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Il 27 maggio del 1923 nasceva a Firenze Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (in foto), per tutti, e dopo i voti, Don Lorenzo Milani: presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano destinato a rivoluzione il concetto stesso di scuola, un patrimonio ricchissimo e fondamentale ancora oggi. Nei cento anni dalla sua nascita un comitato creato Ad hoc organizzerà in giro per l’Italia una serie di iniziative dedicate ad approfondire il tema del contrasto alla dispersione scolastica. Tenendo a mente la grande lezione di Don Milani oggi chi chiediamo qual’è il compito della scuola? A cosa è chiamata l’istituzione scolastica nella crescita e nella formazione dell’individuo in una società (mondiale) complessa e stratificata come la nostra?
Il primo compito è chiaro e noto: trasmettere il sapere e la cultura. Il secondo compito della scuola è sicuramente preparare i giovani alla società in cui vivranno, in modo che essi siano prima di tutto in grado di capire quella società e poi di contribuire al suo cambiamento.E fino a qua la teoria , una teoria che si scontra con “l’altra” scuola, quella che purtroppo molti giovani imparano tra le strade - non solo periferiche - di molte delle nostre città ostaggio di una criminalità che fa dell’indottrinamento, del modello alternativo (a chissà quale poi!) la propria forza  nel reclutare i giovani criminali di domani. Il dibattito di queste ore sul nuovo decreto che di fatto abbassa la soglia dell’imputabilità lascia dietro di sé una scia di polemiche ed un dibattito che aperto, difficilmente si riuscirà a chiudere: perchè non è la repressione l’arma più efficace per combattere la forza “persuasiva” della criminalità, soprattutto rispetto le fasce più giovani, bensì una attenzione maggiore rispetto ai mezzi e alle risorse di una scuola che , soprattutto in Sicilia, presenta numeri di abbandono scolastico altissimi-con punte del 25%- per una società sedicente civile.
“Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. Se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati” scriveva Don Milani.

Adriano Rizza è il Segr. Gen. FLC CGIL Sicilia, sindacato siciliano dei lavoratori del settore della conoscenza.
Nell’anno del centenario della nascita di Don Milani, le cui celebrazioni prendono il via proprio a Catania il prossimo 28 e 29 settembre, è doveroso prendere spunto dalle sue parole e dal suo insegnamento, partendo da quell’idea di una scuola aperta ed inclusiva finalizzata a promuovere lo sviluppo di tutte le intelligenze, anche quelle dei soggetti culturalmente e socialmente svantaggiati.
La risposta ai problemi del sistema d’istruzione in molti contesti territoriali del nostro paese, e non soltanto Sicilia e Campania, non può essere il DL Caivano che, per quanto ci riguarda come ha dichiarato la segretaria generale della FLC CGIL Gianna Fracassi, ha un approccio esclusivamente repressivo.
Bisogna investire sulla scuola garantendone la presenza in modo capillare in tutti i territori e non chiudendo il 10% delle autonomie scolastiche; ridurre il numero degli alunni per classe; aumentare il tempo scuola; pensare a un organico funzionale per ridurre drasticamente, o meglio ancora eliminare, il precariato; valorizzare il lavoro del personale scolastico con uno stipendio dignitoso alla pari dei docenti del resto d’Europa.
Sono scelte coraggiose che richiedono un impegno economico importante ma il diritto all’istruzione, come quello alla salute, dovrebbe avere priorità assoluta per ogni classe politica che si rispetti. Le risorse ci sono, bisogna solo andarle a prendere. Dei 913 miliardi dichiarati al Fisco, il 75 per cento arriva proprio dal lavoro dipendente (490) e dalle pensioni (276). Ne mancano quasi 100 MLD all’appello, ma per la scuola basterebbe molto meno!”.
Scelte coraggiose, come sottolinea Rizza, ma scelte che devono essere fatte se si vuole che la scuola torni ad essere l’istituzione il cui mandato  universale è delineato  nella nostra carta costituzionale, nel suo art. 34:
"La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso".

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