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impastato felicia da wikimafiadi Salvo Vitale
Il 7 settembre si darà il via alle  riprese per la realizzazione di un film tv dedicato alla figura di Felicia Impastato,  Il progetto è stato proposto da Rai Uno, prodotto dalla Casa di Produzione “11 Marzo” di Matteo Levi. e nasce 15 anni dopo "I cento passi",il film di Marco Tullio Giordana che ha dato alla figura di Peppino Impastato una dimensione internazionale. Dopo la memorabile interpretazione di Lucia Sardo, questa volta l'attrice che impersonerà  Felicia sarà Lunetta Savino. La regia è di Gianfranco Albano, autore di alcuni film per la televisione, come “Brancaccio” e “il Figlio della Luna”. La sceneggiatura é stata scritta da Monica Zappelli, già coautrice della sceneggiatura de "I cento passi", con la quale vinse, assieme a Giordana e a Claudio Fava il Leone d'oro al festival di Venezia nel 2000, e da Diego De Silva.  
Mentre si aspetta con ansia il nuovo ciak è utile dire che, diversamente dalle notizie giornalistiche comparse in questi giorni, nulla di quanto sarà girato è una novità. La figura di Felicia era già stata tratteggiata nel libro "La mafia in  casa mia", un'intervista a Felicia registrata da Umberto Santino e da Anna Puglisi, pubblicata dalle edizioni "La Luna" di Palermo nel 1987, cui è seguito,  sempre a cura dei due autori, nel 2005 "Cara Felicia" (quaderni del Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato).

Nel 2007 è stato pubblicato dall'editore Navarra "Felicia, tributo alla madre di Peppino Impastato", a cura di Guido Orlando e Salvo Vitale: quest'ultimo ha cercato di marcare i contorni più importanti della vita di Felicia nel suo recente "Cento passi ancora", che, in precedenza, è servito da schema di sceneggiatura al primo film su Felicia girato a Cinisi da Gregorio Mascolo, un regista napoletano che, dopo alcuni cortometraggi  e  interviste a Felicia, nel 2010 si è cimentato con un lungometraggio e con le difficoltà relative sia al momento della produzione, ma soprattutto a quello della distribuzione, oggi  in mano a ristretti circuiti nei quali è difficile penetrare, gestiti da gruppi ai quali interessa solo “far cassetta". Il film racconta, in modo intenso e dettagliato, i difficili anni, quasi un quarto di secolo, che vanno dalla morte di Peppino Impastato fino alla condanna del suo mandante, Gaetano Badalamenti, attraverso gli occhi di Felicia, interpretata dall’attrice Angela Vitale. Con la precisione di un documentario e con l’intensità di un film drammatico vediamo trascorrere i giorni di questa donna, all’apparenza  fragile, fortemente decisa a dare giustizia a suo figlio. Accanto a lei il figlio Giovanni, la nuora Felicetta e tutti gli amici e compagni più vicini a Peppino. Molti esterni sono girati nei luoghi in cui Impastato è vissuto ed è tragicamente morto.
 Per la stesura della sceneggiatura ci sono voluti 4 anni, con non poche difficoltà, in quanto è stato necessario ricostruire una vicenda giudiziaria molto complessa costituita da rinvii, archiviazioni e  depistaggi, durata circa 22 anni, prima di giungere alla condanna all’ergastolo di Gaetano Badalamenti. Un ruolo importante è dato a Franca  Imbergamo, Pubblico Ministero nel processo contro Badalamenti. In pratica si è trattato di un film girato con attori dilettanti, quasi tutti del posto, con mezzi estremamente poveri. Il sottotitolo del film è uno slogan che è nato a Cinisi e che è poi diventato patrimonio di tutto il movimento antimafia: “La mafia uccide, il silenzio pure”.
Il nuovo film, per quel poco che è dato di sapere, non si discosta dal vecchio e rappresenta, in un certo senso, la continuazione del film di  Giordana, la cui impronta  non è facile cancellare.
L'avvio  è dato dal momento  successivo all’omicidio di Peppino Impastato, quando iniziano le indagini dei carabinieri, che, in linea con le intenzioni dei mafiosi, provano, in un primo momento a presentare il delitto come attentato terroristico e, in subordine, come suicidio; segue l’indagine alternativa fatta dai compagni di Peppino, la ricerca delle prove, la decisione della famiglia di costituirsi parte civile, le lunghe vicende processuali di apertura e chiusura delle indagini portate avanti dai giudici Signorino, Chinnici, Caponnetto, Falcone, De Francisci, Imbergamo. In mezzo ci sono le minacce a Giovanni, fratello di Peppino, le sue vicende familiari, le paure, i momenti di gioia per i passi avanti delle indagini, le difficoltà di operare in un ambiente intriso di mafia, come Cinisi, la chiusura della radio, le manifestazioni e infine  la sentenza di condanna per Gaetano Badalamenti e per il suo vice Vito Palazzolo. Una serie di flashback fanno rivivere  la travagliata vita di Felicia, la sua adolescenza, le sue  mancate nozze con un fidanzato che piaceva al padre , le sue nozze con Luigi Impastato, e quindi lo stretto contatto con i mafiosi frequentati dal marito. Significativa la presenza di alcuni boss, come Cesare Manzella, cognato di Luigi, Tano Badalamenti, Luciano Liggio.
“ Per circa un anno, ha detto Mascolo, sono andato in giro portando con me la sceneggiatura, accompagnata dal mio grande entusiasmo. Inutile dire che non ho trovato nessuno disposto ad aiutarmi per la realizzazione del film altrettanto inutile dire a chi l’ho proposta.  Alla fine il film l’ho realizzato. Mi sono inventato un progetto d’impresa e dopo averlo sottoposto ad alcuni amici, vecchi compagni di scuola e non, insieme abbiamo costituito la Dream film Italia, e quindi, investendo i nostri risparmi, per un totale di 120.000,00 euro, abbiamo prodotto il film.”
Il film di Mascolo si chiude con un accorato appello di Felicia alle giovani generazioni,  perchè trovino la voglia di lottare per una società nuova e per portare avanti le idee di Peppino. Sul film di Albano, data la notevole differenza sulla possibilità di finanziamenti e mezzi tecnici offerti dalla RAI, si può ipotizzare che ci sono tutte le prospettive  per poter parlare ancora in tutta Italia di due eccezionali facce, quella di Peppino e quella di sua madre, che illuminano il lungo e ancora incompiuto percorso di una Sicilia che vuole liberarsi dalla mafia e che rivendica il diritto di avere giustizia.

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