Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Svolta nell'indagine sulla morte del referente del clan Capriati che determinò un 'vuoto di potere' permettendo la scoperta degli assetti organizzativi

I carabinieri del comando provinciale di Bari, coadiuvati in fase esecutiva dai militari dei reparti competenti per territorio, dal Nucleo Cinofili di Modugno e dal personale dello Squadrone Eliportato 'Cacciatori Puglia’, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare a carico di numerose decine di indagati, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminale operante nel sud barese, dedito al traffico di sostanze stupefacenti. Sessantadue gli arrestati. Contestati anche reati di riciclaggio, sequestro di persona e rapina, detenzione di armi, estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’organizzazione operava soprattutto nel sud della provincia di Bari, in particolare a Putignano, Castellana Grotte, Noci, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva delle Fonti, ed era molto radicata.

Vengono considerati appartenenti ad una organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti ma nelle indagini è finita anche l'estorsione a un commerciante. L'organizzazione operava sotto l'egida del clan Capriati del capoluogo: era composta da numerosi affiliati e strutturata su base piramidale, con ramificazioni in diverse parti del territorio. Sono contestati anche i reati di riciclaggio, sequestro di persona e rapina, detenzione di armi, estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento scaturisce dall'indagine, convenzionalmente denominata ''Partenone'', condotta dal 2019 al luglio 2022 dalla Sezione Operativa del Comando Compagnia di Monopoli e dalla Stazione Carabinieri di Putignano mediante intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, nonché servizi di osservazione controllo e pedinamento e attività di perquisizione e sequestro. L'attività investigativa trae origine dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia sul ruolo di Carmelo Recchia, 47enne di Castellana Grotte, indicato quale referente del clan in quel comune. I riscontri a tali dichiarazioni hanno consentito di documentare, dapprima, un'intensa attività di spaccio condotta e gestita dallo stesso uomo nel territorio di Castellana (anche tramite familiari e pusher), nonché i suoi legami con un noto pregiudicato di Putignano, che opererebbe nel quartiere di San Pietro Piturno, dal quale si riforniva abitualmente e da lungo tempo (prevalentemente per cocaina e, all'occorrenza, hashish).

A segnare una svolta per l'indagine è stata la morte, nel gennaio 2020, del referente del clan Capriati nel comune di Putignano, un evento che ha determinato un 'vuoto di potere' che ha permesso agli investigatori di disvelare gli assetti organizzativi preesistenti e i possibili successori nella gestione remunerativa del narcotraffico nei comuni di Castellana Grotte e Putignano e che sarebbero stati designati dal clan. Proprio a seguito del decesso vennero captate importanti conversazioni nel cui ambito veniva commentato il 'passaggio di consegne', così documentando il subentro di un altro indagato nella posizione verticistica. Sono venute, quindi, alla luce l'esistenza e la struttura organizzativa dell'associazione, con emersione delle zone di competenza territoriale, dei ruoli e degli assetti di potere. In particolare, è stata ricostruita una struttura organizzativa basata su articolazioni territoriali (Castellana Grotte, Putignano, Noci, Polignano a Mare, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva delle Fonti), tutte indipendenti funzionalmente ma correlate fra loro attraverso forniture incrociate di stupefacenti e sottoposte alla direzione unitaria garantita dalla famiglia Capriati. L'organizzazione presentava, a monte, una struttura piramidale con in cima la famiglia Capriati e, in posizione immediatamente subordinata, C.D., noto anche come 'La Bionda', quarantunenne di Putignano. Quest'ultimo avrebbe accentrato a sé la gestione della cassa e delle forniture, versando il dovuto alla famiglia Capriati, dopo aver raccolto i proventi dello spaccio dai vari referenti territoriali. I responsabili delle varie articolazioni provvedevano alla successiva distribuzione agli spacciatori, stabilivano il prezzo di vendita all'ingrosso e al dettaglio, organizzavano l'attività degli spacciatori sul territorio e, talvolta, provvedevano direttamente allo spaccio, poi, personalmente o per il tramite di altri sodali, riscuotevano i proventi e ripartivano le quote tra gli appartenenti al gruppo, reclutando infine nuovi spacciatori.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos