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Tra lusso e canzoni neomelodiche, la Camorra è tra i “brand” più seguiti dal giovane pubblico

Con il passare degli anni la mafia è stata oggetto di importanti cambiamenti e tutti a scapito della società civile. Attraverso una metamorfosi riconoscibile sia dal ridimensionamento degli omicidi che dall’emancipazione e spettacolarizzazione della vita criminale, la nuova realtà mafiosa, crocevia tra domanda e offerta, unisce chi da un lato può “vantare” una propria appartenenza già consolidata all’interno delle organizzazioni criminali, con chi, dall’altro, vorrebbe farne parte.
Un pericolo soprattutto per le nuove generazioni che attraverso i vari social network, Tik Tok in primis, provano a sbarcare il lunario emulando le nuove icone del crimine.
I video ben curati ed accompagnati da canzoni neomelodiche e trap, ostentando uno stile di vita fatto di armi, droga, soldi, auto sportive e donne oggetto, favorendo per questo una facile semplificazione per l’accesso ed il reclutamento alla vita criminale. Difatti, attraverso un linguaggio articolato e composto da emoticon e simboli vari, i camorristi napoletani spopolano su Tik Tok ispirando anche altre organizzazioni criminali. Dalla mafia dei Casamonica di Roma, a quella foggiana, quasi in segno di ammirazione verso i “colleghi” partenopei, i vari video postati sui canali social si presentano al giovane pubblico con musiche tipiche del genere neomelodico napoletano.
Del nuovo fenomeno fatto di influencer criminali se ne è parlato anche sabato 28 maggio negli studi di “ViaCondotti21”, durante l’evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia in collaborazione con il Gruppo Pubbliemme, Diemmecom, LaC Network e l’Università LUISS, attraverso il canale streaming di LaCNews24.
"Un tempo i camorristi cercavano di farsi accettare dalla popolazione, tenendo nascoste le attività criminali. Oggi la ricchezza che viene dal crimine deve essere ostentata e il canale preferito dei giovani camorristi è Tik Tok. Ci sono i TIK TOK celebrativi in cui si ostentano Ferrari sotto la Torre Eiffel, altri dedicati ai boss detenuti al 41-bis e, altri ancora, alle commemorazioni celebrative per i morti ammazzati. Con questo metodo, la Camorra ha ovviato al divieto dei funerali pubblici. Infatti, oggi i funerali dei boss si fanno su Tik Tok". Queste le parole di Luigi Sabino, giornalista del Mattino che, insieme ad altre considerazioni esposte durante l’evento, hanno delineato il nuovo profilo mediatico della criminalità organizzata.
Anche Cesare Giuzzi del Corriere della Sera, spiega che lo stereotipo del mafioso rozzo del sud, è un concetto superato, così come l’idea che la mafia al Nord non avrebbe mai attecchito: “Per gli imprenditori del Nord la 'Ndrangheta è un brand affidabile con cui fare affari. Non ha più bisogno neanche di fare paura, alcuni personaggi si sono fatti corrompere con una escort”.
Durante l’incontro moderato dal Direttore Editoriale di LaC Network Alessandro Russo, le opinioni continuano descrivendo il fenomeno anche attraverso le parole dello scrittore ed ex Questore Piernicola Silvis: “Qualcuno dice che la mafia non esiste più perché non ammazza più nessuno. È vero l’esatto contrario.” - continua - “La criminalità organizzata non ammazza più nessuno perché non ne ha neanche bisogno. Questo la rende ancora più pericolosa. La 'Ndrangheta è uscita dalla Calabria e fa affari al Nord, è la sua evoluzione. Oggi le seconde e terze generazioni delle famiglie della 'Ndrangheta calabrese sono manager che hanno studiato alla Bocconi”.

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