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"Se io ho paura? Cerco di non pensarci, ma è normale che la paura ci accompagni. Se dicessi di no, sarei un buffone. Sto sotto scorta, i miei angeli custodi mi aiutano, poi sarà quello che Dio vorrà". Don Maurizio Patriciello, il 'parroco anticamorra' di Caivano, dice anche questo dai microfoni di Rai Radio2, intervistato per 'I Lunatici' da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio e torna sulla 'stesa' dell'altra notte considerandola come "la risposta di una debolezza della camorra". "Io ci leggo questo, una manifestazione di forza che a ben vedere potrebbe essere letta come una dimostrazione di debolezza. Se non succede niente - osserva - la camorra non ha motivi per fare tanto chiasso. Se lo fa è perché si sente più debole. Questa è una mia chiave di lettura". "Dobbiamo lottare contro certa gente - esorta don Patriciello - perché il bene possa emergere. Qui le persone sono terrorizzate, non scendono di casa. Io l'ho detto e lo ripeto. È inconcepibile che in Italia, in Europa, ci sia un luogo dove la camorra possa fare queste cose. Dove ci sia un popolo che deve sopportare tutto questo. L'Italia non è un Paese in guerra, vive in pace, è un Paese democratico e civile e gli abitanti di Caivano - è il rinnovato - hanno tutti i diritti degli altri italiani. Non pretendiamo altro". "È successa una cosa che si è verificata purtroppo tante volte", osserva ancora il sacerdote che spiega agli ascoltatori cosa si intenda per 'stesa': "Un insieme di motociclette di grossa cilindrata, cavalcate da persone che arrivano a volto coperto, con armi pesanti, che passano per viali terrorizzando tutti e sparando all'impazzata. La gente scappa in preda al panico, alla paura e all'angoscia, poi loro vanno via lasciando dietro di sé una scia di morte, dolore e rassegnazione". "La cosa strana - avverte - è che è successo per ben tre volte in pochi giorni". "Se c'è speranza? Certo, io sono un prete, non posso perdere la speranza. Ci sono giorni in cui la speranza si presenta con un volto più luminoso ed è facile andarle dietro, altri in cui è più complicato. Oggi mi sento un po' come un cercatore di tartufi: quando la speranza è più nascosta, bisogna andare a cercarla", osserva ancora. "Sono convinto che la denuncia del male rientra a pieno titolo nell'annuncio del Vangelo e al male bisogna saper dare il nome che in quel momento ha il male, che sia camorra, mafia, senza rimanere nel generico. Dobbiamo coinvolgere in questa lotta tutte le forze buone dello Stato. Il Parlamento, il governo, la Regione, i servizi sociali", ribadisce don Patriciello.

Fonte: Agi

Foto © Deb Photo

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