La nuova legge Tajani-Crosetto che limita il ruolo dell’UAMA potrebbe favorire l’invio di armi ai Paesi fuori dalla Nato
Il governo intende riformare la legge 185 del 1990 che regola l'esportazione, l’importazione e il transito dei materiali di armamento. Secondo il governo, le novità che sono arrivate nella giornata di ieri in Consiglio dei ministri con un disegno di legge che dovrà essere approvato in Parlamento, serviranno a snellire le procedure di autorizzazione. Non ci stanno le associazioni pacifiste che hanno contestano la decisione, ribadendo i rischi causati da una “centralità” dell’autorità nazionale su una questione delicatissima che oggi spetta all’UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento); la quale potrebbe essere privata del suo ruolo di controllo, determinando per questo un’accelerazione favorevole della vendita di armi verso Stati e regimi in cui non viene garantito il rispetto dei diritti umani. Il testo che modifica la legge sul commercio nel settore della Difesa, proposto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, con la partecipazione del ministro della Difesa Guido Crosetto, prevede infatti il rafforzamento del Cisd, il Comitato interministeriale per gli scambi di materiale di armamento, già previsto dalla legge del 1990 e negli anni accantonato, ma che oggi verrebbe istituito direttamente dalla Presidenza del Consiglio; presieduto dunque dal premier e dai ministri degli Esteri, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e del Made in Italy. Se il testo dovesse essere approvato in Parlamento, sarà compito del Cisd - ha fatto sapere “Il Fatto Quotidiano” - formulare gli indirizzi generali per l’applicazione della legge e delle politiche di scambio nel settore della Difesa, ridimensionando in maniera considerevole il ruolo dell’UAMA. Dal governo hanno fatto sapere che al momento sono necessari tempi troppo lunghi per autorizzare la vendita di armi all’estero: “Per una licenza di compravendita con Paesi interni all’Ue - hanno spiegato - potrebbero essere richiesti oltre sei mesi”. Ciononostante, qualche problema potrebbe presentarsi con i Paesi extra-Ue e fuori dalla Nato, come Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto, sui quali il Cisd potrebbe dare esito positivo per la compravendita di armi, nonostante i fatti recenti e drammatici che hanno coinvolto questi stessi Paesi. L’analista tra i fondatori di Rete Pace e Disarmo, Francesco Vignarca, spiegando le possibili conseguenze di una scelta del genere, ha commentato: “Se così fosse, l’UAMA sarebbe svuotata e si limiterebbe a svolgere funzioni burocratiche”, diventando un organo esecutivo rispetto a quanto stabilito dal Cisd. “Già adesso l’UAMA fa periodiche riunioni coi ministeri interessati - ha precisato Vignarca - dunque, il governo ha tutta la possibilità di confrontarsi senza bisogno di ‘commissariarlo’. Quando, nel 2013, il Parlamento ratificò l’Arms Trade Treaty (il Trattato sul commercio delle armi), disse che non c’era bisogno di inasprire la legge 185 del 1990 perché conteneva già tutte le indicazioni di quel Trattato. Non era esattamente così, perché la vendita ai regimi è più stringente. Adesso che si tocca la legge del 1990 - ha concluso Vignarca - bisognerebbe farlo non soltanto per inserire il Cisd, ma pure per integrare le norme del Trattato”.
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