio alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza da parte del vice presidente della commissione parlamentare antimafia Fabio Granata.
L’ex killer di fiducia dei fratelli Graviano oltre a dare una ricostruzione nuova della strage di via d’Amelio, citò i nomi di Berlusconi e Marcello Dell’Utri, condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata). L'ex esponente del Pdl Fabio Granata, dopo lo scontro del 2010, fu tra i pochi ex di Alleanza Nazionale a rimanere fedele a Gianfranco Fini e a subirne le conseguenze. “Subito dopo - ha detto a Report - ci furono una serie di sospensioni e richieste di espulsioni che colpirono sia Fini, cosa gravissima, sia me, poiché avevo osato dire che Spatuzza era credibile e perché avevo cercato la verità e la giustizia sulla morte di Paolo Borsellino”. "Ho detto che boicottavano la ricerca della verità sulla morte di Paolo Borsellino, sì, e lo confermo", ha ribadito, sottolineando che "dare credibilità a Spatuzza significava fornire una chiave di lettura su quella strage e sul rapporto tra mafia e politica che conduceva, almeno in parte, a Dell'Utri". La reazione del governo Berlusconi fu senza precedenti: non rinnovò il programma di protezione a Spatuzza e il Pdl iniziò un'opera di delegittimazione del pentito. "Io avevo appena preso servizio come procuratore generale a Caltanissetta - ha raccontato Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo e attualmente Senatore - e ricordo che si temeva che Gaspare Spatuzza potesse vacillare e interrompere la sua collaborazione" ha detto l’ex magistrato; è stato percepito come un segnale “intimidatorio”, ha aggiunto.
Granata prese le difese di Spatuzza poiché aveva ascoltato il parere di tre procure della Procura Nazionale Antimafia, le quali lo ritenevano un collaboratore attendibile. All'interno di quel governo si aprì quindi uno scisma: Fini, Granata e altri colleghi fondarono un nuovo partito, mentre Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giorgia Meloni fondarono poco dopo Fratelli d'Italia, finanziato, sempre secondo Report, con 750 mila euro provenienti da Forza Italia. Da Fratelli d'Italia hanno comunicato che quei soldi rappresentano un rimborso dei finanziamenti e dei contributi versati al Pdl durante la legislatura in cui facevano parte dello stesso partito. Ma tale privilegio non è stato concesso a nessun altro ex membro di Alleanza Nazionale uscito dal “Popolo della Libertà”.

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