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Oggi la città piange per la morte degli operai della gru di via Genova. Alle 11, in Duomo, l'ultimo saluto a Filippo Falotico, vent'anni appena, la più giovane delle tre vittime. A celebrare la funzione l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, il quale nella sua omelia ha puntato il dito contro la speculazione della “vita altrui”. E’ inaccettabile che, in un Paese che vuol essere tra i più avanzati, si debbano registrare così tanti e così gravi episodi di incidenti e infortuni sul lavoro, mortali o invalidanti. C'è bisogno, mi pare, di una adeguata legislazione, e di tutti quegli investimenti negli organismi di controllo affinché le leggi vengano applicate. E c'è anche una questione di mentalità: occorre comprendere che i costi della sicurezza sono il vero risparmio, sono il vero investimento, tanto per gli imprenditori che per i committenti e i lavoratori stessi", ha proseguito l'arcivescovo di Torino osservando che "la scomparsa di questi lavoratori ci coinvolge tutti”. Le altre due vittime, Roberto Peretto e Marco Pozzetti, così come disposto dalle famiglie, saranno invece trasferiti nei comuni dove vivevano, in Lombardia.  Anche oggi i torinesi hanno proseguito il loro mesto e silenzioso pellegrinaggio sul luogo del disastro portando fiori, lumini, biglietti. "Sei andato via troppo presto insieme ai tuoi colleghi - ha scritto una coppia amica di Filippo - per una causa ingiusta. Fai il bravo lassù Fil, e insegna agli altri come stare in maniche corte a -2 gradi". Oltre alle vittime ci sono state anche 3 feriti: uno è un collega delle vittime – Mirzad Svrka, 39 anni, residente a Chivasso (Torino) – e due passanti, un uomo di 33 anni e una donna di 61, che sono ricoverati, in codice giallo, al Centro Traumatologico Ortopedico di Torino che in serata ne ha dimesso due, il quarto operaio rimasto ferito e uno dei due passanti che ha riportato un trauma vertebrale e una prognosi di 60 giorni, mentre la seconda resta in osservazione per un leggero trauma cranico e in stato di choc.
La gru su cui lavoravano i tre operai è crollata su un palazzo di sette piani in via Genova, a Torino, nel popoloso quartiere Nizza Millefonti, a pochi passi dal Lingotto.
Sono due gli impianti coinvolti nel crollo: il primo è la gru vera e propria, fornita dalla ditta Loca-Gru; il secondo è il mezzo – dell’azienda Calabrese – che serviva per l’assemblaggio. Dalle prime ricostruzioni, secondo quanto riferito dal comandante provinciale dei vigili del fuoco, Agatino Carrolo “c’è stato un cedimento alla base della gru che ha comportato a cascata il crollo della struttura reticolare che serviva per le operazioni di manutenzione della facciata”. “Qui sotto c’era la coda all’ufficio postale e pochi metri più in là c’è la fermata dell’autobus. Poteva essere una strage” ha racconta un operaio del cantiere. Oggi ci sono stati gli accertamenti tecnici sul luogo del disastro. I consulenti hanno riportato un cedimento nell'asfalto che avrebbe potuto provocare la caduta della gru, tuttavia non si hanno conferme che sia la causa dell'incidente. Nello specifico la leggera flessione è stata notata in corrispondenza di uno dei 'piedi' di appoggio dell'autogru: per gli esperti, comunque, non si può ancora tracciare un collegamento diretto. Altre deformazioni dell'asfalto ("buchi da caduta") risultano visibili nei punti in cui si sono abbattuti grandi blocchi di cemento o altro materiale. Ulteriori accertamenti hanno rilevato che la gru era in piena efficienza e che per buona probabilità si sarebbe trattato di un errore umano: "Di incidenti sul lavoro ne ho seguiti tanti. L'esperienza e le statistiche dicono che per il 90% sono attribuibili a un errore umano e per il 10% a difetti nei macchinari o quant'altro, e non penso che questo caso sia diverso" ha detto Alberto Giulietta, uno degli specialisti che a Torino, per conto di una delle aziende interessate, si stanno occupando del crollo della gru costato la vita a tre operai. "Dalle immagini - osserva - risulta che le vittime fossero imbracate correttamente e stessero operando seguendo le regole di sicurezza. A venire giù è stata la struttura. Bisogna capire perché. Vedremo".

Foto © Imagoeconomica

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