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Il fondatore di Libera ha ricordato che l’Italia è tra i Paesi europei con la percentuale più alta di povertà educativa

La politica deve dare risposte concrete e creare le giuste condizioni per le persone che vivono in quelle realtà”. Queste le parole che don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ha utilizzato durante la trasmissione “In Onda” di La7 dopo la recente visita della premier Giorgia Meloni a Caivano, il Comune a nord di Napoli, da poco finito al centro della cronaca giudiziaria a causa di uno stupro che sarebbe avvenuto ai danni di due cuginette, ma anche per essere una tra le maggiori piazze di spaccio in Europa. Un luogo di violenza simile a molti altri, dove l’unica speranza sembra essere riposta nella presenza di sacerdoti come don Maurizio Patriciello, che a Caivano svolge la sua attività sacerdotale, mettendo in pratica il vangelo al fianco degli ultimi e degli emarginati; un’attività che spesso comporta anche rischi considerevoli per la propria incolumità. Anche su questo aspetto, don Ciotti ha voluto fare una precisazione: “Prete antimafia, prete antidroga oppure prete di strada, queste sono etichette che non vanno bene. Noi siamo preti - ha spiegato - e facciamo i preti. Ce la mettiamo tutta per lottare contro il male, per la giustizia sociale, per la libertà e la dignità delle persone”. Nei quartieri come quelli di Caivano, “ci sono persone meravigliose che chiedono dignità e delle opportunità”, ma quando queste mancano e “non ci sono gli appigli oppure i servizi per le persone, nascono delle situazioni di fragilità, di smarrimento e di fatica”. All’interno di circostanze come queste, subentra “il ruolo che ha la politica: dare delle risposte concrete, al di là del saper abbellire un palazzo”. Bisogna risolvere il problema del traffico e dell’uso delle sostanze stupefacenti, “ma la risposta non può essere consegnata solo alla presenza militare” inviando i soldati nelle strade; sono ricette che non funzionano, dal momento che i delinquenti “si spostano e vanno da un’altra parte”. Servono “condizioni sociali, educative e culturali”. Per questo motivo, “nei territori bisogna promuovere una serie di opportunità e di servizi per le persone”. Un metodo che dovrebbe essere una consuetudine “per tutte le  periferie che si trovano ai margini del nostro Paese”. Ma la cura passa anche dalla prevenzione. Così, in linea con le preoccupazioni della premier Meloni che durante la sua visita a Caivano ha detto: “Temo che episodi come questi siano più di quelli emersi”, il fondatore di Libera ha ribadito che le famiglie e i ragazzi vanno aiutati anche attraverso una “prevenzione che chiama in gioco la scuola insieme ad altre agenzie educative”. Nell’Italia dei ‘Neet’: i giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione, emerge infatti una grande povertà educativa, la più alta in Europa, che si aggiunge inevitabilmente a quella economica. “L’Italia è tra i Paesi europei con la percentuale più alta di povertà educativa e dispersione scolastica. Ci sono delle responsabilità - ha spiegato don Ciotti - e il pensiero va ai giovani che si sono persi per strada e vivono in contesti dove non riescono a trovare le opportunità e dei riferimenti necessari per fare un salto di qualità. Noi dobbiamo fare di più e portare il nostro contributo - ha concluso - anche alzare il volume della nostra voce per chiedere ciò che è giusto”.

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