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L'ex dirigente della squadra mobile di Palermo e capo del gruppo di indagine 'Falcone Borsellino', Arnaldo La Barbera, avrebbe versato moltissimi soldi sul suo conto corrente negli anni che vanno dal '90 al '92.
Cifre altissime, difficili da guadagnare con uno stipendio da funzionario di polizia.
Il dettaglio è stato riferito dal procuratore generale Maurizio Bonaccorso nel corso dell'udienza sul depistaggio delle indagini sulla strage di via d'Amelio che si celebra in Appello a Caltanissetta.
Nel processo, che si celebra dinanzi alla Corte d'Appello, presieduta da Giovanbattista Tona, sono imputati tre poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo - accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa Nostra per avere, secondo l'accusa, indotto il pentito Vincenzo Scarantino a fare false dichiarazioni.
Bonaccorso ha annunciato il deposito di nuovi atti e documentazione: "Oggi farò una discovery parziale e dò avviso del deposito di nuovi documenti ed esiti investigativi riguardo, in particolare, a della documentazione bancaria relativa al conto intestato all'ex capo della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, accertamenti della guardia di finanza, di atti investigativi a firma di Arnaldo La Barbera relativi all'omicidio Agostino".
Si tratta di un'informativa del 27 settembre dell'89, un atto sottoscritto da La Barbera, in cui le indagini vennero indirizzate sulla pista passionale, nonostante le modalità dell'omicidio puntavano tutte verso un'esecuzione di stampo mafioso.
"Allego anche - ha detto il Pg - due relazioni, di cui una più importante, in cui un agente di polizia aveva saputo che Agostino si stava occupando della caccia a un latitante. Depositiamo anche una sentenza di condanna nei confronti di Nino Madonia proprio sull'omicidio di Agostino".
Il procuratore generale ha spiegato, invece, in merito ai documenti relativi all’ex capo della squadra mobile, che si tratta di "documentazione bancaria rinvenuta il 18 settembre 2023, il giorno in cui è stata eseguita la perquisizione nell'abitazione della signora Valentini, ex moglie di Arnaldo La Barbera. Documentazione che riguarda gli anni '90, '91 e '92. Si tratta di estratti conto e matrici di assegni. Sembrerà strano - ha aggiunto il procuratore generale - ma non è stato possibile attraverso la polizia di stato accertare quale fosse il reddito percepito da La Barbera dal '90 al '92. Abbiamo i dati sul reddito solo a partire del '93. Da quello che è emerso il tenore di vita del dottore La Barbera era molto superiore a quello che è il tenore di vita di una famiglia media italiana ma a quell'epoca La Barbera era l'unico a percepire un reddito nella sua famiglia. Ebbene sono stati accertati dei versamenti di contante. Nel '90 un versamento di 8 milioni delle vecchie lire, nel '91 uno di 8 milioni e uno di oltre 10 milioni. L'anomalia si comincia a registrare nel '92. A marzo 5 milioni, ad aprile 12 milioni, a maggio 3 milioni, a luglio 11 milioni, ad agosto 15 milioni, a settembre 5,4 milioni, a novembre 5 milioni, a dicembre 11 milioni. Dati allarmanti perché, a fronte di un reddito sui 4 milioni, ci sono dei versamenti nel '92 che non appaiono giustificati soprattutto nelle modalità, che sono alquanto sospette. L'analisi fatta dalla Gdf evidenzia per questo periodo una sperequazione, rispetto al reddito, di 97 milioni delle vecchie lire. Che all'epoca era sicuramente una cifra non indifferente".


Nicola Aiuto: "Ecco come abbiamo trovato relazioni del '94"

Il poliziotto della squadra mobile di Palermo Nicola Aiuto ha raccontato durante l'udienza che è stato rinvenuto lo scorso ottobre un raccoglitore nero e scuro marca Fabius all'interno del quale c'era la relazione di servizio di Maurizio Zerilli sui sopralluoghi effettuati a Palermo da Vincenzo Scarantino nel '94. Si tratta di documenti che non sono mai stati trasmessi alla Procura di Caltanissetta. "Dentro il raccoglitore c'erano diverse carpette - ha raccontato il teste - e c'erano delle relazioni, forse tre copie, e un verbale di interrogatorio. Subito l'ho comunicato al collega mio diretto superiore. Ho fatto vedere a Zerilli la carpetta e ho scritto la relazione. Zerilli ha fatto una copia della sua relazione".
Il poliziotto Zerilli, in servizio alla squadra mobile di Palermo e ritenuto dalla procura di Caltanissetta l'agente dei "121 non ricordo" al processo di primo grado per il depistaggio della strage di via D'Amelio, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il prossimo 21 marzo Zerilli comparirà dinnanzi al gip del tribunale di Caltanissetta perché accusato di depistaggio.
Nicola Aiuto, infine, rispondendo alle domande del pg, ha detto che i raccoglitori e iI faldone "materiale gruppo Borsellino" si trovavano da circa 10 anni in un locale a parte della squadra mobile di Palermo, tra i documenti della terza sezione della squadra mobile, che si occupava di tutt'altra cosa rispetto alle stragi del '92: "Abbiamo spostato almeno un migliaio di faldoni e alcuni li abbiamo catalogati”, ha concluso.

Foto © Imagoeconomica

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