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Su quale tavolo politico giocheranno le prossime elezioni Bernardo Provenzano e la sua Cosa Nostra?

di Giorgio Bongiovanni

La Commissione Parlamentare Antimafia ha recentemente rivelato che la ‘Ndrangheta avrebbe superato la potenza criminale di Cosa Nostra, la mafia di Bernardo Provenzano. Non condividiamo tale notizia poiché le nostre indagini giornalistiche e gli atti processuali dimostrano che, a parte il ruolo predominante che in questo periodo la ‘Ndrangheta svolge nell ’amministrazione del  “mercato ” con l ’estero, la criminalità organizzata siciliana rimane il punto di riferimento per tutte le altre mafie in quanto alla forza militare e ai suoi rapporti con il mondo politico. Lo dimostrano le affermazioni del capitano Ultimo, lo dimostra la denuncia del presidente della Confesercenti di Palermo, il quale ha dichiarato che il “pizzo ”, in Sicilia, si paga ormai  “a tappeto ” (tanto che anche le “bancarelle ” ne sono soggette), lo  dimostrano i rapporti dubbi intercorsi tra alcuni politici ed esponenti di Cosa Nostra. Ma allora, in questo periodo di calma apparente, viene da chiedersi con chi abbia preso accordi Bernardo Provenzano in vista delle prossime elezioni. Il nostro pensiero, amaro per la verità, è che la caotica e confusa (per non dire disastrosa) situazione politica che caratterizza il nostro Paese manifesti la possibilità che un eventuale “scambio di favori ” possa avvenire sia con gli schieramenti di centrodestra che con quelli di centrosinistra.  Negli ultimi anni, infatti, mentre la mafia ha notoriamente votato Forza Italia, il centrosinistra si è dimostrato debole nella lotta contro il crimine organizzato e, fatta eccezione per alcuni membri della commissione antimafia o alcuni  esponenti politici, ha esercitato un’azione di contrasto pressoché nulla. Lo ha da poco denunciato a mezzo stampa il Procuratore di Palermo Piero Grasso dichiarando che “la lotta alla mafia non c ’è più” e lo denunciamo anche noi, in qualità di liberi cittadini della società civile, unendola nostra voce a chiunque alzi un coro di protesta.  La nostra speranza è che tale coro possa essere appoggiato dalla classe politica che,per il momento, sembra avere tutta la convenienza a lasciare le cose come sono dando alla mafia una più alta possibilità di vittoria. Se nessuno farà qualcosa per impedirlo, se non verrà organizzato un programma di repressione a livello governativo i quarantamila miliardi che nei prossimi anni giungeranno in Sicilia andranno ad alimentare le casse dei mafiosi. Come più volte abbiamo avuto modo di dire, la lotta alla mafia non può essere delegata alle sole associazioni laiche, cattoliche, alla magistratura o alla polizia giudiziaria. La lotta alla mafia deve essere soprattutto politica. Senza la forza della politica, del Parlamento, delle alte autorità dello Stato, la criminalità organizzata prenderà ancora una volta il sopravvento e il 2000 sarà caratterizzato, più che negli anni ‘50, da una mafia forte e da uno Stato debole, o peggio, colluso con Cosa Nostra.