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E’ una vera e propria bufera quella che si è abbattuta su Salvatore Geraci (in foto), deputato all'Ars della Lega e membro della commissione Antimafia, nonché sindaco del Comune di Cerda, in provincia di Palermo. Per la Procura di Termini Imerese avrebbe cercato di costringere il comandante dei vigili a modificare il percorso della Via Crucis dell'anno scorso. A Geraci viene inoltre contestato anche l'abuso d'ufficio per la Sagra del Carciofo.

Al momento da parte di Geraci, soltanto una sola, stringata - e anche sibillina - replica del sapore folkloristico: "Solo mascariamento!” L’ex compagno del partito di Cateno De Luca, La Vardera, dichiara: “Sospetti gravi, si dimetta dalla commissione”.

I fatti. Geraci avrebbe, il 14 febbraio 2022, cercato in tutti i modi di far transitare la processione del Venerdì Santo sotto casa del boss Vincenzo Civiletto a Cerda, arrivando a minacciare il comandante della polizia municipale che invece aveva previsto la deviazione come deciso dall’ordinanza del questore di Palermo. Invece Salvatore Geraci, componente della commissione regionale Antimafia, non voleva sentire ragioni. Uno stratagemma, sostengono i pm, per "ottenere consenso elettorale da parte della comunità e il favore del comitato della Madonna Addolorata di Cerda". Ma il primo cittadino (che di recente ha lasciato il partito di Cateno De Luca per approdare a quello di Matteo Salvini) avrebbe anche consentito ai commercianti che avevano installato degli stand durante la scorsa Sagra del carciofo di non pagare la Tosap dovuta al Comune.

Il sindaco avrebbe convocato nel suo ufficio il capo dei vigili per "fare i conti", visto che gli era "andato contro". Geraci avrebbe detto: "Quando parlo io devi stare fermo, zitto e sugli attenti, non gesticolare. Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che dico io. Prendi carta e penna, scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa". Per l'accusa, inoltre, l'indagato avrebbe sottratto il cellulare a Biondolillo, temendo di poter essere registrato.

Noi ci proclamiamo garantisti per definizione e quindi i fatti, al di là di alcuni riscontri oggettivi al momento (come le intercettazioni) vanno comunque approfonditi e le accuse provate, e questo è un dato. Rimane però il fatto che ancora una volta, seppur sullo sfondo, lunghe e dense ombre si addensino attorno all’Antimafia siciliana, di cui a memoria l’affaire Montante è uno dei più significativi passaggi, da questo punto di vista. E’ lecito pensare che a lungo andare diventi il “luogo sicuro” dove cercare di confondersi nel mettere in atto le trame di un certo malaffare che in Sicilia mescola, da tempo immemore, l’interesse pubblico con quello privato e l’interesse privato - ahimè - con la criminalità organizzata. O no? Sciascia ci ha insegnato a leggere i fatti criminali oltre i fatti stessi, dal punto di vista letterario e della narrazione certo, ma sempre con un acuto sguardo sociologico: la Sicilia, le sue contraddizioni, e tutti i suoi colori, la capacità mimetica di una certa borghesia mafiosa e classe politica che camaleonticamente riesce a mescolare, e a mescolarsi, per confondere l’opinione pubblica. Se stiamo sempre dalla parte dei buoni, e ci stiamo tutti, i cattivi, dove sono?
  

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