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Non un Presidenzialismo ma quasi.
La maggioranza è allineata sull'approvazione del disegno di legge costituzionale, che prevede l'introduzione del sistema di elezione diretta del Presidente del Consiglio in Italia. Questo sistema sarebbe accompagnato da un sistema elettorale maggioritario a turno unico, il quale garantirebbe al partito o alla coalizione con la maggioranza dei voti, senza alcuna soglia minima, il 55% dei seggi nel Parlamento. In breve, ciò rappresenta una forte protezione per le forze di maggioranza. L'obiettivo dichiarato è quello di far passare la riforma in prima lettura alla Camera prima delle elezioni europee, con un piano a lungo termine che prevede un referendum costituzionale tra due anni. Durante un vertice tenutosi nel pomeriggio di lunedì, le forze di centrodestra hanno espresso "piena condivisione" del testo, il quale è stato elaborato nei mesi precedenti dalla Ministra Maria Elisabetta Casellati di Forza Italia. Al vertice erano presenti anche i vicepremier Matteo Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, il Ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, oltre ai leader dell'Udc Lorenzo Cesa e di Noi Moderati Maurizio Lupi.
Secondo l'ultima bozza, il Presidente della Repubblica non avrebbe più il potere di nominare il Primo Ministro, come previsto attualmente dall'articolo 92, ma sarebbe in grado solo di conferire l'incarico basandosi sull'esito delle elezioni, mantenendo però il diritto di nominare i ministri, su indicazione del capo del governo. Il Primo Ministro incaricato avrebbe due possibilità per ottenere la fiducia del Parlamento. In caso di insuccesso, sarebbe previsto lo scioglimento obbligatorio di entrambe le Camere, eliminando la possibilità di scioglierne una sola, e il ritorno alle elezioni. Inoltre, la bozza prevede l'abolizione futura della figura dei senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica, limitando tale nomina solo agli ex Capi dello Stato. Questo è previsto dalla cancellazione del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, che attualmente conferisce il potere di nomina al Quirinale. Tuttavia, le norme transitorie specificano che i senatori di diritto a vita nominati secondo la vecchia procedura rimarranno in carica fino alla fine del loro mandato.
Infine, si prevede una "norma anti-ribaltone" che permetterebbe al Presidente della Repubblica, in caso di caduta del governo, di affidare un nuovo incarico solo al Primo Ministro dimissionario o a un altro membro del Parlamento appartenente alla maggioranza uscente. L'obiettivo è attuare le dichiarazioni politiche e gli impegni programmatici su cui il governo del Presidente eletto ha richiesto la fiducia delle Camere. Tuttavia, è stata scartata l'ipotesi di introdurre il meccanismo della "sfiducia costruttiva", come avviene in altri Paesi (come la Germania), dove i parlamentari devono indicare il nome di un Primo Ministro alternativo per sfiduciare il governo. In caso di sfiducia o dimissioni del Primo Ministro eletto direttamente, le Camere verrebbero sciolte e si procederebbe a nuove elezioni. La bozza prevede anche una norma "anti-ribaltone", voluta soprattutto da Forza Italia, che consente al Presidente della Repubblica di assegnare l'incarico di formare un nuovo governo solo al Primo Ministro dimissionario o a un altro parlamentare eletto e collegato al Presidente del Consiglio. Questa norma mira a impedire l'ascesa di figure di tecnici o non parlamentari alla carica di Primo Ministro, come è accaduto in passato, ad esempio, con Monti, Draghi e Renzi.

Foto © Imagoeconomica

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